Estinzione del Reato per Prescrizione: Quando un Ricorso Salva dalla Condanna
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nella procedura penale: un ricorso, anche se non accolto nel merito, se non manifestamente infondato può aprire la strada alla declaratoria di estinzione del reato per prescrizione. Questa decisione, la n. 36649 del 2024, dimostra come la corretta impostazione di un’impugnazione sia fondamentale per la difesa dell’imputato, potendo condurre a un esito favorevole anche per motivi procedurali.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Prato. Il ricorrente lamentava, tra i vari motivi, la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche e dei benefici di legge. La difesa sosteneva che il giudice di merito non avesse adeguatamente motivato la sua decisione di negare tali concessioni, producendo un vizio nella sentenza.
La Decisione della Cassazione sull’Estinzione del Reato per Prescrizione
La Suprema Corte, nell’esaminare il ricorso, ha ritenuto che il primo motivo, relativo al vizio di motivazione sulle attenuanti, non fosse manifestamente infondato. Questa valutazione preliminare è stata decisiva. La non manifesta infondatezza del motivo ha permesso di instaurare un valido rapporto processuale di impugnazione.
Una volta aperto il giudizio di legittimità, la Corte ha avuto il potere e il dovere di esaminare tutte le questioni rilevabili d’ufficio, inclusa la prescrizione. Calcolando i termini, i giudici hanno accertato che il reato (una contravvenzione consumatasi il 4 novembre 2018) si era estinto per il decorso del tempo, anche tenendo conto di un periodo di sospensione di 64 giorni previsto dalla normativa emergenziale. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per prescrizione.
Le Motivazioni della Sentenza
La motivazione della Corte si fonda su un consolidato principio di diritto, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 32/2000). Secondo tale orientamento, la presenza di almeno un motivo di ricorso non palesemente infondato rende l’impugnazione ammissibile e consente al giudice di legittimità di rilevare le cause di non punibilità maturate nel frattempo, come la prescrizione.
In altre parole, anche se il motivo di ricorso non dovesse portare all’accoglimento delle richieste di merito dell’imputato, la sua sola esistenza e validità formale ha l’effetto di “aprire le porte” a una valutazione più ampia. Se il ricorso fosse stato giudicato inammissibile in toto, la sentenza di condanna sarebbe diventata definitiva, impedendo alla Corte di dichiarare la prescrizione.
La Corte ha inoltre precisato che l’effetto dell’annullamento era limitato al solo ricorrente, poiché i motivi non erano estensibili a un eventuale coimputato che non aveva presentato ricorso. Questo sottolinea l’importanza dell’iniziativa individuale nel processo di impugnazione.
Conclusioni
Questa sentenza ribadisce una lezione fondamentale per chi opera nel diritto penale: l’importanza strategica della formulazione dei motivi di ricorso. Un’impugnazione ben strutturata, che eviti la scure dell’inammissibilità, può produrre effetti favorevoli per l’imputato anche al di là del merito delle singole doglianze. La declaratoria di estinzione del reato per prescrizione rappresenta l’esito più favorevole in questo contesto, estinguendo la pretesa punitiva dello Stato e cancellando la condanna. Il caso dimostra come la perizia tecnica nella redazione degli atti processuali possa essere altrettanto decisiva quanto la discussione sul merito della colpevolezza.
Cosa succede se un motivo di ricorso in Cassazione non è considerato manifestamente infondato?
Se un motivo di ricorso non è ritenuto manifestamente infondato, si instaura un valido rapporto di impugnazione. Questo permette alla Corte di esaminare d’ufficio anche altre questioni, come l’eventuale estinzione del reato per prescrizione.
Per quale motivo la sentenza di condanna è stata annullata?
La sentenza è stata annullata senza rinvio perché, una volta ammesso il ricorso, la Corte ha rilevato che il termine di prescrizione per il reato contestato era decorso, portando all’estinzione dello stesso.
L’annullamento della sentenza si estende anche al coimputato che non ha fatto ricorso?
No, la decisione della Corte ha specificato che l’annullamento della sentenza per prescrizione si applicava unicamente nei confronti del soggetto che aveva proposto il ricorso, poiché i motivi non erano considerati estensibili al coimputato non ricorrente.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36649 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 36649 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/09/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 05/07/2023 del TRIBUNALE di PRATO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che il primo motivo del ricorso proposto da NOME COGNOME, ch deduce il vizio di motivazione in relazione alla mancata applicazione d circostanze attenuanti generiche e dei benefici di legge, non è manifestam infondato, sicché, potendosi instaurare un valido rapporto di impugnazione ( Sez. U, n. 32 del 22/11/2000, D. L., Rv. 217266), occorre prendere a dell’intervenuta prescrizione della contestata contravvenzione, consumatasi novembre 2018, anche considerando la sospensione di 64 giorni prevista dall’ 83, comma 4, D.L. 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla L. aprile 2020, n. 27;
conseguentemente, la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio nei confronti del solo ricorrente, non essendo i motivi estensibili al coimputa ricorrente, per essere il reato estinto per prescrizione.
P. Q. M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di NOME COGNOME per essere il reato estinto per prescrizione.
Così deciso in Roma, il 13 settembre 2024.