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Espulsione straniero: quando non si applica la misura

La Corte di Cassazione ha stabilito che la misura di sicurezza dell’espulsione straniero dopo una condanna non è automatica. Un cittadino rumeno, condannato per truffa aggravata e falso per aver fittiziamente intestato a sé numerosi veicoli, non è stato espulso. Il Procuratore ha fatto ricorso, sostenendo la sua pericolosità sociale. La Cassazione ha respinto il ricorso, sottolineando che l’espulsione è una misura discrezionale. Il giudice di merito può non applicarla se, pur in presenza di una condotta grave, non ravvisa una concreta probabilità che l’imputato commetta nuovi reati, bilanciando elementi come la confessione e la gravità del fatto.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Straniero: la Discrezionalità del Giudice sulla Pericolosità Sociale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31858/2024) affronta un tema cruciale: l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione straniero dal territorio dello Stato a seguito di una condanna penale. La decisione chiarisce che tale misura non è automatica, ma richiede una valutazione attenta e motivata della pericolosità sociale del condannato, lasciando un margine di discrezionalità al giudice.

I Fatti: Truffa Aggravata e Intestazione Fittizia di Veicoli

Il caso riguarda un cittadino di nazionalità rumena condannato dal Tribunale di Cremona per i reati di falso e truffa aggravata ai danni dello Stato. L’imputato aveva agito come ‘prestanome’, inducendo in errore l’ufficio ACI PRA di Cremona sulla proprietà di ben ventitré autovetture. Aveva creato un’impresa individuale fittizia per il commercio di veicoli, intestandosi falsamente i mezzi. Questa condotta, oltre a configurare una truffa per il mancato versamento dei tributi, permetteva a terzi di utilizzare i veicoli senza che questi fossero a loro riconducibili, eludendo il sistema di tracciabilità. Per questi fatti, l’uomo è stato condannato a una pena di tre anni e sei mesi di reclusione.

Il Ricorso del Procuratore: La Mancata Applicazione della Misura di Sicurezza

Nonostante la condanna, il Tribunale non aveva disposto la misura di sicurezza dell’espulsione straniero a pena espiata, prevista dall’art. 235 del codice penale per condanne superiori a due anni. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando proprio questa omissione.

Secondo il ricorrente, la pericolosità sociale dell’imputato emergeva chiaramente dalla stessa motivazione della sentenza di condanna. Gli elementi a sostegno erano molteplici: l’uso di un’impresa fittizia, il ruolo di prestanome che lo rendeva un punto di riferimento per attività illecite, e il fatto che alcuni dei veicoli fossero stati segnalati in uso a persone senza patente o utilizzati per commettere reati. A parere del Procuratore, questi indicatori avrebbero dovuto obbligare il giudice a disporre l’allontanamento dal territorio nazionale.

La Decisione della Cassazione e la Natura Discrezionale della Misura

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice di primo grado. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: la misura di sicurezza dell’espulsione prevista dall’art. 235 c.p. è facoltativa, non obbligatoria.

Il Dovere di Motivazione del Giudice

La Corte ha precisato che il giudice può disporre l’espulsione solo se, sulla base di una motivazione logica e congrua, accerta in concreto la sussistenza della pericolosità sociale del condannato, ossia la probabilità che egli commetta nuovi reati. La Cassazione ha poi analizzato due orientamenti interpretativi sul dovere del giudice di motivare la mancata applicazione della misura:

1. Un primo indirizzo sostiene che la non applicazione implica una valutazione negativa sulla pericolosità, che non necessita di motivazione esplicita.
2. Un secondo orientamento, preferito dalla Corte in questa sentenza, afferma che se la motivazione della condanna contiene già indicatori di pericolosità, la mancata applicazione dell’espulsione può essere criticata per illogicità.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Rigettato

Nel caso specifico, la Cassazione non ha riscontrato alcuna manifesta illogicità nella decisione del Tribunale. Il giudice di merito aveva sì evidenziato elementi negativi come la durata e l’insidiosità della condotta illecita (utilizzati per quantificare la pena), ma aveva anche valorizzato un elemento di segno opposto: la confessione resa dall’imputato, che aveva portato alla concessione delle attenuanti generiche.

La Corte ha concluso che i caratteri negativi della condotta, pur rilevanti per la determinazione della pena, non costituiscono di per sé una prova inequivocabile di pericolosità sociale. Non emergeva una ‘frattura logica manifesta’ tra la descrizione dei fatti e la decisione implicita di non ritenere l’imputato socialmente pericoloso. In altre parole, la gravità del reato non si traduce automaticamente in un giudizio di futura pericolosità che imponga l’espulsione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma l’importanza della valutazione caso per caso nell’applicazione delle misure di sicurezza. L’espulsione straniero non è una conseguenza automatica di una condanna, anche se grave. Il giudice deve compiere un bilanciamento tra gli elementi a carico e quelli a favore dell’imputato, motivando la sua decisione in modo coerente. La pronuncia sottolinea che solo una palese illogicità tra le premesse della sentenza e la mancata applicazione della misura può portare a una censura in sede di legittimità. Si tratta di una garanzia che assicura che una misura così incisiva sulla vita di una persona non venga applicata in modo meccanico, ma solo a fronte di un accertamento concreto e ponderato del rischio di recidiva.

L’espulsione dello straniero condannato è sempre obbligatoria?
No, la sentenza chiarisce che la misura di sicurezza dell’espulsione prevista dall’art. 235 cod. pen. è facoltativa. La sua applicazione è lasciata alla valutazione discrezionale del giudice di merito.

Cosa deve valutare il giudice per disporre l’espulsione?
Il giudice deve accertare, con una motivazione adeguata e logica, la concreta ‘pericolosità sociale’ del condannato, definita come la probabilità che egli commetta nuovi reati in futuro.

Se il giudice non applica l’espulsione, deve sempre spiegare il perché?
Non sempre in modo esplicito. Tuttavia, la sentenza afferma che se dalla motivazione emergono chiari indicatori di pericolosità sociale, la mancata applicazione della misura può essere contestata per illogicità. Nel caso specifico, però, la presenza di elementi positivi (come la confessione) ha reso la decisione del giudice non illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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