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Evasione autorizzata: non è reato se c’è permesso

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per evasione a carico di un soggetto agli arresti domiciliari che si era recato in tribunale con l’autorizzazione del giudice. Nonostante la mancata comunicazione dell’uscita alle forze dell’ordine, la Corte ha stabilito che l’esistenza di un’autorizzazione giudiziale esclude il reato. La mancata notifica costituisce la violazione di una prescrizione accessoria, ma non integra la fattispecie di evasione autorizzata.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione Autorizzata: Se il Giudice lo Permette, Non è Reato

Cosa accade se una persona agli arresti domiciliari viene autorizzata dal giudice a recarsi in tribunale per un’udienza ma non avvisa le forze dell’ordine del suo allontanamento? Commette il reato di evasione? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente sentenza, stabilendo un principio fondamentale: l’evasione autorizzata non costituisce reato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un uomo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’accusa si basava sul fatto che, durante un controllo effettuato dalle forze dell’ordine presso la sua abitazione in un arco temporale di circa 12 minuti (dalle 10:08 alle 10:20), l’imputato non era stato trovato in casa.
Tuttavia, la difesa ha dimostrato che l’assenza era giustificata: l’uomo aveva ricevuto un decreto di citazione e un’espressa autorizzazione dal giudice a recarsi, senza scorta, all’udienza del processo a suo carico, che si teneva proprio quella mattina. L’orario del controllo era, infatti, perfettamente sovrapponibile a quello dell’udienza. Nonostante l’autorizzazione, la Corte d’Appello aveva confermato la condanna, ritenendo rilevante la mancata comunicazione preventiva dell’allontanamento ai Carabinieri incaricati della sorveglianza.

La Decisione della Cassazione sull’Evasione Autorizzata

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando la sentenza di condanna senza rinvio con la formula “perché il fatto non sussiste”. Secondo i giudici supremi, il ragionamento della Corte d’Appello era “inconferente”, ovvero non pertinente rispetto alla fattispecie di reato contestata.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella corretta interpretazione dell’articolo 385 del codice penale. Il reato di evasione sanziona l’allontanamento dal luogo di detenzione senza un ordine o un’autorizzazione del giudice. Nel caso specifico, l’autorizzazione esisteva ed era stata prodotta in giudizio. Questo elemento è decisivo e sufficiente a escludere la configurabilità del reato.
La mancata comunicazione dell’uscita alle forze dell’ordine, pur costituendo una violazione di una “prescrizione meramente accessoria” imposta all’imputato, non può trasformare un allontanamento legittimo in un’evasione. Si tratta della violazione di un obbligo secondario, che non intacca la liceità dello spostamento, garantita dal provvedimento del giudice. La condotta non è configurabile come un’elusione, neanche potenziale, della sorveglianza, proprio perché l’allontanamento era stato preventivamente autorizzato dall’organo giudiziario procedente.

Conclusioni

Questa sentenza chiarisce un punto cruciale in materia di misure cautelari: la presenza di un’autorizzazione giudiziale a lasciare il domicilio è l’elemento dirimente per escludere il reato di evasione. La violazione di obblighi accessori, come la comunicazione preventiva alle autorità di controllo, può avere altre conseguenze disciplinari o portare a una riconsiderazione della misura cautelare da parte del giudice, ma non può, da sola, integrare il grave reato di evasione. La decisione riafferma la centralità del provvedimento del giudice e distingue nettamente tra le violazioni sostanziali, che configurano un reato, e quelle formali, che restano su un piano differente.

Se sono agli arresti domiciliari ma ho un’autorizzazione del giudice per uscire, commetto evasione se non avviso la polizia del mio allontanamento?
No. Secondo la sentenza in esame, il reato di evasione non sussiste se l’allontanamento è stato autorizzato dal giudice. La mancata comunicazione alle forze dell’ordine è la violazione di una prescrizione accessoria, ma non integra gli elementi costitutivi del reato di evasione.

Qual è la differenza tra la violazione di una prescrizione accessoria e il reato di evasione?
Il reato di evasione punisce chi si allontana dal luogo di detenzione senza l’autorizzazione del giudice. Una prescrizione accessoria è un obbligo secondario, come quello di comunicare un’uscita autorizzata. Secondo questa sentenza, la violazione di tale obbligo non è sufficiente a configurare il più grave reato di evasione, poiché l’allontanamento era legittimato a monte dal permesso del giudice.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna “perché il fatto non sussiste”?
La Corte ha usato questa formula perché ha ritenuto che la condotta dell’imputato, sebbene irregolare per la mancata comunicazione, non costituisse il reato di evasione contestato. L’esistenza di un’autorizzazione giudiziale a recarsi in udienza faceva venir meno l’elemento essenziale del reato, cioè l’illegittimità dell’allontanamento dal domicilio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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