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Evasione arresti domiciliari: no sconto pena se torni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23346/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per evasione dagli arresti domiciliari. La Corte ha chiarito che la circostanza attenuante prevista per chi si costituisce volontariamente non si applica se l’evaso si limita a rientrare nel domicilio. Per ottenere lo sconto di pena è necessario consegnarsi a un’autorità o presentarsi in un istituto carcerario.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione Arresti Domiciliari: Tornare a Casa Non Basta per lo Sconto di Pena

L’evasione dagli arresti domiciliari è un reato che solleva questioni interpretative complesse, specialmente riguardo alle circostanze che possono mitigare la pena. Con la recente ordinanza n. 23346/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il semplice rientro spontaneo nel luogo di detenzione domiciliare non è sufficiente per beneficiare della circostanza attenuante prevista dall’art. 385, comma quarto, del codice penale. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, che si era allontanato senza autorizzazione dalla propria abitazione, commettendo così il reato di evasione. Successivamente, l’individuo aveva fatto rientro spontaneamente presso il medesimo domicilio. Condannato in primo e secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di aver diritto alla circostanza attenuante della cosiddetta “costituzione in carcere”, proprio in virtù del suo ritorno volontario.

La Decisione della Corte sull’Evasione Arresti Domiciliari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello di Palermo. I giudici supremi hanno ritenuto i motivi del ricorso generici e, soprattutto, infondati nel merito. La Corte ha ribadito la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui l’attenuante in questione non può essere applicata in caso di semplice rientro a casa dopo un’evasione dagli arresti domiciliari.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa dell’art. 385, comma quarto, del codice penale. Questa norma prevede una diminuzione di pena se il colpevole, prima della condanna, “si costituisce in carcere”. Secondo la Cassazione, questa espressione ha un significato preciso e non può essere estesa per analogia a situazioni diverse.

Il legislatore ha inteso premiare un comportamento attivo che dimostri la volontà del soggetto di rimettersi completamente a disposizione dell’autorità giudiziaria, interrompendo lo stato di illegalità. Questo avviene in due modi:

1. Presentandosi spontaneamente presso un istituto carcerario.
2. Consegnandosi a un’autorità (es. Polizia, Carabinieri) che ha l’obbligo di tradurlo in carcere.

Il semplice ritorno al domicilio, sebbene spontaneo, non equivale a nessuna di queste due azioni. La persona, infatti, non si mette a piena disposizione dell’apparato carcerario, ma si limita a ripristinare la situazione precedente all’evasione. La Corte ha sottolineato che è indispensabile un atto che comporti la traduzione fisica del soggetto in un istituto di pena, un passo che il rientro a casa non implica.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio di diritto di notevole importanza pratica. Chi si trova agli arresti domiciliari deve essere consapevole che, in caso di evasione, il semplice “pentimento” manifestato con il ritorno a casa non è sufficiente per ottenere una riduzione della pena. La legge richiede un gesto più significativo: la consegna formale all’autorità giudiziaria o penitenziaria. La decisione serve a chiarire i confini dell’attenuante, evitando interpretazioni estensive che potrebbero indebolire la portata della misura cautelare e del reato di evasione.

Tornare a casa dopo un’evasione dagli arresti domiciliari dà diritto a uno sconto di pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il semplice rientro nel domicilio dove si sconta la misura non è sufficiente per ottenere la circostanza attenuante prevista dalla legge, in quanto non equivale a costituirsi in carcere.

Cosa deve fare chi evade dagli arresti domiciliari per ottenere l’attenuante speciale?
Per beneficiare della circostanza attenuante, la persona evasa deve presentarsi spontaneamente presso un istituto carcerario oppure consegnarsi a un’autorità (come Polizia o Carabinieri) che abbia l’obbligo di tradurla in carcere.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati erano generici e riproponevano censure già correttamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, la cui decisione si basava su un principio di diritto consolidato e correttamente applicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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