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Estinzione della pena e recidiva: quando opera?

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell’estinzione della pena, la condizione ostativa della recidiva qualificata opera se la relativa sentenza di condanna diviene irrevocabile durante il decorso del termine, a prescindere da quando sia stato commesso il reato che ha dato luogo a tale recidiva. Il ricorso di un condannato, che sosteneva la necessità che anche il fatto-reato fosse commesso nel medesimo periodo, è stato rigettato, consolidando un’interpretazione letterale della norma.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estinzione della pena e recidiva: la Cassazione chiarisce i limiti

L’istituto dell’estinzione della pena per decorso del tempo, previsto dall’articolo 172 del codice penale, rappresenta un punto di equilibrio tra l’esigenza di certezza della pena e il principio di risocializzazione del condannato. Tuttavia, la sua applicazione può essere impedita da specifiche condizioni, come la recidiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione: affinché la recidiva qualificata impedisca l’estinzione, è sufficiente che la relativa sentenza diventi irrevocabile durante il decorso del termine, anche se il reato sottostante è stato commesso prima dell’inizio di tale periodo. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Un condannato presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione per la rideterminazione della pena, chiedendo che venisse dichiarata l’estinzione di una condanna per il reato di associazione di tipo mafioso. Il termine per l’estinzione era iniziato a decorrere il 4 giugno 2013.

Durante questo periodo, precisamente l’11 agosto 2018, era divenuta irrevocabile un’altra sentenza di condanna a suo carico per appropriazione indebita, un reato commesso nel 2010. In questa seconda sentenza era stata riconosciuta la recidiva reiterata. Il giudice dell’esecuzione rigettava l’istanza, sostenendo che la sopravvenienza di una condanna irrevocabile con recidiva qualificata durante il decorso del termine impedisse l’estinzione della pena precedente, a nulla rilevando che il reato fosse stato commesso prima dell’inizio del termine stesso.

La questione giuridica e la tesi del ricorrente

Il condannato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudizio di maggiore colpevolezza e pericolosità, insito nell’accertamento della recidiva, dovesse riguardare fatti commessi durante il termine di prescrizione della pena, e non prima. Secondo la sua tesi, interpretare diversamente la norma sarebbe contrario alla ratio dell’istituto, che è quella di valutare la condotta del soggetto nel periodo rilevante ai fini dell’estinzione.

La questione giuridica si concentra sull’interpretazione del comma 7 dell’art. 172 c.p., che prevede due diverse ipotesi ostative all’estinzione:
1. La condizione di recidivo qualificato.
2. La commissione, durante il tempo necessario per l’estinzione, di un delitto della stessa indole.

Il ricorrente tentava di applicare il requisito temporale (commissione del reato durante il termine) previsto per la seconda ipotesi anche alla prima.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sull’estinzione della pena

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, aderendo a un’interpretazione letterale e rigorosa della norma. I giudici hanno chiarito che il riferimento temporale “durante il tempo necessario per l’estinzione della pena” è contenuto solo nel secondo periodo del comma 7 dell’art. 172 c.p., quello relativo alla condanna per un delitto della stessa indole. Al contrario, il primo periodo, che disciplina l’ipotesi della recidiva qualificata, non contiene tale specificazione.

La Corte ha affermato che la lettera della legge non prevede che la dichiarazione di recidiva debba avvenire in una sentenza che giudichi fatti-reato commessi durante il decorso del termine. L’unico requisito è che la sentenza che accerta la recidiva diventi irrevocabile in quel lasso di tempo.

Di conseguenza, l’operazione interpretativa proposta dal ricorrente, volta a introdurre un requisito non previsto dalla norma (la commissione del reato nel periodo di estinzione), non trova fondamento nella giurisprudenza di legittimità. La Corte ha quindi dato continuità a un orientamento già espresso in precedenza (sentenza Moussa, n. 5707/2023), ribadendo che, per la recidiva, il momento rilevante è quello dell’accertamento giudiziale definitivo, non quello della commissione del fatto.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio di diritto chiaro e di notevole impatto pratico: ai fini dell’estinzione della pena, la condizione ostativa della recidiva qualificata si realizza quando la sentenza che la accerta diventa irrevocabile durante il decorso del termine, indipendentemente dalla data di commissione del reato che ne è alla base. Questa decisione rafforza un’interpretazione rigorosa delle condizioni che impediscono il beneficio, sottolineando la centralità del momento in cui il giudizio sulla pericolosità del soggetto, cristallizzato nella dichiarazione di recidiva, diventa definitivo.

Perché la recidiva impedisca l’estinzione della pena, è necessario che il reato sia stato commesso durante il decorso del termine di estinzione?
No. Secondo la sentenza, è sufficiente che la sentenza di condanna che accerta la recidiva qualificata diventi irrevocabile durante il decorso di tale termine, a prescindere da quando sia stato commesso il fatto-reato.

Qual è la differenza tra l’ipotesi della recidiva e quella del reato della stessa indole ai fini dell’estinzione della pena?
Per la recidiva, ciò che rileva è che la sentenza diventi irrevocabile durante il termine di estinzione. Per il reato della stessa indole, invece, la norma e l’interpretazione giurisprudenziale richiedono che sia la condanna sia, soprattutto, la commissione del fatto-reato avvengano durante il decorso del termine di estinzione.

Un accertamento di recidiva in una sentenza precedente può essere superato da una successiva?
La sentenza, richiamando un precedente (Figliomeni), suggerisce che un giudizio sulla pericolosità del reo (come la recidiva) può essere rivalutato in un giudizio successivo. Pertanto, una dichiarazione di recidiva antecedente all’inizio del termine di estinzione potrebbe non essere ostativa se la sentenza la cui pena si vuole estinguere aveva escluso, con una valutazione più recente, tale accresciuta pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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