LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estradizione indulto: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro la sua estradizione. Il ricorrente sosteneva che una domanda di indulto pendente nel suo Paese d’origine dovesse sospendere la procedura. La Corte ha stabilito che la relazione tra estradizione e indulto è chiara: a differenza della prescrizione, l’indulto è una causa di estinzione della pena interna a uno Stato e non impedisce la consegna, a meno che lo Stato richiedente, dopo averlo concesso, non ritiri la domanda di cooperazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estradizione e Indulto: La Cassazione Fa Chiarezza sui Limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, affronta un’interessante questione nell’ambito della cooperazione giudiziaria internazionale. Il caso riguarda il rapporto tra la procedura di consegna di un condannato e l’eventuale pendenza di una domanda di clemenza nel Paese richiedente. L’analisi del rapporto tra estradizione indulto fornisce un’importante chiave di lettura per comprendere i confini dell’assistenza giudiziaria e l’autonomia dei singoli ordinamenti giuridici.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Consegna e un Dubbio di Clemency

La Corte d’appello di Ancona aveva dato il via libera all’estradizione di un cittadino albanese, richiesta dalle autorità di Tirana per l’esecuzione di una condanna definitiva a tre anni di reclusione per reati contro il patrimonio commessi nel 2017. L’uomo, ritenuto a rischio di fuga, si trovava in custodia cautelare in carcere in Italia.

Contro questa decisione, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su un unico motivo: la pendenza, in Albania, di un procedimento per l’applicazione dell’indulto. Secondo il ricorrente, la legge albanese n. 33 del 2024 aveva introdotto un provvedimento di clemenza, e un’udienza per discutere la sua applicazione al caso specifico era stata fissata presso il Tribunale di Tirana. L’accoglimento di tale istanza avrebbe reso la pena non più eseguibile, vanificando la stessa richiesta di estradizione. La difesa lamentava che la Corte d’appello avesse respinto la richiesta di rinvio e non avesse utilizzato i propri poteri per acquisire informazioni sull’esito del procedimento albanese.

La Posizione della Cassazione sull’Estradizione e l’Indulto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una spiegazione netta e precisa sulla differente natura delle cause di estinzione della pena nel contesto dell’estradizione. La decisione si fonda su un principio cardine: non tutte le cause estintive hanno lo stesso peso e la stessa portata extraterritoriale.

La Distinzione tra Prescrizione e Altre Cause Estintive

Il punto centrale della sentenza è la distinzione tra la prescrizione e le altre cause di estinzione del reato o della pena, come l’indulto. L’articolo 10 della Convenzione Europea di estradizione stabilisce che l’estradizione non è concessa se, secondo la legge dello Stato richiedente o dello Stato richiesto, l’azione penale o la pena sono prescritte.

La Cassazione spiega che questa norma è strettamente legata ai principi di doppia procedibilità e doppia incriminabilità. La prescrizione, essendo legata al decorso del tempo, è una causa estintiva “comune” ai due ordinamenti, la cui verifica è necessaria per garantire che la pretesa punitiva sia ancora attuale in entrambi i Paesi. Per questo motivo, lo Stato richiedente ha l’onere di dimostrare che la pena non sia prescritta.

Il Ruolo dell’Indulto nella Procedura

L’indulto, al contrario, rientra in una categoria diversa. Si tratta di un provvedimento di clemenza che non è legato al mero decorso del tempo e non è comune ai due sistemi giuridici. La sua operatività è strettamente circoscritta all’ordinamento che lo ha previsto. Di conseguenza, la pendenza di una domanda di indulto o la sua potenziale applicazione non costituisce una “causa ostativa” che il giudice dello Stato richiesto (l’Italia, in questo caso) debba verificare.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità affermando che non sussisteva alcun obbligo per la Corte d’appello di sospendere il procedimento in attesa dell’esito della procedura di indulto in Albania. Né vi era un dovere di acquisire d’ufficio ulteriore documentazione, dato che la difesa si era limitata a produrre solo il decreto di fissazione dell’udienza, senza documentarne l’esito.

La questione, secondo i giudici, attiene alla persistenza del titolo esecutivo emesso dall’autorità straniera. Un eventuale provvedimento di clemenza diventerebbe rilevante solo se e quando venisse concesso. A quel punto, sarebbe lo Stato richiedente (l’Albania) a dover, presumibilmente, ritirare la domanda di cooperazione internazionale, venendo meno il suo interesse all’esecuzione della pena. Fino a quel momento, la richiesta di estradizione rimane valida ed efficace, e il giudice italiano è tenuto a valutarla sulla base della documentazione esistente.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale nella cooperazione giudiziaria internazionale: il rispetto delle autonomie dei singoli ordinamenti giuridici. Mentre cause estintive basate su principi condivisi, come la prescrizione, richiedono un controllo congiunto, gli atti di clemenza come l’indulto sono espressione della sovranità del singolo Stato. La loro efficacia rimane confinata all’interno di quell’ordinamento e non può essere invocata per paralizzare una procedura di estradizione in un altro Paese. La decisione offre quindi un importante chiarimento sul corretto bilanciamento tra i doveri di cooperazione internazionale e l’integrità dei rispettivi sistemi legali.

La pendenza di una domanda di indulto nello Stato estero che chiede l’estradizione blocca la procedura di consegna in Italia?
No. La Cassazione chiarisce che l’indulto, a differenza della prescrizione, è una causa di estinzione della pena che opera solo all’interno dell’ordinamento che la concede. Non costituisce una causa ostativa automatica all’estradizione, che il giudice italiano è tenuto a verificare.

Il giudice italiano ha l’obbligo di sospendere il processo di estradizione per attendere l’esito della domanda di indulto all’estero?
No. Secondo la Corte, non esiste alcun obbligo per il giudice di sospendere il procedimento né di acquisire d’ufficio documentazione sull’esito della procedura di clemenza pendente nello Stato richiedente. L’onere di documentare adeguatamente le proprie istanze ricade sulla difesa.

Qual è la differenza fondamentale tra prescrizione e indulto ai fini dell’estradizione?
La prescrizione del reato o della pena è una causa di estinzione legata al decorso del tempo e deve essere verificata in entrambi gli ordinamenti (richiedente e richiesto), essendo connessa al principio di doppia incriminabilità. L’indulto, invece, è un provvedimento di clemenza la cui operatività è circoscritta al singolo ordinamento che lo concede e non impedisce la consegna, a meno che lo Stato richiedente non ritiri la domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati