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Evasione arresti domiciliari: anche il bar è reato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto accusato di evasione dagli arresti domiciliari per essersi recato in un bar vicino. La Corte ha ribadito che qualsiasi allontanamento non autorizzato integra il reato, a prescindere dalla distanza. Ha inoltre chiarito che la recidiva incide sul calcolo della prescrizione anche se bilanciata con le attenuanti, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Evasione dagli Arresti Domiciliari: Anche Andare al Bar Costituisce Reato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: qualsiasi allontanamento non autorizzato è considerato evasione dagli arresti domiciliari. La pronuncia chiarisce che la distanza percorsa o la durata dell’assenza sono irrilevanti ai fini della configurazione del reato, confermando una linea interpretativa rigorosa a tutela dell’amministrazione della giustizia.

I Fatti del Caso: Una Breve Uscita dalla Detenzione Domestica

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo sottoposto alla misura degli arresti domiciliari che aveva proposto ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il motivo del contendere era la sua condanna per il reato di evasione, commesso per essersi allontanato dalla propria abitazione al fine di recarsi in un bar situato a breve distanza. La difesa sosteneva che un gesto così banale e circoscritto non potesse ledere gli interessi protetti dalla norma incriminatrice. La questione è quindi giunta al vaglio della Cassazione per una decisione definitiva.

La Decisione della Corte e le Implicazioni dell’Evasione dagli Arresti Domiciliari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti ma collegati: la natura del reato di evasione e il corretto calcolo della prescrizione in presenza di recidiva.

le motivazioni

La Corte ha innanzitutto smontato la tesi difensiva, ribadendo che il reato di evasione dagli arresti domiciliari, previsto dall’art. 385 del codice penale, è un reato di pericolo che tutela l’autorità e il controllo dello Stato sulla persona sottoposta a restrizione della libertà. Secondo la giurisprudenza costante, qualsiasi violazione dell’obbligo di permanere nel luogo indicato, a prescindere dalla sua durata o dalla distanza percorsa, integra il reato. Andare in un bar, anche se vicino, rappresenta un’interruzione del controllo statale e quindi una lesione dell’interesse giuridico protetto.

In secondo luogo, i giudici hanno affrontato un aspetto tecnico relativo al calcolo della prescrizione. La difesa aveva probabilmente eccepito l’estinzione del reato. La Corte ha però precisato che, in presenza di recidiva, questa deve essere sempre considerata per determinare il tempo necessario a prescrivere, ai sensi dell’art. 157, comma 3, del codice penale. Il fatto che la recidiva possa essere considerata equivalente o subvalente rispetto alle attenuanti nel giudizio di bilanciamento finale (ex art. 69 c.p.) non ha alcuna incidenza sul calcolo della prescrizione. Questo perché la legge esclude espressamente che tale bilanciamento possa influire sulla determinazione della pena massima del reato, che è la base per il calcolo della prescrizione stessa.

le conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida un’interpretazione severa del reato di evasione, inviando un chiaro messaggio a chi è sottoposto a misure restrittive: nessuna deviazione, per quanto minima, è tollerata. La fedeltà alle prescrizioni del giudice è assoluta. In secondo luogo, chiarisce un punto tecnico cruciale per gli operatori del diritto, confermando che la recidiva ha un peso autonomo e significativo nel prolungare i tempi della prescrizione, indipendentemente dal suo successivo bilanciamento con le circostanze attenuanti. La condanna finale del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende sancisce la definitività di questi principi.

Andare in un bar vicino casa costituisce reato di evasione dagli arresti domiciliari?
Sì, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione. Qualsiasi allontanamento non autorizzato dal luogo degli arresti domiciliari, anche per recarsi in un luogo vicino come un bar, lede gli interessi protetti dalla norma e integra il reato di evasione previsto dall’art. 385 del codice penale.

La recidiva viene considerata nel calcolo della prescrizione anche se è bilanciata con le attenuanti?
Sì. La Corte ha stabilito che la recidiva deve essere sempre tenuta in considerazione per calcolare il tempo necessario a prescrivere il reato. Il giudizio di bilanciamento con le circostanze attenuanti (art. 69 cod. pen.) non influisce su questo calcolo, come espressamente escluso dall’art. 157, comma 3, del codice penale.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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