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Evasione arresti domiciliari: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per il reato di evasione arresti domiciliari. La Corte ha stabilito che il rientro spontaneo presso l’abitazione, dopo un lungo periodo di allontanamento, non è assimilabile alla presentazione in carcere e non giustifica l’applicazione dell’attenuante specifica. Inoltre, la mancata concessione delle attenuanti generiche è stata ritenuta corretta data la durata dell’evasione e la congruità della pena.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione Arresti Domiciliari: Il Rientro Spontaneo Non Basta per l’Attenuante

Il tema dell’evasione arresti domiciliari è spesso al centro di dibattiti giuridici, soprattutto riguardo le circostanze che possono mitigare la pena. Con l’ordinanza n. 15201/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione, stabilendo che il semplice rientro spontaneo presso la propria abitazione non è sufficiente per ottenere l’applicazione dell’attenuante prevista per chi si costituisce in carcere.

I Fatti del Caso

Una persona, sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, si era allontanata dalla propria abitazione per un periodo di tempo prolungato. Successivamente, era rientrata spontaneamente. Condannata in primo grado e in appello per il reato di evasione ai sensi dell’art. 385 del codice penale, l’imputata ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si basavano principalmente su due punti: la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo la mancata applicazione dell’attenuante specifica prevista dal quarto comma dell’art. 385 c.p. e la mancata concessione delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi presentati come mere riproposizioni di censure già sollevate e respinte in appello, oltre che manifestamente infondati.

Analisi della Motivazione sull’Evasione Arresti Domiciliari

Le motivazioni della Corte si sono concentrate sull’interpretazione delle norme relative all’evasione arresti domiciliari. I giudici hanno sottolineato che la sentenza impugnata era logica, adeguata e immune da censure. La decisione della Corte d’Appello aveva correttamente applicato la legge e la consolidata giurisprudenza di legittimità.

In particolare, la Cassazione ha chiarito un punto cruciale: lo spontaneo rientro in casa non può essere equiparato alla presentazione in carcere, che è la condotta richiesta dall’art. 385, quarto comma, c.p. per poter beneficiare della specifica circostanza attenuante. La norma, infatti, premia la collaborazione attiva del soggetto che si consegna all’autorità carceraria, un comportamento ritenuto qualitativamente diverso dal semplice ritorno presso il luogo di detenzione domiciliare.

La Questione delle Attenuanti Generiche

Anche per quanto riguarda le circostanze attenuanti generiche, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La lunga durata dell’allontanamento, unita alla congruità della pena inflitta, è stata considerata una giustificazione sufficiente per negarne la concessione. La valutazione del giudice di merito su questo punto è stata ritenuta incensurabile, in quanto basata su una motivazione logica e coerente con gli elementi del caso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di evasione arresti domiciliari: non ogni atto di ravvedimento può portare a una riduzione di pena. L’attenuante prevista dall’art. 385 c.p. è strettamente legata a una condotta specifica – la costituzione in carcere – che dimostra una volontà di sottomettersi alla giustizia non assimilabile al mero rientro a casa. Questa ordinanza serve come monito: la durata dell’allontanamento è un fattore determinante nella valutazione della gravità della condotta e può precludere il riconoscimento di benefici come le attenuanti generiche. Di conseguenza, la decisione di rientrare spontaneamente, seppur positiva, non cancella la gravità dell’evasione, soprattutto se protrattasi per un lungo periodo.

Il rientro spontaneo a casa dopo un’evasione dagli arresti domiciliari fa ottenere uno sconto di pena?
No, secondo questa ordinanza della Cassazione, il rientro spontaneo presso l’abitazione non è assimilabile alla presentazione in carcere, condizione richiesta dall’art. 385, quarto comma, del codice penale per l’applicazione della specifica attenuante.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto che la lunga durata dell’allontanamento e la congruità della pena già stabilita giustificassero la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche. La decisione del giudice di merito è stata considerata logica e adeguata.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione riguardo al ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano riproduttivi di censure già dedotte in appello e comunque manifestamente infondati. Ha quindi confermato la condanna e ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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