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Evasione detenzione domiciliare: durata e punibilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14713/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia di evasione dalla detenzione domiciliare. La Corte ha precisato che la non punibilità per un allontanamento inferiore a dodici ore è un’eccezione applicabile solo a casi specifici previsti dall’art. 47-ter, comma 1, lett. a) Ord. Pen. e non una regola generale. Per altre ipotesi di detenzione domiciliare, qualsiasi allontanamento non autorizzato integra il reato di evasione, indipendentemente dalla sua durata.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione detenzione domiciliare: quando la durata dell’assenza conta?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato: il reato di evasione dalla detenzione domiciliare. La questione centrale riguarda la rilevanza della durata dell’allontanamento non autorizzato ai fini della punibilità. La decisione chiarisce un importante principio, distinguendo tra diverse tipologie di detenzione domiciliare e le relative conseguenze in caso di violazione delle prescrizioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato per il reato di evasione. La difesa del ricorrente si basava, presumibilmente, sull’erronea convinzione che un allontanamento di breve durata dal luogo di detenzione non costituisse reato. La Corte d’Appello di Napoli aveva emesso una sentenza di condanna, contro la quale l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’evasione dalla detenzione domiciliare

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Con questa decisione, la Corte ha confermato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su una precisa interpretazione delle norme che regolano la detenzione domiciliare, evidenziando come non esista una regola unica valida per tutte le situazioni.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione operata dai giudici tra le diverse ipotesi di detenzione domiciliare disciplinate dall’articolo 47-ter dell’ordinamento penitenziario.

La Corte chiarisce che l’unica fattispecie in cui la durata dell’allontanamento è rilevante ai fini dell’esclusione del reato di evasione è quella prevista dall’art. 47-ter, primo comma, lettera a). In questo specifico caso, grazie a un intervento della Corte Costituzionale, l’evasione non è configurabile se l’assenza non si protrae per più di dodici ore.

Tuttavia, la Suprema Corte sottolinea che questa è un’eccezione e non la regola. Per altre ipotesi di detenzione domiciliare, come quella prevista dal comma 1-bis dello stesso articolo, si applica pienamente la disciplina generale del reato di evasione, come descritta dall’articolo 385 del codice penale. In questi casi, la legge non riconosce alcuna rilevanza alla durata dell’allontanamento: qualsiasi assenza non autorizzata, anche di breve durata, integra il reato.

Il ricorso è stato quindi ritenuto inammissibile perché basato su un’interpretazione errata della legge, tentando di applicare un’eccezione a una situazione in cui vigeva la regola generale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le norme sull’esecuzione della pena devono essere interpretate con rigore e attenzione. La decisione insegna che chi si trova in regime di detenzione domiciliare non può dare per scontato che un breve allontanamento sia privo di conseguenze penali. La punibilità dipende strettamente dalla specifica norma in base alla quale è stata concessa la misura. Pertanto, è essenziale conoscere il proprio regime detentivo e rispettare scrupolosamente le prescrizioni imposte dal giudice, poiché anche una violazione di breve durata può portare a una nuova, grave condanna per il reato di evasione.

Un allontanamento di poche ore dalla detenzione domiciliare è sempre considerato reato di evasione?
No, non sempre. È reato in quasi tutti i casi, ma esiste un’eccezione specifica, prevista dall’art. 47-ter, comma 1, lett. a) Ord. Pen., per la quale l’allontanamento non è punibile se non si protrae per più di dodici ore.

Qual è la regola generale per il reato di evasione dalla detenzione domiciliare?
La regola generale, richiamata dall’art. 385 del codice penale, è che qualsiasi allontanamento non autorizzato dal luogo di detenzione costituisce reato di evasione, indipendentemente dalla sua durata. La durata dell’assenza non ha alcuna rilevanza per escludere la punibilità, salvo l’eccezione sopra menzionata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava su un’errata interpretazione della legge. Il ricorrente ha cercato di applicare la regola eccezionale della non punibilità per assenze inferiori a dodici ore a una fattispecie di detenzione domiciliare per la quale, invece, valeva la regola generale che punisce qualsiasi allontanamento non autorizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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