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Espulsione straniero stupefacenti: obbligo di motiva

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per spaccio di stupefacenti limitatamente alla mancata applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione. Secondo la Corte, il giudice di merito ha errato nell’omettere di motivare la decisione di non disporre l’espulsione straniero stupefacenti, nonostante la presenza di evidenti indici di pericolosità sociale degli imputati, come precedenti penali e irregolarità sul territorio nazionale. La sentenza è stata rinviata per un nuovo esame sul punto.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Straniero Stupefacenti: Quando il Giudice Deve Motivare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reati legati agli stupefacenti commessi da cittadini stranieri. La decisione chiarisce che il giudice, pur avendo un margine di discrezionalità, non può semplicemente ignorare la misura di sicurezza dell’espulsione straniero stupefacenti quando sussistono elementi che indicano una concreta pericolosità sociale dell’imputato. La mancata motivazione su questo punto specifico costituisce un vizio della sentenza che ne determina l’annullamento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello avverso una sentenza del Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP). Quest’ultimo aveva condannato due cittadini stranieri per il reato continuato di spaccio di sostanze stupefacenti, commesso in concorso tra loro per un periodo di oltre un anno. Nonostante la condanna, il GUP aveva omesso di disporre la misura di sicurezza dell’espulsione dal territorio dello Stato a pena espiata, prevista dall’articolo 86 del Testo Unico Stupefacenti.

Il Procuratore ha contestato questa omissione, evidenziando come dalla stessa sentenza emergessero chiari indicatori di pericolosità sociale a carico di entrambi gli imputati:

* Uno degli imputati era già stato denunciato per reati analoghi, mentre l’altro aveva a carico plurime condanne specifiche.
* Le modalità dello spaccio erano state descritte come “strutturate”, con una frequenza quasi settimanale e protratte per circa un anno.
* Entrambi risultavano irregolari sul territorio nazionale: uno era destinatario di decreti di espulsione, l’altro di un rifiuto del permesso di soggiorno.
* Entrambi avevano numerosi precedenti di polizia per detenzione e spaccio di stupefacenti e altri reati.

A fronte di questi elementi, l’assenza di una qualsiasi valutazione sulla misura di sicurezza dell’espulsione è stata ritenuta una violazione di legge.

La Decisione e l’obbligo di motivazione sull’espulsione straniero stupefacenti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno sottolineato come il giudice di merito, di fronte a una condanna per i reati previsti dall’art. 73 del T.U. Stupefacenti, abbia il dovere di valutare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione.

Il punto cruciale della decisione non risiede nell’obbligatorietà automatica della misura, ma nell’obbligo del giudice di motivare la sua scelta. Se il giudice ritiene che, nonostante la condanna, l’imputato non sia socialmente pericoloso e che quindi l’espulsione non debba essere disposta, deve esplicitarlo nella sentenza, fornendo adeguate ragioni a sostegno della sua conclusione. Nel caso di specie, questa motivazione era completamente assente.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il principio secondo cui il giudice non può esimersi dal valutare la pericolosità sociale dell’imputato straniero condannato per spaccio. Gli elementi evidenziati dal Procuratore (precedenti, irregolarità del soggiorno, modalità del reato) erano già contenuti nella sentenza impugnata e costituivano indici significativi che avrebbero imposto una valutazione esplicita.

L’omessa statuizione sulla misura di sicurezza dell’espulsione rappresenta, quindi, un vizio di legittimità. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza, ma solo limitatamente a questo punto. Ha rinviato il caso al GUP del Tribunale di provenienza, in diversa persona fisica, affinché proceda a un nuovo giudizio specificamente volto a decidere se applicare o meno la misura di sicurezza, fornendo una congrua motivazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la lotta al traffico di stupefacenti si avvale anche di strumenti preventivi come l’espulsione straniero stupefacenti. La condanna penale, infatti, non è l’unico esito del processo. Per i cittadini stranieri, la legge prevede una misura di sicurezza finalizzata a prevenire la reiterazione di reati sul territorio nazionale. La decisione se applicarla o meno è affidata al giudice, ma non si tratta di un potere arbitrario. È una valutazione che deve essere ancorata a elementi concreti e, soprattutto, deve essere sempre e chiaramente motivata. L’omissione di questa valutazione e della relativa motivazione rende la sentenza incompleta e soggetta ad annullamento.

Un giudice è sempre obbligato a disporre l’espulsione di un cittadino straniero condannato per spaccio di stupefacenti?
No, non è un automatismo. Il giudice ha il dovere di valutare la pericolosità sociale del condannato. Può decidere di non disporre l’espulsione, ma deve spiegare nella sentenza le ragioni per cui ritiene che tale pericolosità non sussista.

Cosa succede se il giudice non si pronuncia sulla misura di sicurezza dell’espulsione?
Se il giudice omette di decidere e motivare in merito all’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione, la sentenza è viziata. Può essere impugnata, come in questo caso, e la Corte di Cassazione può annullarla limitatamente a tale omissione, ordinando un nuovo giudizio su quel punto specifico.

L’annullamento della sentenza sulla mancata espulsione cancella anche la condanna per il reato?
No. Nel caso esaminato, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo “limitatamente alla omessa statuizione” sulla misura di sicurezza. Ha dichiarato invece “irrevocabile l’affermazione di responsabilità degli imputati”, il che significa che la condanna per il reato di spaccio è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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