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Evasione detenzione domiciliare: la durata non conta

Un individuo condannato per evasione dalla detenzione domiciliare ha presentato ricorso sostenendo che la sua assenza fosse durata meno di 12 ore. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che per la detenzione domiciliare ‘alternativa’, a differenza di quella ‘sostitutiva’, il reato si configura con il semplice allontanamento, rendendo irrilevante la durata. Anche la richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa dell’intensità del dolo e dell’abitualità nel reato del soggetto.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione da detenzione domiciliare: Quando la durata dell’assenza non conta

Il reato di evasione detenzione domiciliare è una questione delicata che solleva spesso dubbi interpretativi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto cruciale: la rilevanza della durata dell’allontanamento ai fini della configurazione del reato. Contrariamente a un’opinione diffusa, non sempre è necessaria un’assenza prolungata per essere considerati colpevoli. La Suprema Corte ha chiarito la netta distinzione tra le diverse tipologie di detenzione domiciliare e le relative conseguenze in caso di violazione.

I Fatti del Caso: Un Allontanamento Contestato

Il caso esaminato riguardava un individuo condannato in Corte d’Appello per il reato di evasione. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua argomentazione principale su un’erronea applicazione della legge. Secondo il ricorrente, non vi era prova che il suo allontanamento dal domicilio si fosse protratto per più di dodici ore, un requisito che, a suo dire, era indispensabile per configurare il reato. Inoltre, la difesa lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Evasione detenzione domiciliare: la differenza tra le misure

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione tra le diverse forme di detenzione domiciliare previste dall’ordinamento. La difesa del ricorrente invocava l’applicazione dell’art. 72 della L. 689/1981, che disciplina la detenzione domiciliare sostitutiva e che effettivamente punisce l’evasione solo se l’assenza ingiustificata supera le dodici ore.

Tuttavia, la Corte ha specificato che il ricorrente non era sottoposto a tale misura, bensì alla detenzione domiciliare alternativa alla detenzione in carcere, regolata dall’art. 47-ter della L. 354/1975 (legge sull’ordinamento penitenziario). Per questa specifica misura, l’ottavo comma della norma è inequivocabile: il reato di evasione si configura con il semplice atto di allontanarsi dal luogo di esecuzione della pena, senza che sia richiesto il superamento di alcuna soglia temporale.

La Corte ha inoltre precisato che nemmeno altre norme che prevedono il limite delle 12 ore, come l’art. 47-sexies, erano applicabili, poiché riguardano la diversa ipotesi della detenzione domiciliare speciale.

Il Rigetto della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha confermato la valutazione della Corte d’Appello, che aveva escluso la particolare tenuità del fatto. La decisione si è basata su due elementi chiave:
1. L’intensità del dolo: l’intenzione del soggetto non era compatibile con una condotta di minima offensività.
2. L’abitualità ostativa: la presenza di precedenti reati indicava una tendenza a delinquere che impedisce l’applicazione di questo beneficio.

Di conseguenza, la condotta non poteva essere considerata così lieve da non meritare una sanzione penale.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. Le motivazioni si basano su una rigorosa ricostruzione normativa, evidenziando che il regime giuridico applicabile al reato di evasione dipende dalla specifica tipologia di detenzione domiciliare concessa. Nel caso della misura alternativa prevista dall’ordinamento penitenziario, il legislatore ha inteso sanzionare la violazione del vincolo imposto con la misura fin dal primo momento dell’allontanamento non autorizzato. La condotta del ricorrente, pertanto, integrava pienamente il reato di evasione ai sensi dell’art. 385 del codice penale, richiamato dall’art. 47-ter, comma 8, della L. 354/1975.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: chi si trova in regime di detenzione domiciliare deve conoscere la natura giuridica esatta della propria misura. Confondere la detenzione domiciliare ‘alternativa’ con quella ‘sostitutiva’ può portare a conseguenze penali gravi. La sentenza serve da monito: per l’evasione detenzione domiciliare alternativa, non esistono ‘franchigie’ temporali. Il semplice atto di varcare la soglia di casa senza autorizzazione è sufficiente per commettere il reato. È quindi essenziale rispettare scrupolosamente le prescrizioni imposte dal giudice, senza fare affidamento su presunte soglie di tolleranza che, come dimostra questo caso, potrebbero non applicarsi alla propria situazione.

Per il reato di evasione dalla detenzione domiciliare è sempre necessario un allontanamento superiore a 12 ore?
No. La sentenza chiarisce che per la detenzione domiciliare ‘alternativa’ (art. 47-ter, Ord. Pen.), il reato si perfeziona con il semplice allontanamento dal domicilio, indipendentemente dalla sua durata. La soglia delle 12 ore si applica solo a specifici tipi di detenzione domiciliare, come quella ‘sostitutiva’ (L. 689/1981).

Perché la Corte ha respinto la richiesta di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
La Corte ha ritenuto che la condotta non fosse di lieve entità. Ha evidenziato elementi indicativi di un’intensità del dolo non compatibile con la tenuità del fatto e la presenza di precedenti penali che configuravano una ‘abitualità ostativa’, una condizione che impedisce l’applicazione di tale beneficio.

Qual è la differenza fondamentale tra detenzione domiciliare ‘alternativa’ e ‘sostitutiva’ ai fini dell’evasione?
La differenza risiede nella normativa di riferimento e, di conseguenza, nel momento in cui si configura il reato. La detenzione domiciliare ‘alternativa’ è disciplinata dall’ordinamento penitenziario e l’evasione si configura con il mero allontanamento. Quella ‘sostitutiva’, invece, è una pena diversa (disciplinata dalla L. 689/1981) che considera evasione solo l’assenza ingiustificata che si protragga per più di dodici ore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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