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Evasione detenzione domiciliare: arresto legittimo

Una donna in detenzione domiciliare viene arrestata per essersi allontanata da casa venti minuti prima dell’orario consentito. Il Tribunale non convalida l’arresto, interpretando erroneamente due sentenze della Corte Costituzionale. La Corte di Cassazione, con la sentenza 6740/2025, annulla la decisione, chiarendo che il reato di evasione detenzione domiciliare sussiste anche per brevi assenze, poiché le deroghe invocate si applicano solo a casi specifici, come quello delle madri di prole inferiore ai dieci anni, non pertinenti alla fattispecie.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione Detenzione Domiciliare: Anche un’Assenza Breve Giustifica l’Arresto

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 6740 del 2025, ha fornito un importante chiarimento sulla configurabilità del reato di evasione detenzione domiciliare. La Suprema Corte ha stabilito che l’allontanamento non autorizzato dal domicilio, anche se di breve durata, costituisce reato e giustifica l’arresto, a meno che non ricorrano specifiche e tassative eccezioni previste dalla legge. Questa pronuncia ribalta la decisione di un Tribunale che aveva erroneamente ritenuto il fatto penalmente irrilevante sulla base di un’interpretazione estensiva di alcune sentenze della Corte Costituzionale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dall’arresto di una donna in regime di detenzione domiciliare. La signora era stata sorpresa dalle forze dell’ordine fuori dalla propria abitazione circa venti minuti prima dell’orario in cui le era consentito uscire.

In sede di convalida, il Tribunale di Roma aveva sorprendentemente deciso di non convalidare l’arresto. Secondo il giudice di primo grado, il fatto non costituiva più reato. Questa conclusione si basava su una presunta abrogazione della norma incriminatrice (art. 385 c.p. in relazione all’art. 47-ter, comma 8, l. 354/1975) a seguito di due pronunce della Corte Costituzionale (la n. 177 del 2009 e la n. 211 del 2018). Di conseguenza, il Tribunale aveva ritenuto l’arresto illegittimo, disponendo l’immediata liberazione della donna.

Contro questa ordinanza, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto nell’interpretare la portata delle sentenze costituzionali.

La Decisione della Cassazione sulla Evasione Detenzione Domiciliare

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. La Suprema Corte ha chiarito che il Tribunale ha interpretato in modo errato le sentenze della Corte Costituzionale, applicandole a un caso in cui non erano pertinenti.

I giudici di legittimità hanno spiegato che la sentenza n. 177 del 2009 riguarda un caso molto specifico: quello della madre di prole di età inferiore a dieci anni, ammessa alla detenzione domiciliare ai sensi dell’art. 47-ter, comma 1, lett. a). Solo per questa particolare ipotesi, la Corte Costituzionale ha stabilito che l’allontanamento è punibile unicamente se si protrae per più di dodici ore. Questa decisione mirava a parificare il trattamento sanzionatorio a quello previsto per la cosiddetta detenzione domiciliare ‘speciale’ (art. 47-quinquies), riservata a casi analoghi.

Nel caso di specie, tuttavia, la donna arrestata non si trovava in detenzione domiciliare per tale specifica ragione. Di conseguenza, la disciplina derogatoria non poteva essere applicata. La sua condotta rientrava pienamente nella previsione generale del reato di evasione, che non tollera allontanamenti non autorizzati, a prescindere dalla loro durata.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del diritto penale: le norme che prevedono cause di non punibilità sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti. Il Tribunale, estendendo la portata della sentenza costituzionale n. 177/2009 a un caso di detenzione domiciliare ‘comune’, ha commesso un palese errore di diritto.

La Corte ha ribadito che, al di fuori delle ipotesi eccezionali come quella citata, qualsiasi allontanamento volontario e non autorizzato dal luogo di detenzione domiciliare integra il delitto di evasione. La durata dell’assenza può, al più, influire sulla valutazione della gravità del fatto e sulla commisurazione della pena, ma non esclude la sussistenza stessa del reato.

L’annullamento dell’ordinanza è stato disposto ‘senza rinvio’ perché la fase di convalida dell’arresto era ormai conclusa. Lo scopo del ricorso era, infatti, quello di affermare la correttezza dell’operato della polizia giudiziaria e la legittimità dell’arresto originariamente eseguito, ristabilendo la corretta interpretazione della legge.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza un principio fondamentale in materia di evasione detenzione domiciliare: la regola generale è la punibilità di qualsiasi allontanamento non autorizzato. Le eccezioni, come quella introdotta dalla Corte Costituzionale per le madri di figli minori, hanno un ambito di applicazione circoscritto e non possono essere estese a situazioni diverse. Questa decisione serve da monito sulla necessità di una rigorosa aderenza al dato normativo, sottolineando che anche un’assenza di pochi minuti dal luogo di detenzione domiciliare costituisce reato e legittima l’intervento delle forze dell’ordine.

Uscire di casa per pochi minuti durante la detenzione domiciliare è sempre reato di evasione?
Sì, secondo la sentenza, qualsiasi allontanamento non autorizzato dal luogo di detenzione domiciliare integra il reato di evasione, a prescindere dalla sua durata, a meno che non ricorra una delle specifiche eccezioni previste dalla legge, come quella per le madri di prole di età inferiore a dieci anni.

Perché il Tribunale inizialmente non aveva convalidato l’arresto per evasione detenzione domiciliare?
Il Tribunale non aveva convalidato l’arresto perché aveva erroneamente ritenuto che il reato fosse stato implicitamente abrogato da due sentenze della Corte Costituzionale (n. 177/2009 e n. 211/2018), estendendo una causa di non punibilità prevista per un caso specifico a una fattispecie generale.

Qual è la portata delle sentenze della Corte Costituzionale in materia di evasione dalla detenzione domiciliare per le madri?
La sentenza della Corte Costituzionale n. 177 del 2009 ha stabilito che, per la sola madre di prole di età inferiore a dieci anni, ammessa alla detenzione domiciliare per tale motivo, il reato di evasione si configura solo se l’allontanamento si protrae per più di dodici ore. Questa eccezione non si applica ad altre forme di detenzione domiciliare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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