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Estorsione aggravata: la presenza simultanea è un must

Due individui, condannati in appello per estorsione aggravata, hanno presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha annullato la sentenza con rinvio, limitatamente all’aggravante delle più persone riunite. Ha chiarito che, per l’applicazione di tale aggravante, è indispensabile la presenza fisica e simultanea di almeno due persone al cospetto della vittima al momento della minaccia, circostanza non verificatasi nel caso di specie, dove la vittima ha sempre interagito con un solo soggetto alla volta.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estorsione aggravata: la presenza simultanea è un must

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 16919/2025) offre un importante chiarimento sui requisiti necessari per configurare il reato di estorsione aggravata dalla presenza di più persone riunite. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: per l’applicazione di questa specifica aggravante, non basta che più persone concorrano nel reato, ma è necessaria la loro presenza fisica e simultanea di fronte alla vittima nel momento in cui viene esercitata la violenza o la minaccia. Approfondiamo la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti: la vicenda processuale

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Bari, che aveva condannato due individui per estorsione aggravata. In particolare, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato una decisione del Tribunale di Trani. Uno degli imputati, precedentemente assolto, era stato dichiarato colpevole in secondo grado, mentre per l’altro era stata confermata la responsabilità penale per il reato di estorsione, pur venendo assolto da un’accusa di furto per mancanza di querela.

Contro questa decisione, entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

L’Estorsione Aggravata e i Motivi del Ricorso

I ricorsi presentati si basavano su molteplici motivi, ma il punto cruciale, accolto dalla Suprema Corte, riguardava l’erronea applicazione della circostanza aggravante prevista dall’art. 629, secondo comma, del codice penale.

La questione della Prova

Uno degli imputati lamentava la valutazione delle prove a suo carico, in particolare le dichiarazioni di un coimputato intercettate in carcere. La Cassazione ha però respinto questo motivo, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello logica e congrua, specialmente perché tali dichiarazioni, rese spontaneamente, erano state corroborate da altri elementi di riscontro (come il controllo dell’imputato nei pressi del luogo del reato e l’aggancio delle celle telefoniche).

Il punto cruciale: l’aggravante delle più persone riunite

Entrambi i ricorrenti hanno contestato la sussistenza dell’estorsione aggravata dalle più persone riunite. Sostenevano che, secondo la ricostruzione dei fatti, la vittima non si era mai trovata contemporaneamente al cospetto di più di un soggetto. Le richieste estorsive e la consegna del denaro erano avvenute tramite interazioni con una sola persona alla volta. Questo è stato il motivo che ha determinato l’annullamento parziale della sentenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo relativo all’aggravante, basandosi su un consolidato orientamento giurisprudenziale (richiamando le Sezioni Unite, sent. n. 21837/2012). I giudici hanno ribadito che, per configurare l’aggravante speciale delle più persone riunite nel reato di estorsione, è richiesta la ‘simultanea presenza di non meno di due persone nel luogo ed al momento di realizzazione della violenza o della minaccia’.

Nel caso esaminato, la stessa sentenza impugnata dava atto che la vittima aveva ricevuto le richieste di denaro tramite telefono o parlando con un unico soggetto e, al momento della consegna, si era trovata nuovamente di fronte a una sola persona. Di conseguenza, mancava il requisito della simultaneità fisica dei correi di fronte alla vittima, elemento essenziale per l’applicazione dell’aggravante. La Corte ha quindi annullato la sentenza su questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bari per un nuovo giudizio che tenga conto di questo principio.

Sono stati invece respinti gli altri motivi, tra cui la richiesta di concessione dell’attenuante per l’integrale risarcimento del danno (ritenuto esiguo, 135 euro a fronte di 1.200 estorti) e la presunta violazione delle regole sulla riforma della sentenza assolutoria in appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione consolida un principio di diritto di notevole importanza pratica. Stabilisce una chiara distinzione tra il concorso di persone nel reato (che sussiste anche quando i complici agiscono in momenti e luoghi diversi) e la specifica aggravante delle ‘più persone riunite’. Per l’estorsione aggravata, la maggiore intimidazione che giustifica l’aumento di pena deriva dalla percezione diretta da parte della vittima di trovarsi di fronte a un gruppo di persone. Se la vittima interagisce sempre e solo con un individuo, per quanto altri possano essere coinvolti ‘dietro le quinte’, l’aggravante non può essere applicata. La sentenza impone quindi ai giudici di merito un’analisi rigorosa delle modalità concrete di esecuzione della condotta minacciosa o violenta.

Quando si applica l’aggravante delle ‘più persone riunite’ nel reato di estorsione?
Secondo la sentenza, questa aggravante si applica solo quando vi è la presenza fisica e simultanea di almeno due persone nel luogo e nel momento in cui viene posta in essere la violenza o la minaccia nei confronti della vittima. Non è sufficiente che più persone concorrano al reato se la vittima interagisce sempre con un solo soggetto alla volta.

Un risarcimento parziale del danno è sufficiente per ottenere l’attenuante?
No. La Corte ha ritenuto che un risarcimento di entità esigua (135 euro) rispetto alla somma estorta (1.200 euro) non è sufficiente a integrare la circostanza attenuante dell’aver interamente riparato il danno, in quanto non può essere considerato un risarcimento esaustivo.

È sempre necessaria la rinnovazione dell’istruttoria in appello per condannare un imputato assolto in primo grado?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di motivazione rafforzata, richiesto in caso di ribaltamento di una sentenza assolutoria, non comporta necessariamente l’acquisizione di nuove prove. Il giudice d’appello può giungere a una condanna basandosi su una diversa e più persuasiva valutazione delle prove già acquisite in primo grado, purché spieghi in modo compiuto le ragioni di tale diversa valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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