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Evasione per sigarette: non è fatto di lieve entità

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per evasione di un uomo ai domiciliari, allontanatosi per comprare le sigarette. Il ricorso, basato sulla particolare tenuità del fatto, è stato respinto. La Corte ha ritenuto che la condotta, seppur breve e per un motivo futile, dimostrasse una notevole indifferenza verso il vincolo restrittivo, rendendo l’offesa non meritevole della causa di non punibilità.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione per sigarette: Non Sempre un Fatto di Lieve Entità

L’allontanamento dalla detenzione domiciliare, anche se per un breve lasso di tempo e per un motivo apparentemente banale come l’acquisto di un pacchetto di sigarette, può integrare pienamente il reato di evasione. Con la sentenza n. 12693 del 2024, la Corte di Cassazione chiarisce perché in casi di evasione per sigarette non sia sempre applicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, delineando i confini tra una violazione minima e una condotta penalmente rilevante che dimostra indifferenza verso le prescrizioni dell’autorità giudiziaria.

Il Fatto: L’Allontanamento per l’Acquisto di Sigarette

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura della detenzione domiciliare. Nonostante avesse ampi permessi per allontanarsi da casa per motivi lavorativi e per esigenze personali (40 ore settimanali più due ore nei giorni festivi), veniva sorpreso fuori dalla sua abitazione in un orario non autorizzato, un sabato mattina alle 8:55.

La sua giustificazione? La necessità di acquistare delle sigarette, essendo un fumatore accanito. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello lo avevano condannato per il reato di evasione, rigettando la tesi difensiva che invocava la lieve entità del fatto.

La Questione Giuridica: L’Applicabilità della Tenuità del Fatto all’Evasione

Il fulcro del ricorso in Cassazione era la presunta violazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per i reati caratterizzati da una “particolare tenuità dell’offesa”. La difesa sosteneva che l’allontanamento, per la sua breve durata e per il motivo futile, non avesse una carica offensiva tale da giustificare una condanna penale. Si argomentava inoltre che l’atteggiamento superficiale dell’imputato, più che indicare un’intensa volontà criminale (dolo), dimostrasse una modesta gravità della violazione.

La Corte era quindi chiamata a decidere se un’evasione per sigarette, in un contesto di ampie deroghe autorizzative, potesse essere considerata così lieve da non meritare sanzione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la condanna. Le motivazioni si concentrano su un punto cruciale: l’intensità del dolo e la manifesta indifferenza verso il vincolo restrittivo. Secondo i giudici, la “gratuità” della ragione addotta per la violazione (l’acquisto delle sigarette) non attenua la gravità del fatto, ma, al contrario, la accentua.

La Corte ha osservato che l’imputato aveva a disposizione numerose ore durante la settimana per soddisfare le proprie esigenze personali, inclusa quella di comprare le sigarette. La scelta di violare le prescrizioni in un momento non autorizzato, per di più per un motivo non urgente e facilmente soddisfacibile in altri momenti, rivela una “rimarchevole indifferenza rispetto al vincolo restrittivo”.

Questo atteggiamento psicologico, secondo la Cassazione, è incompatibile con la “tenuità dell’offesa” richiesta dall’art. 131-bis c.p. La norma, infatti, non è pensata per giustificare violazioni arbitrarie e ingiustificate delle misure cautelari, ma per escludere la punibilità di fatti oggettivamente e soggettivamente minimi. In questo caso, la condotta è stata ritenuta sintomo di una marcata gratuità e di un’intenzionalità che esula dal perimetro della lieve entità.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della tenuità del fatto non può basarsi solo sulla durata dell’allontanamento o sulla futilità del motivo. È necessario analizzare il contesto complessivo e, in particolare, l’atteggiamento del soggetto rispetto alle prescrizioni imposte. Una violazione commessa con leggerezza e senza una valida giustificazione, specialmente quando esistono alternative lecite per soddisfare le proprie necessità, dimostra un disprezzo per l’autorità giudiziaria che il legislatore non ha inteso considerare di lieve entità. Pertanto, anche un’evasione per sigarette può costituire un reato a tutti gli effetti, non meritevole di cause di non punibilità.

Perché l’allontanamento per comprare le sigarette è stato considerato reato di evasione?
Perché l’imputato si è allontanato dalla sua abitazione, dove si trovava in detenzione domiciliare, in un orario in cui non era autorizzato a farlo, violando così le prescrizioni della misura restrittiva.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto che la condotta non fosse di lieve entità perché la scelta di violare le regole per un motivo futile e non urgente, nonostante le ampie finestre orarie autorizzate, dimostrava una “rimarchevole indifferenza” verso il vincolo imposto e un’intensità del dolo incompatibile con la tenuità dell’offesa.

Qual è stato l’elemento decisivo per giudicare grave la condotta dell’imputato?
L’elemento decisivo è stata la “gratuità” della violazione. Il fatto che l’imputato avesse numerose altre opportunità per soddisfare legalmente la sua esigenza (comprare le sigarette) ha reso la sua trasgressione un atto di palese e ingiustificata noncuranza delle regole, sintomo di una volontà colpevole non trascurabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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