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Evasione e particolare tenuità del fatto: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per evasione nei confronti di un uomo che si era brevemente allontanato dalla propria abitazione per salutare due amiche. I giudici hanno ritenuto contraddittoria la motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, pur riconoscendo elementi di lieve entità come l’occasionalità del gesto e l’assenza di un reale pericolo di fuga. La sentenza sottolinea che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve essere complessiva e non può basarsi solo sulla volontarietà della condotta.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione e Particolare Tenuità del Fatto: Quando un Saluto agli Amici Non è Reato Grave

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23343 del 2025, offre un importante chiarimento sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nel contesto del reato di evasione. La vicenda riguarda un uomo condannato per essere uscito brevemente dalla propria abitazione, dove era agli arresti domiciliari, per salutare due amiche. La Corte ha annullato la condanna, evidenziando una palese contraddizione nella motivazione dei giudici di merito.

I Fatti del Caso: Un Breve Allontanamento da Casa

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione, aggravato dalla recidiva. Il fatto contestato consisteva nell’essersi allontanato dalla propria abitazione, violando la misura cautelare a cui era sottoposto. Nello specifico, l’uomo era stato sorpreso nella strada antistante la sua casa mentre conversava con due amiche. La difesa ha sempre sostenuto che tale condotta, per le sue specifiche modalità, dovesse rientrare nell’ambito della particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale, chiedendone l’assoluzione.

Il Percorso Giudiziario e la Contraddizione della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Messina aveva confermato la condanna, escludendo l’applicabilità dell’art. 131-bis. Secondo i giudici di secondo grado, la consapevolezza di violare la misura cautelare, senza alcuna necessità, era sufficiente a escludere la lieve entità del fatto. Tuttavia, la stessa Corte aveva concesso all’imputato le attenuanti generiche, riconoscendo l’occasionalità della condotta, il fatto che le persone incontrate non fossero pregiudicate e che non vi fosse l’intenzione di una vera e propria fuga. È proprio su questa discrepanza che la difesa ha basato il ricorso in Cassazione, lamentando una motivazione illogica e contraddittoria.

L’Analisi della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondati i motivi presentati dalla difesa. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto richiede un’analisi complessa e congiunta di tutti gli elementi della fattispecie concreta. Questo esame deve considerare, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo.

La Corte di Appello, invece, si era limitata a considerare l’elemento soggettivo (la volontà di trasgredire), trascurando gli indici oggettivi di gravità del fatto, che nel caso di specie deponevano per una minima offensività.

La Differenza tra Tenuità del Fatto e Attenuanti Generiche

La Cassazione ha colto l’occasione per distinguere nettamente i presupposti per il riconoscimento della tenuità del fatto da quelli per la concessione delle attenuanti generiche. Mentre la prima si basa prevalentemente su parametri oggettivi (modalità della condotta, esiguità del danno), le seconde sono legate a profili soggettivi del reo. La Corte d’Appello aveva compiuto un errore logico riconoscendo elementi oggettivi di lieve entità solo per concedere le attenuanti, ma negandone la rilevanza ai fini dell’art. 131-bis.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella manifesta contraddittorietà della sentenza impugnata. I giudici di appello avevano riconosciuto che l’imputato era stato colto nelle immediate vicinanze dell’abitazione, che le sue interlocutrici non erano persone pregiudicate e che si era trattato di un’azione occasionale che “non preludeva ad una reale evasione”. Secondo la Suprema Corte, questi elementi sono “obiettivamente contraddittori” con la decisione di escludere la particolare tenuità del fatto. Limitarsi a valorizzare la consapevolezza dell’illecito per negare il beneficio significa svuotare di significato la norma, che è pensata proprio per condotte volontarie ma di minima gravità.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito: la valutazione sulla non punibilità per particolare tenuità del fatto deve essere rigorosa e completa. Non è sufficiente accertare la volontarietà della condotta per escludere l’applicazione dell’art. 131-bis. Al contrario, è necessario un esame complessivo che tenga conto di tutte le peculiarità del caso concreto. Per il reato di evasione, ciò significa che un allontanamento minimo, per durata e distanza, dettato da motivi futili e privo di qualsiasi pericolosità sociale, può e deve essere considerato di particolare tenuità, con conseguente esclusione della punibilità.

Quando il reato di evasione può essere considerato di particolare tenuità?
Il reato di evasione può essere considerato di particolare tenuità quando la fattispecie concreta, valutata nel suo complesso (condotta, danno, colpevolezza), risulta caratterizzata da un’offensività minima. Elementi come l’allontanamento per un breve lasso di tempo e a minima distanza dall’abitazione, per motivi futili e senza un reale intento di fuga, possono giustificare l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.

Qual è la differenza tra la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e le attenuanti generiche?
Secondo la sentenza, i parametri per valutare la particolare tenuità del fatto (art. 131-bis) sono prevalentemente oggettivi, legati alle modalità della condotta e all’esiguità del danno. Le circostanze attenuanti generiche, invece, sono collegate principalmente a profili soggettivi del reo. Non è contraddittorio negare la prima e concedere le seconde, ma lo diventa se si usano gli stessi elementi oggettivi di lieve entità per giustificare le attenuanti ma negare la tenuità.

La motivazione di una sentenza può essere annullata per contraddittorietà?
Sì, la Corte di Cassazione può annullare una sentenza la cui motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria. Nel caso esaminato, la Corte d’Appello ha riconosciuto elementi oggettivi di scarsa gravità (vicinanza all’abitazione, occasionalità del fatto) ma li ha ritenuti irrilevanti per escludere la punibilità, creando una contraddizione che ha portato all’annullamento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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