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Estinzione pena pecuniaria: quando si interrompe?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva l’estinzione della pena pecuniaria per decorso del tempo. La Corte ha stabilito che l’attivazione della procedura di recupero coattivo, tramite iscrizione a ruolo del debito, interrompe il termine di prescrizione. Questo atto manifesta la volontà punitiva dello Stato e costituisce l’inizio dell’esecuzione, impedendo l’estinzione della pena pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estinzione pena pecuniaria: l’iscrizione a ruolo interrompe la prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8237 del 2025, affronta un tema di grande rilevanza pratica: l’estinzione della pena pecuniaria per decorso del tempo. La domanda al centro del caso è cruciale: quali atti dello Stato sono sufficienti a interrompere il termine di prescrizione di una multa o di un’ammenda? La Corte ha ribadito un principio consolidato, chiarendo che la semplice attivazione della procedura di riscossione coattiva, attraverso l’iscrizione a ruolo, è un atto che manifesta la volontà punitiva dello Stato e, di conseguenza, impedisce che la pena si estingua.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato nel 2010 al pagamento di una pena pecuniaria di 18.000,00 euro. La sentenza di condanna era divenuta irrevocabile il 16 ottobre 2010. L’interessato, ritenendo che fosse trascorso il tempo necessario per la prescrizione, aveva presentato un’istanza per far dichiarare l’estinzione della pena. La sua richiesta era stata però respinta dal Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Parma, il quale aveva confermato la validità del debito. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per cassazione.

La questione giuridica: quando si interrompe la prescrizione?

La tesi difensiva sosteneva che, per interrompere efficacemente la prescrizione, non fosse sufficiente la mera iscrizione a ruolo del credito erariale. Secondo il ricorrente, tale atto non costituiva un valido inizio dell’esecuzione della pena. Di conseguenza, essendo trascorso il quinquennio dalla data di irrevocabilità della sentenza senza un’effettiva azione esecutiva, la pena avrebbe dovuto considerarsi estinta ai sensi dell’art. 172 del codice penale.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a stabilire se l’iscrizione a ruolo del credito pecuniario rappresenti un fatto impeditivo del decorso del termine di prescrizione della pena.

Le motivazioni della Corte sull’estinzione della pena pecuniaria

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del giudice di merito. I giudici hanno richiamato un orientamento giurisprudenziale consolidato, che risale a una storica pronuncia delle Sezioni Unite del 1994. Il punto di partenza (dies a quo) per il calcolo della prescrizione della pena è il momento in cui la sentenza di condanna diventa irrevocabile, ovvero quando non è più soggetta a impugnazioni ordinarie. Da quel momento, lo Stato ha un determinato tempo per eseguire la pena.

La Corte ha sottolineato che l’attivazione della procedura di recupero coattivo del credito è espressione della “volontà punitiva dello Stato”. L’iscrizione a ruolo, prevista dall’art. 227-ter del d.P.R. 115/2002, è proprio il primo e fondamentale atto di questa procedura. Con tale iscrizione, lo Stato concretizza l’inizio dell’esecuzione penale e manifesta in modo inequivocabile la sua intenzione di attuare il titolo esecutivo.

Questo atto, dunque, costituisce un fatto impeditivo del decorso della prescrizione. Non è necessario che il condannato riceva una cartella di pagamento o che subisca un pignoramento; il solo fatto che il credito sia stato formalmente iscritto negli elenchi per la riscossione è sufficiente a interrompere il tempo. La Corte ha precisato che, una volta avvenuta l’iscrizione a ruolo prima della scadenza del termine, se il condannato non adempie, si considera che si sia sottratto volontariamente all’esecuzione, impedendo così l’estinzione della pena.

Le conclusioni

La Cassazione ha enunciato un principio di diritto chiaro e definitivo: ai fini dell’estinzione della pena pecuniaria per decorso del tempo, rileva quale fatto impeditivo il solo momento dell’inizio dell’esecuzione. Non hanno importanza né il modo in cui tale inizio è avvenuto (coattivo o spontaneo), né le successive tempistiche concrete dell’esecuzione stessa. Pertanto, l’iscrizione a ruolo del credito derivante da una multa o ammenda, se effettuata prima della scadenza del termine di prescrizione, è sufficiente a impedire l’estinzione della pena. La sentenza rigetta quindi il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Quando inizia a decorrere il termine per l’estinzione di una pena pecuniaria?
Il termine di prescrizione, o dies a quo, inizia a decorrere dal momento in cui la sentenza di condanna diventa irrevocabile, cioè quando non può più essere impugnata con mezzi ordinari.

Cosa interrompe la prescrizione di una pena pecuniaria come una multa o un’ammenda?
Secondo la Corte di Cassazione, la prescrizione è interrotta dall’inizio dell’esecuzione della pena. Questo inizio si concretizza con l’attivazione della procedura di recupero coattivo da parte dello Stato.

L’iscrizione a ruolo del debito è sufficiente a impedire l’estinzione della pena pecuniaria?
Sì. La sentenza stabilisce che l’iscrizione a ruolo del credito pecuniario è un atto che esprime la volontà punitiva dello Stato e costituisce l’inizio dell’esecuzione. Pertanto, è un fatto sufficiente a impedire il decorso del termine di prescrizione e, di conseguenza, l’estinzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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