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Estorsione lieve entità: la valutazione del giudice

Un soggetto condannato per estorsione richiede una riduzione della pena appellandosi alla nuova attenuante per estorsione di lieve entità, introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il giudice, nel valutare la lieve entità, non deve considerare solo il basso profitto del reato, ma deve effettuare una valutazione complessiva che include anche i precedenti penali del condannato, le modalità del fatto e il contesto criminale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estorsione lieve entità: la valutazione del giudice non si ferma al profitto

Recentemente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso cruciale riguardante l’applicazione della circostanza attenuante per estorsione di lieve entità. Questa attenuante, introdotta a seguito di una decisione della Corte Costituzionale (sent. n. 120/2023), mira a mitigare la pena per fatti estorsivi di minima offensività. La sentenza in esame chiarisce che la valutazione del giudice non può limitarsi al solo profitto economico del reato, ma deve basarsi su un’analisi a 360 gradi del fatto e della personalità dell’imputato.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sconto di Pena

Il caso nasce dal ricorso di un individuo, già condannato in via definitiva per reati di stupefacenti ed estorsione. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittimo l’art. 629 del codice penale, il condannato ha chiesto al giudice dell’esecuzione di rideterminare la pena per il reato di estorsione, invocando proprio l’applicazione della nuova attenuante del fatto di lieve entità.

A sostegno della sua tesi, il ricorrente evidenziava che la stessa sentenza di condanna originale descriveva il fatto come collocato “su uno dei gradini più bassi della scala di gravità dei possibili fatti di estorsione”. Tuttavia, il giudice dell’esecuzione aveva respinto la richiesta, ritenendo che altri elementi fossero ostativi alla concessione dell’attenuante.

La Valutazione del Giudice sull’Estorsione di Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice dell’esecuzione, rigettando il ricorso. I giudici supremi hanno sottolineato che la valutazione sulla lieve entità del fatto non è un’operazione matematica basata su un singolo parametro, come il profitto ottenuto.

Il giudice dell’esecuzione, infatti, ha il potere e il dovere di condurre una valutazione complessiva e discrezionale, utilizzando tutti i criteri previsti dagli articoli 132 e 133 del codice penale. Questo approccio olistico permette di considerare ogni aspetto del reato e del suo autore.

Le Motivazioni

Nella sua motivazione, la Corte ha chiarito che il giudice dell’esecuzione ha agito correttamente nel considerare elementi ostativi alla concessione dell’attenuante. Tra questi figuravano:

* I precedenti penali: I numerosi precedenti a carico dell’imputato sono stati ritenuti un valido indicatore della sua personalità e pericolosità sociale.
* Le modalità esecutive: Il modo in cui il reato è stato commesso è un fattore cruciale per determinarne la gravità effettiva.
* Il contesto del reato: Il fatto che il credito estorto fosse collegato a precedenti cessioni di sostanze stupefacenti ha pesato negativamente nella valutazione complessiva.
* La concessione delle attenuanti generiche: Il fatto che il giudice di merito avesse già concesso le attenuanti generiche, tenendo conto del ridotto disvalore del fatto, è stato un ulteriore elemento considerato.

La Cassazione ha specificato che un singolo passaggio della motivazione della sentenza di condanna (quello sui “gradini più bassi”) non può vincolare il giudice dell’esecuzione, il quale deve invece procedere a una nuova e autonoma analisi completa, alla luce della nuova norma introdotta dalla Consulta.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la qualificazione di un’estorsione di lieve entità richiede un giudizio globale e non parcellizzato. Il giudice non può fermarsi alla superficie, come la modesta entità del profitto, ma deve scandagliare la profondità del fatto illecito. La personalità del condannato, desumibile anche dai suoi precedenti penali, le modalità concrete dell’azione e il contesto in cui essa si inserisce sono tutti tasselli indispensabili per comporre il mosaico della gravità del reato. Questa pronuncia serve da guida per i tribunali, ricordando che la giustizia richiede sempre una valutazione ponderata e completa di tutte le circostanze del caso.

Quando un’estorsione può essere considerata di lieve entità?
Per qualificare un’estorsione come di lieve entità non basta un profitto ridotto. Il giudice deve compiere una valutazione complessiva che considera la natura, la specie, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la particolare tenuità del danno o del pericolo, come previsto dalla legge.

Il giudice dell’esecuzione può modificare una pena dopo una sentenza definitiva?
Sì, quando la Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità di una norma penale dopo che la sentenza è diventata definitiva, il giudice dell’esecuzione ha il potere di rideterminare la pena in favore del condannato per applicare il trattamento sanzionatorio più favorevole, a condizione che la pena non sia già stata interamente eseguita.

I precedenti penali influenzano la concessione dell’attenuante per estorsione di lieve entità?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, nella valutazione complessiva della gravità del fatto, il giudice deve tenere conto anche dei parametri relativi alla personalità del condannato, come indicati dall’art. 133 del codice penale, i quali includono i suoi precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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