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Evasione arresti domiciliari: anche per pochi secondi

La Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione di un individuo accusato di evasione dagli arresti domiciliari. Secondo la Corte, qualsiasi allontanamento non autorizzato dall’abitazione, a prescindere dalla sua breve durata o dal motivo apparentemente innocuo come ricevere dei pacchi, integra pienamente il reato, poiché viola l’obbligo di permanere nel luogo di detenzione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione Arresti Domiciliari: Anche Uscire sul Pianerottolo è Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di evasione arresti domiciliari: qualsiasi allontanamento non autorizzato dall’abitazione, anche se di brevissima durata e per motivi apparentemente innocui, costituisce reato. La decisione annulla l’assoluzione di un uomo che era uscito di casa per pochi minuti per ritirare dei pacchi, chiarendo la rigorosa interpretazione della misura cautelare.

I Fatti del Caso: Brevi Uscite dall’Abitazione

Il caso ha origine dalla decisione del Tribunale di Ancona di assolvere un imputato dal reato di evasione. L’uomo, ristretto agli arresti domiciliari per reati legati agli stupefacenti, era stato accusato di essersi allontanato in più occasioni dalla sua abitazione. Il Tribunale, tuttavia, aveva ritenuto il fatto penalmente irrilevante.

Dalle indagini era emerso che gli allontanamenti erano consistiti in uscite dal portone di casa per pochi secondi, e in alcuni casi fino a un massimo di dieci minuti. Lo scopo era quello di ritirare pacchi e materiali legati all’attività di famiglia (un forno adiacente alla sua abitazione), spesso in presenza della madre. Il giudice di primo grado aveva quindi concluso che tale condotta non integrasse una vera e propria evasione.

Il Ricorso del Procuratore e il Rischio dell’Evasione Arresti Domiciliari

Il Procuratore generale presso la Corte di Appello ha impugnato la sentenza di assoluzione, presentando ricorso in Cassazione. Secondo l’accusa, la motivazione del Tribunale era viziata da gravi errori logici. Sebbene il giudice avesse accertato un numero considerevole di allontanamenti non autorizzati, li aveva erroneamente definiti “innocui” sulla base della loro breve durata e della vicinanza all’abitazione.

Il Procuratore ha sostenuto che questi elementi (durata e distanza) possono al massimo incidere sulla determinazione della pena, ma non possono escludere la sussistenza stessa del reato di evasione arresti domiciliari.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza e rinviando il caso per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno ribadito i principi consolidati della loro giurisprudenza in materia.

In primo luogo, il delitto di evasione è un reato istantaneo con effetti permanenti, che si consuma nel momento esatto in cui la persona si allontana volontariamente e senza giustificato motivo dal luogo di detenzione. Non assumono alcun rilievo, ai fini della configurabilità del reato, la durata dell’allontanamento, la distanza percorsa o i motivi che hanno spinto il soggetto a eludere la sorveglianza.

In secondo luogo, la Corte ha specificato cosa debba intendersi per “abitazione” ai fini degli arresti domiciliari. Si tratta esclusivamente del luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata. Sono escluse tutte le altre pertinenze come aree condominiali, giardini, cortili o altri spazi simili che non siano parte integrante dell’abitazione. Questa interpretazione restrittiva è finalizzata a garantire l’efficacia dei controlli di polizia, che devono poter essere rapidi e non aleatori.

Il fine primario della misura degli arresti domiciliari, sottolinea la Corte, è impedire i contatti con l’esterno e la libertà di movimento dell’imputato per tutelare le esigenze cautelari, come il pericolo di recidiva. Nel caso specifico, essendo l’imputato agli arresti per reati di droga, questa esigenza era ancora più forte.

Le Conclusioni: La Rigorosa Interpretazione del Reato di Evasione

In conclusione, la Corte ha stabilito che il giudice di primo grado ha errato nel considerare la condotta inoffensiva solo perché finalizzata a ricevere dei pacchi. Qualsiasi violazione dell’obbligo di rimanere all’interno dello spazio fisico definito come abitazione costituisce una violazione della misura e, di conseguenza, integra il reato di evasione. Anche uscire sul pianerottolo o trattenersi nelle aree comuni del palazzo rappresenta una significativa violazione, poiché apre la possibilità di contatti con l’esterno che la misura intende prevenire. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio al Tribunale di Ancona, che dovrà procedere a un nuovo giudizio attenendosi a questi principi.

Uscire di casa per pochi secondi mentre si è agli arresti domiciliari costituisce reato di evasione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, qualsiasi allontanamento volontario e non autorizzato dal luogo degli arresti domiciliari integra il reato di evasione, indipendentemente dalla sua durata.

Il motivo dell’allontanamento, come ad esempio ricevere dei pacchi, può rendere la condotta non punibile?
No. I motivi che inducono il soggetto ad allontanarsi, così come la durata e la distanza dello spostamento, sono irrilevanti per la sussistenza del reato. Tali elementi possono essere valutati dal giudice solo ai fini della quantificazione della pena, ma non escludono la rilevanza penale del fatto.

Cosa si intende esattamente per “abitazione” ai fini degli arresti domiciliari?
Per “abitazione” si intende strettamente il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata. Sono escluse le pertinenze esterne come aree condominiali, cortili, giardini o altri spazi simili, al fine di garantire l’efficacia e la prontezza dei controlli da parte delle forze dell’ordine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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