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Estinzione del reato: morte dell’imputato e processo

Un soggetto, condannato in appello per coltivazione di canapa, ricorre in Cassazione sostenendo la liceità della sua condotta. Durante il processo, l’imputato decede. La Corte di Cassazione, accertata la morte, dichiara l’estinzione del reato e annulla la sentenza di condanna senza rinvio, poiché l’evento morte prevale sull’analisi del merito del ricorso.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estinzione del Reato per Morte: La Cassazione Annulla la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20339 del 2024, ha affrontato un caso che, pur originando da una contestazione legata alla coltivazione di canapa, si è concluso con una pronuncia di natura puramente processuale. La vicenda mette in luce un principio cardine del nostro ordinamento: l’estinzione del reato a seguito della morte dell’imputato, evento che impone la chiusura del procedimento penale. Questo principio prevale sull’esame del merito dei motivi di ricorso, a meno che non emerga con evidenza la totale innocenza dell’accusato.

I Fatti del Processo

Il procedimento trae origine dalla condanna di un individuo per la coltivazione di canapa, in violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990). La Corte d’Appello di Torino aveva confermato la responsabilità penale, riformando parzialmente la sentenza di primo grado solo per la concessione del beneficio della non menzione. I giudici di merito avevano escluso che la coltivazione potesse rientrare nell’ambito della liceità previsto dalla Legge n. 242/2016, che disciplina la produzione di canapa per scopi industriali e alimentari, a causa di una percentuale di THC superiore ai limiti consentiti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato aveva presentato ricorso alla Suprema Corte basandosi su tre motivi principali:

1. Violazione di legge: Si contestava l’errata interpretazione della Legge n. 242/2016. Secondo la difesa, la coltivazione era finalizzata alla produzione di alimenti e l’eventuale superamento della soglia di THC poteva derivare da fattori naturali indipendenti dalla volontà del coltivatore, attivando così una causa di non punibilità.
2. Vizio procedurale: Si lamentava che i giudici di merito avessero indebitamente valorizzato il silenzio mantenuto dall’imputato durante le indagini preliminari, violando i suoi diritti difensivi garantiti dalla Costituzione e dalla CEDU.
3. Vizio di motivazione: La motivazione della sentenza d’appello veniva ritenuta illogica e contraddittoria per non aver considerato la documentazione relativa all’acquisto di sementi lecite, che avrebbe dovuto comprovare la finalità legale della coltivazione.

L’Epilogo: L’Estinzione del Reato per Decesso dell’Imputato

Durante la pendenza del giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il decesso dell’imputato, avvenuto il 4 marzo 2024 e documentato dalla difesa. Di fronte a questa circostanza, lo stesso Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha richiesto l’annullamento della sentenza impugnata proprio per l’estinzione del reato dovuta alla morte del reo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha accolto la richiesta, basando la sua decisione sull’articolo 129 del codice di procedura penale. Questa norma impone al giudice di dichiarare d’ufficio l’esistenza di una causa di estinzione del reato in ogni stato e grado del processo. La morte dell’imputato è una delle principali cause di estinzione e ha carattere pregiudiziale: la sua constatazione impedisce al giudice di procedere all’esame del merito del ricorso.

L’unica eccezione a questa regola si verifica quando, dall’analisi degli atti, emerga in modo evidente e inconfutabile che l’imputato doveva essere prosciolto per ragioni di merito (ad esempio, perché il fatto non sussiste o perché non lo ha commesso). In questo caso, la formula di proscioglimento, più favorevole, prevarrebbe sulla dichiarazione di estinzione. Tuttavia, nel caso di specie, la Cassazione ha ritenuto che dalle sentenze di merito non emergessero elementi per una simile pronuncia. Di conseguenza, ha applicato la regola generale.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento senza rinvio della condanna. Ciò significa che la decisione è definitiva: la condanna viene cancellata e il processo si chiude permanentemente. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: la responsabilità penale è strettamente personale e non può sopravvivere alla morte della persona accusata. Pertanto, l’accertamento del decesso dell’imputato ha l’effetto di paralizzare l’azione penale e di estinguere il reato, rendendo superfluo ogni ulteriore approfondimento sulle questioni giuridiche sollevate dal ricorso.

Cosa succede a una condanna penale se l’imputato muore durante il processo di appello in Cassazione?
Il reato viene dichiarato estinto. Di conseguenza, la Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna senza rinviarla a un altro giudice, chiudendo definitivamente il caso.

Perché la Corte di Cassazione non ha esaminato i motivi del ricorso relativi alla legge sulla canapa?
La morte dell’imputato rappresenta una causa di estinzione del reato che, per legge, deve essere dichiarata immediatamente. Questo impedisce al giudice di valutare il merito della questione, a meno che non ci sia prova evidente dell’innocenza dell’imputato, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

Cosa significa esattamente ‘annullamento senza rinvio’ in questo contesto?
Significa che la decisione della Corte di Cassazione è finale. La sentenza di condanna della Corte d’Appello è stata cancellata in modo definitivo e il procedimento penale è terminato. Non ci sarà un nuovo processo sulla vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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