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Evasione arresti domiciliari: la pertinenza non salva

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di evasione arresti domiciliari nei confronti di un individuo che si era allontanato dalla propria abitazione per recarsi in un’officina adiacente. La sentenza chiarisce che un locale esterno, anche se vicino, non costituisce una ‘pertinenza’ dell’abitazione se non è funzionalmente e strutturalmente collegato ad essa. La Corte ha inoltre ritenuto grave la condotta, avvenuta lo stesso giorno dell’applicazione della misura, escludendo così la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione arresti domiciliari: uscire in giardino o in officina è reato?

L’evasione arresti domiciliari è un tema delicato che solleva spesso dubbi interpretativi, specialmente riguardo ai limiti dello spazio in cui la persona ristretta può muoversi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla nozione di ‘pertinenza’ dell’abitazione, confermando che allontanarsi anche per pochi metri in un locale non strettamente collegato alla casa integra il reato. Analizziamo insieme questo caso per capire i confini della legalità.

I fatti del caso

Un uomo, sottoposto al regime degli arresti domiciliari, veniva trovato assente dalla propria abitazione durante un controllo della polizia giudiziaria. Poco dopo, l’uomo rientrava in casa, giustificando la sua assenza con la necessità di essersi recato in un magazzino ‘limitrofo’ per prendere degli attrezzi. Sia il Tribunale che la Corte di Appello lo condannavano per il reato di evasione alla pena di otto mesi di reclusione, ritenendo non provata la sua versione e irrilevanti le sue giustificazioni.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Nullità della sentenza d’appello: per violazione del diritto di difesa, in quanto la Corte territoriale non aveva concesso il rinvio dell’udienza nonostante l’adesione del legale all’astensione proclamata dalle Camere Penali.
2. Vizio di motivazione: la difesa sosteneva che i giudici non avessero adeguatamente valutato la possibilità che l’imputato si trovasse in un’officina di famiglia, qualificabile come pertinenza dell’abitazione, e non avessero disposto approfondimenti istruttori per verificare lo stato dei luoghi.
3. Mancata applicazione di benefici: si contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e delle circostanze attenuanti generiche.

La decisione della Cassazione sulla evasione arresti domiciliari

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. Vediamo nel dettaglio le motivazioni per ciascun punto.

Sul diritto di difesa e lo sciopero degli avvocati

La Corte ha chiarito che, nell’ambito del rito camerale non partecipato (disciplina emergenziale), l’adesione del difensore all’astensione dalle udienze non comporta un automatico obbligo per il giudice di rinviare il processo. Mancando una specifica e tempestiva richiesta di trattazione in presenza, la Corte d’appello ha legittimamente proceduto alla decisione.

La nozione di pertinenza nel reato di evasione arresti domiciliari

Questo è il cuore della sentenza. La Cassazione ha ritenuto corretta e logica la motivazione dei giudici di merito. Gli elementi a carico dell’imputato erano solidi: egli era stato visto rientrare in casa dall’esterno e i suoi stessi genitori avevano dichiarato di non sapere dove fosse.

La Corte ha sottolineato la distinzione tra un locale ‘limitrofo’ o ‘adiacente’ e una ‘pertinenza’. Per essere considerata tale, un’area (come un’officina, un garage o una cantina) deve avere un collegamento strutturale e funzionale con l’abitazione principale, tale da non richiedere l’uscita dal perimetro di sorveglianza. Un capannone attiguo, ma costituente un corpo autonomo e separato, non raggiungibile senza uscire di casa, non può essere considerato pertinenza. Di conseguenza, recarvisi costituisce un allontanamento illecito che integra il reato di evasione arresti domiciliari.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto infondate anche le censure relative alla mancata applicazione di benefici. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta sulla base di un elemento decisivo: la violazione era avvenuta lo stesso giorno in cui era stata applicata la misura degli arresti domiciliari. Tale comportamento, secondo i giudici, dimostra una particolare indifferenza verso le prescrizioni dell’autorità giudiziaria e un’offensività del reato tutt’altro che scarsa. Analogamente, la Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche, motivando con l’assenza di elementi favorevoli da valorizzare e la congruità della pena, già fissata nel minimo edittale.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: chi è agli arresti domiciliari deve rimanere all’interno dello spazio fisico dell’abitazione. Qualsiasi allontanamento, anche se breve e per recarsi in luoghi vicini come un’officina o un magazzino separato, configura il grave reato di evasione. La nozione di ‘pertinenza’ è interpretata in modo restrittivo e non può essere usata come escamotage per eludere i vincoli della misura. La tempestività della violazione, commessa a poche ore dall’inizio della detenzione domiciliare, è un fattore che aggrava la condotta e preclude l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto.

Andare in un’officina o garage vicino casa è evasione dagli arresti domiciliari?
Sì, secondo la sentenza costituisce evasione. Un locale, anche se vicino o adiacente, non è considerato parte dell’abitazione (‘pertinenza’) se è un corpo autonomo e separato, non raggiungibile senza uscire dal perimetro della casa stessa.

Perché non è stata concessa la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha ritenuto la condotta non di scarsa offensività perché l’evasione è avvenuta lo stesso giorno in cui la misura degli arresti domiciliari era stata imposta. Questo dimostra una significativa indifferenza dell’imputato verso gli obblighi di legge.

L’adesione del difensore a uno sciopero comporta sempre il rinvio dell’udienza?
No. La sentenza chiarisce che, nel contesto di udienze d’appello trattate con rito camerale non partecipato, l’adesione all’astensione non obbliga il giudice al rinvio, specialmente se la difesa non ha preventivamente richiesto di discutere la causa in presenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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