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Espulsione straniero: quando non si applica la misura

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Procuratore Generale contro la mancata applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione straniero nei confronti di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha stabilito che tale misura non è automatica, ma richiede una valutazione concreta della pericolosità sociale del soggetto. Sebbene la motivazione non fosse esplicita, la Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di merito fosse implicitamente fondata su elementi come la concessione di attenuanti e la riqualificazione del reato, indicativi di un giudizio di non pericolosità.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Straniero: La Pericolosità Sociale Va Sempre Valutata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5845/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure di sicurezza: l’espulsione straniero dal territorio dello Stato a seguito di una condanna non è mai una conseguenza automatica. Questa decisione sottolinea la necessità per il giudice di condurre una valutazione attenta e concreta della pericolosità sociale del condannato, anche quando la motivazione non è espressa in modo esplicito ma si desume da altri elementi della sentenza. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Processo

Un cittadino straniero veniva condannato dal GUP del Tribunale di Cremona per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, i fatti riguardavano la detenzione a fini di spaccio di hashish e, in misura minore, di cocaina. Il giudice, a seguito di rito abbreviato, riconosceva il reato più grave nella detenzione di hashish e riqualificava il fatto relativo alla cocaina come di lieve entità (ex art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90). Applicando le attenuanti generiche e il vincolo della continuazione, la pena finale inflitta era di 2 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a 5000 euro di multa.

Tuttavia, nella sentenza di condanna, il giudice ometteva di disporre la misura di sicurezza dell’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, prevista dall’art. 86 del D.P.R. 309/90. Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Brescia, ritenendo tale omissione una violazione di legge, proponeva ricorso per cassazione, lamentando la mancata applicazione della misura e l’assenza di motivazione sulle ragioni che avrebbero potuto giustificarla.

La Questione Legale: L’Espulsione Straniero è Automatica?

Il cuore della questione sottoposta alla Corte di Cassazione riguarda l’obbligatorietà della misura di sicurezza dell’espulsione. Il Procuratore ricorrente sosteneva che, in presenza dei presupposti di legge (una condanna per reati specifici e un precedente penale), il giudice avrebbe dovuto disporla. La difesa implicita del provvedimento impugnato, invece, si basa su un’interpretazione della norma che non la considera una sanzione automatica.

La Corte Suprema ha dovuto quindi stabilire se la mancata applicazione dell’espulsione, in assenza di una spiegazione esplicita, costituisca un vizio della sentenza tale da giustificarne l’annullamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, ritenendolo infondato. Gli Ermellini hanno chiarito che, già a partire dalla storica sentenza della Corte Costituzionale n. 58 del 1995, l’art. 86 del Testo Unico Stupefacenti è stato dichiarato parzialmente incostituzionale nella parte in cui prevedeva l’obbligo per il giudice di disporre l’espulsione senza un previo accertamento della concreta pericolosità sociale del condannato.

Di conseguenza, qualsiasi misura di sicurezza che incide sulla libertà personale, come l’espulsione, richiede sempre una valutazione discrezionale del giudice. Tale valutazione deve basarsi sui parametri indicati dall’art. 133 del codice penale, che includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.

Le Motivazioni

Il punto cruciale della motivazione della Cassazione risiede nel concetto di “motivazione implicita”. La Corte ha osservato che, sebbene il giudice di primo grado non avesse dedicato un paragrafo specifico a spiegare perché non applicava l’espulsione, la sua valutazione di assenza di pericolosità sociale emergeva chiaramente da altri elementi presenti nella sentenza. Quali?

1. Riqualificazione del reato: Aver considerato il fatto legato alla cocaina come di lieve entità è un primo indice di una valutazione di minor disvalore della condotta.
2. Concessione delle attenuanti generiche: Il giudice le ha concesse valorizzando la giovane età dell’imputato, la sua sostanziale incensuratezza (un precedente per tentato furto era stato estinto con la messa alla prova) e il suo comportamento processuale. Questi elementi sono incompatibili con un giudizio di elevata pericolosità sociale.
3. Coerenza complessiva: L’intero tessuto argomentativo della sentenza di condanna, volto a mitigare la pena e a riconoscere elementi positivi nella personalità dell’imputato, funge da fondamento, seppur implicito, per la scelta di non disporre una misura così afflittiva come l’espulsione.

In sostanza, la Cassazione afferma che la giustificazione per la mancata adozione della misura di sicurezza può trovare un “implicito ma inequivoco fondamento” nelle valutazioni personologiche già effettuate dal giudice per definire la pena.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio di garanzia: nessuna misura restrittiva della libertà personale può essere applicata in modo automatico. L’espulsione straniero non fa eccezione. Il giudice ha il dovere di valutare caso per caso la reale pericolosità del soggetto, e tale valutazione, anche se non esplicitata in una sezione dedicata, può essere validamente desunta dal complesso della motivazione. La decisione della Cassazione promuove un approccio al diritto penale più attento alla persona e meno formalistico, dove il giudizio complessivo sulla responsabilità e sulla personalità dell’imputato guida tutte le decisioni sanzionatorie, comprese le misure di sicurezza.

L’espulsione dello straniero condannato per reati di droga è sempre obbligatoria?
No. A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, l’espulsione non è più una misura automatica. Il giudice deve sempre accertare in concreto la sussistenza della pericolosità sociale del condannato prima di poterla disporre.

Cosa deve valutare il giudice prima di disporre l’espulsione come misura di sicurezza?
Il giudice deve valutare la pericolosità sociale del condannato basandosi sui parametri dell’art. 133 del codice penale. Questi includono la gravità del reato commesso e la capacità a delinquere del reo, desumibile da fattori come i precedenti penali, il comportamento e le condizioni di vita.

La mancata motivazione esplicita sulla non espulsione rende la sentenza illegittima?
Non necessariamente. Come chiarito dalla Corte di Cassazione in questa sentenza, la motivazione può essere anche implicita. Se dal complesso della sentenza (ad esempio, dalla concessione di attenuanti o dalla riqualificazione del reato) emerge chiaramente una valutazione di non pericolosità sociale, la mancata spiegazione esplicita non costituisce un vizio che porta all’annullamento del provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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