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Estinzione pena: il rimedio è l’opposizione

La Corte di Cassazione chiarisce che il rimedio corretto contro un’ordinanza del giudice dell’esecuzione in materia di estinzione pena non è il ricorso per cassazione, ma l’opposizione. Il caso riguardava una richiesta di estinzione di una pena pecuniaria di 20.000 euro per prescrizione. La Corte ha riqualificato l’impugnazione e rinviato gli atti al Tribunale di Latina per la decisione nel merito, senza pronunciarsi sulla questione della prescrizione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estinzione Pena: La Cassazione Chiarisce il Rimedio Corretto

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, la scelta dello strumento di impugnazione corretto è un passo fondamentale per la tutela dei propri diritti. Un errore in questa fase può compromettere l’esito di una vicenda giudiziaria, anche quando le ragioni di merito appaiono fondate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3511/2024) illumina proprio questo aspetto, fornendo una guida preziosa in materia di estinzione pena e dei rimedi esperibili contro le decisioni del giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta, presentata da un soggetto al Tribunale di Latina in qualità di giudice dell’esecuzione, di veder dichiarata l’estinzione di una pena pecuniaria di 20.000 euro. La richiesta si fondava sulla presunta prescrizione della pena, ai sensi dell’art. 172 del codice penale.

Il Tribunale, tuttavia, rigettava l’istanza. Contro tale provvedimento, l’interessato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo l’erronea applicazione della legge. In particolare, il ricorrente argomentava che la notifica della cartella esattoriale, con l’intimazione al pagamento, non fosse un atto idoneo a interrompere il corso della prescrizione della pena.

La Riqualificazione dell’Impugnazione e la competenza per l’estinzione pena

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha scelto di non entrare nel merito della doglianza relativa all’interruzione della prescrizione. L’attenzione dei giudici si è infatti concentrata su un aspetto preliminare e dirimente: la correttezza del rimedio processuale utilizzato.

La Corte ha rilevato che, ai sensi dell’art. 676 del codice di procedura penale, la competenza a decidere sull’estinzione pena (quando non derivante da liberazione condizionale o affidamento in prova) spetta inderogabilmente al giudice dell’esecuzione. Questo giudice procede secondo le modalità semplificate previste dall’art. 667, comma 4, del medesimo codice, emettendo un’ordinanza de plano, ovvero senza formalità di udienza.

Proprio contro questa ordinanza, la legge prevede uno specifico strumento di tutela: l’opposizione. Il pubblico ministero, l’interessato e il suo difensore possono proporre opposizione davanti allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento, innescando così un procedimento in contraddittorio che si concluderà con una decisione sul merito dell’istanza.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è di natura puramente processuale. Il ricorso per cassazione è un rimedio straordinario, esperibile solo nei casi espressamente previsti dalla legge e, di norma, contro provvedimenti che hanno carattere di decisorietà e definitività. L’ordinanza emessa dal giudice dell’esecuzione sull’estinzione della pena, invece, è per sua natura un atto per il quale il legislatore ha previsto uno specifico e diverso mezzo di impugnazione: l’opposizione.

Scegliere la via del ricorso per cassazione costituisce, pertanto, un errore procedurale. In base al principio di conservazione degli atti giuridici, la Corte di Cassazione non ha dichiarato inammissibile il ricorso, ma lo ha ‘riqualificato’ come opposizione. Di conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Latina, affinché fosse quest’ultimo, nella corretta sede dell’opposizione, a esaminare nel merito la questione della prescrizione della pena.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: nel diritto processuale, la forma è sostanza. La decisione della Cassazione, pur non risolvendo la questione di merito sull’interruzione della prescrizione, fornisce un’indicazione chiara e inequivocabile sul percorso procedurale da seguire. Per contestare un provvedimento del giudice dell’esecuzione in materia di estinzione pena, lo strumento corretto non è il ricorso diretto in Cassazione, bensì l’opposizione ai sensi degli artt. 676 e 667 c.p.p. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di individuare con precisione il rimedio giuridico appropriato, al fine di garantire una trattazione efficace e tempestiva delle proprie istanze davanti al giudice competente.

Qual è il rimedio corretto contro un’ordinanza del giudice dell’esecuzione che nega l’estinzione della pena?
Il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, ma l’opposizione da presentare davanti allo stesso giudice dell’esecuzione che ha emesso l’ordinanza, come previsto dagli artt. 676 e 667, comma 4, del codice di procedura penale.

La Corte di Cassazione ha deciso se la notifica della cartella esattoriale interrompe la prescrizione della pena?
No, la Corte non si è pronunciata su questo punto. Ha ritenuto la questione procedurale (l’errato strumento di impugnazione) assorbente e ha rinviato gli atti al Tribunale di Latina, che dovrà decidere sul merito della questione in sede di opposizione.

Chi è il giudice competente a decidere sull’estinzione della pena?
La competenza appartiene al giudice dell’esecuzione, salvo i casi in cui l’estinzione consegua direttamente alla liberazione condizionale o all’affidamento in prova al servizio sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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