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Estinzione reato sicurezza lavoro: la guida completa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un legale rappresentante di una società, imputato per omessa vigilanza sulla sicurezza in un cantiere. L’imputato, prosciolto in primo grado per la particolare tenuità del fatto, chiedeva l’assoluzione piena sostenendo di aver estinto il reato secondo la procedura del D.Lgs. 758/1994. La Corte ha stabilito che per l’estinzione del reato sicurezza lavoro non è sufficiente sanare la violazione, ma è indispensabile anche il pagamento della sanzione amministrativa entro i termini di legge, condizione non rispettata nel caso di specie.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estinzione Reato Sicurezza Lavoro: Pagare la Sanzione è Essenziale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15796/2025, offre un chiarimento fondamentale sulla procedura di estinzione reato sicurezza lavoro. La Corte ha ribadito un principio cruciale: per estinguere una contravvenzione in materia di sicurezza e igiene sul lavoro, non è sufficiente adempiere alle prescrizioni impartite dall’organo di vigilanza, ma è altresì necessario provvedere al pagamento della sanzione amministrativa nei termini previsti. Analizziamo insieme il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il legale rappresentante di una società, imputato per omessa vigilanza sulla corretta redazione del PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) durante alcuni lavori edili. Il Tribunale di prima istanza aveva dichiarato l’imputato non punibile per la particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

L’imputato, non soddisfatto della formula assolutoria, ha impugnato la sentenza, chiedendo il proscioglimento pieno per estinzione del reato. A suo dire, aveva provveduto a sanare la violazione depositando la documentazione richiesta il giorno successivo all’ispezione e pagando la sanzione pecuniaria prevista dall’art. 21 del D.Lgs. 758/1994, sebbene oltre il termine di legge.

La Procedura per l’Estinzione del Reato Sicurezza Lavoro

La normativa di riferimento, in particolare il D.Lgs. 758/1994, delinea un percorso preciso per l’estinzione delle contravvenzioni in materia di sicurezza sul lavoro. Questa procedura speciale, definita ‘oblazione’, richiede il soddisfacimento di due condizioni cumulative:

1. Adempimento delle prescrizioni: Il contravventore deve eliminare la violazione contestata seguendo le indicazioni fornite dall’organo di vigilanza (es. ASL) entro un termine stabilito.
2. Pagamento della sanzione: Entro 30 giorni dalla comunicazione dell’ammissione al beneficio, il contravventore deve pagare una somma pari a un quarto del massimo dell’ammenda prevista per il reato.

Il mancato rispetto anche di una sola di queste condizioni impedisce il perfezionamento dell’effetto estintivo.

La Conversione dell’Appello in Ricorso per Cassazione

Inizialmente, l’imputato aveva proposto appello. Tuttavia, la Corte d’Appello ha correttamente rimesso gli atti alla Corte di Cassazione. La legge, infatti, stabilisce che le sentenze di proscioglimento per reati puniti con pena pecuniaria o alternativa (come nel caso in esame) non sono appellabili. In base al principio del favor impugnationis, l’atto è stato quindi convertito in ricorso per cassazione, consentendone l’esame da parte della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella constatazione che l’imputato non ha completato correttamente la procedura di oblazione. Sebbene avesse adempiuto alla prescrizione di regolarizzare la documentazione, aveva effettuato il pagamento della sanzione amministrativa oltre il termine perentorio di trenta giorni.

I giudici hanno sottolineato che entrambe le condizioni – regolarizzazione e pagamento tempestivo – sono necessarie per ottenere l’estinzione reato sicurezza lavoro. La violazione anche di una sola delle due prescrizioni impedisce la realizzazione dell’effetto estintivo. La Corte ha inoltre chiarito che il richiamo del ricorrente a una sentenza della Corte Costituzionale (n. 19 del 1998) era impertinente. Tale sentenza, infatti, concede al giudice una certa discrezionalità nel valutare la regolarizzazione sostanziale delle violazioni, ma non si estende in alcun modo alla tempistica del pagamento della sanzione amministrativa, che rimane un requisito inderogabile.

Conclusioni

La sentenza in commento ribadisce con fermezza un principio fondamentale per tutti gli operatori del settore: la procedura di estinzione delle contravvenzioni in materia di sicurezza sul lavoro è un meccanismo bifasico che non ammette deroghe. L’adempimento tardivo di uno dei due obblighi, in particolare quello relativo al pagamento della sanzione, rende l’intera procedura inefficace. Di conseguenza, il reato non si estingue e il procedimento penale prosegue il suo corso. Questa decisione serve da monito sulla necessità di rispettare scrupolosamente ogni passaggio e ogni scadenza previsti dalla legge per poter beneficiare degli effetti premiali della normativa.

Per ottenere l’estinzione di un reato in materia di sicurezza sul lavoro è sufficiente eliminare la violazione contestata?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che è necessario adempiere a due condizioni cumulative: eliminare la violazione secondo le prescrizioni dell’organo di vigilanza e pagare la sanzione amministrativa ridotta entro il termine perentorio di trenta giorni.

Cosa succede se la sanzione amministrativa prevista per l’oblazione viene pagata in ritardo?
Se la sanzione non viene pagata nel termine di trenta giorni previsto dalla legge, l’effetto estintivo del reato non si produce, anche se la violazione materiale è stata sanata. Il mancato rispetto del termine impedisce il perfezionamento della procedura.

Una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto è sempre appellabile?
No. La sentenza specifica che, quando il proscioglimento riguarda reati puniti con la sola pena pecuniaria o con una pena alternativa (come nel caso di specie), la sentenza non è appellabile, ma può essere impugnata esclusivamente con ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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