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Espulsione straniero: quando è legittima? Analisi

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del provvedimento di espulsione straniero come misura alternativa alla detenzione, rigettando il ricorso di un cittadino del Gambia. La decisione si fonda sulla comprovata pericolosità sociale del soggetto, desunta dalla sua presenza irregolare, assenza di mezzi di sostentamento e numerosi precedenti penali. La Corte ha inoltre stabilito che le generiche allegazioni su un presunto rischio di persecuzione nel Paese d’origine non sono sufficienti a bloccare l’espulsione, soprattutto quando lo Stato in questione, come il Gambia, è ufficialmente classificato come “Paese sicuro”.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Straniero: la Cassazione fissa i paletti tra pericolosità e Paese sicuro

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema dell’espulsione straniero come misura alternativa alla detenzione, offrendo chiarimenti cruciali sui criteri di valutazione della pericolosità sociale e sull’onere della prova riguardo ai rischi nel Paese di origine. La pronuncia analizza il caso di un cittadino espulso verso il Gambia, bilanciando le esigenze di sicurezza dello Stato con il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo.

I Fatti del Caso: L’Opposizione all’Ordine di Espulsione

Il caso trae origine dal ricorso di un cittadino straniero contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma. Quest’ultimo aveva confermato la sua espulsione, disposta in alternativa alla detenzione, ritenendolo socialmente pericoloso. I giudici di merito avevano basato la loro valutazione su tre elementi principali: l’ingresso irregolare in Italia, la mancanza di mezzi leciti di sostentamento e le numerose condanne per reati gravi.

L’interessato si era opposto alla misura, sostenendo che l’espulsione verso il suo Paese d’origine, il Gambia, lo avrebbe esposto a un grave rischio per la violazione dei diritti civili. A sostegno della sua tesi, affermava che la sua famiglia apparteneva a un gruppo di oppositori politici e allegava un rapporto di Amnesty International e una sentenza del Tribunale di Genova. Tuttavia, il Tribunale di Sorveglianza aveva ritenuto queste allegazioni del tutto indimostrate.

La Decisione della Corte di Cassazione e la questione dell’espulsione dello straniero

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità dell’ordinanza impugnata. L’analisi della Corte si è concentrata su due aspetti fondamentali: la correttezza della valutazione sulla pericolosità sociale e l’adeguatezza delle prove fornite riguardo al rischio di persecuzione.

La Valutazione della Pericolosità Sociale

I giudici di legittimità hanno innanzitutto validato il ragionamento del Tribunale di Sorveglianza. La pericolosità sociale del ricorrente era stata correttamente desunta da un quadro complessivo che includeva non solo i numerosi e gravi delitti commessi, ma anche la sua condizione di irregolarità sul territorio nazionale e l’assenza di un’attività lavorativa lecita. La Corte ha inoltre respinto la doglianza secondo cui non era stata verificata la mancanza di un titolo di soggiorno, specificando che tale informazione era stata acquisita dalla Questura e non era mai stata contestata dall’interessato.

Il Rischio nel Paese d’Origine e il concetto di “Paese Sicuro”

Il punto centrale della sentenza riguarda la valutazione del rischio in caso di rientro in Gambia. La Corte ha sottolineato come il ricorrente non avesse fornito alcuna prova concreta a sostegno delle sue affermazioni. Le allegazioni sulla famiglia composta da oppositori politici sono rimaste generiche e non dimostrate.

Inoltre, la Corte ha ampliato l’analisi alla situazione generale del Gambia, evidenziando che le informazioni più recenti, reperibili anche da fonti aperte, descrivono un Paese con un regime democratico, dove si sono tenute elezioni, la pena di morte è stata abrogata e non si segnalano atti di persecuzione o tortura. A rafforzare questa conclusione, la Cassazione ha richiamato un dato normativo decisivo: l’inserimento ufficiale del Gambia, da parte del Ministero degli Affari Esteri, nell’elenco dei cosiddetti “Paesi sicuri”. Questa classificazione, rilevante ai fini delle domande di protezione internazionale, rende corretta e giustificata l’esclusione di un rischio generalizzato di violazione dei diritti umani che possa ostacolare l’espulsione.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio che, sebbene il giudice abbia il dovere di verificare l’esistenza di cause ostative all’espulsione, spetta all’interessato un onere di allegazione specifica e concreta. Non è sufficiente evocare un rischio generico, ma occorre fornire elementi di prova che dimostrino una situazione di pericolo personale e attuale. Nel caso di specie, le prove fornite (un rapporto di Amnesty datato e una sentenza relativa ad altro caso) non sono state ritenute sufficienti a superare le evidenze più recenti sulla situazione del Gambia. La qualifica di “Paese sicuro” ha ulteriormente rafforzato la conclusione del Tribunale, creando una presunzione di sicurezza che il ricorrente non è riuscito a scalfire. La Corte ha anche notato che l’individuo non aveva mai richiesto protezione internazionale in Italia, un ulteriore elemento che indeboliva la sua pretesa di essere un perseguitato politico.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che l’espulsione straniero è una misura legittima quando la pericolosità sociale del soggetto è accertata sulla base di elementi concreti e oggettivi. Per opporsi efficacemente a tale misura invocando il rischio di persecuzione, non basta fare riferimento a situazioni politiche generali, ma è necessario allegare e provare un pericolo specifico e personale. Infine, la classificazione di uno Stato come “Paese sicuro” da parte delle autorità italiane assume un peso determinante nel giudizio, invertendo di fatto l’onere della prova a carico di chi sostiene di rischiare persecuzioni in caso di rimpatrio.

Quando è considerata legittima l’espulsione di uno straniero come alternativa alla detenzione?
L’espulsione è considerata legittima quando viene accertata la pericolosità sociale del soggetto sulla base di plurimi profili, come la presenza irregolare sul territorio, l’assenza di mezzi di sostentamento e la commissione di numerosi e gravi delitti.

Cosa deve dimostrare uno straniero per evitare l’espulsione a causa di rischi nel suo Paese d’origine?
Lo straniero deve fornire allegazioni specifiche e prove concrete per dimostrare l’esistenza di una situazione di rischio personale, ad esempio provando che la sua famiglia è composta da oppositori politici o che egli stesso è soggetto a un pericolo specifico. Non sono sufficienti allegazioni generiche sulla situazione politica del Paese.

Che valore ha la classificazione di un Paese come “Paese sicuro” in un procedimento di espulsione?
La classificazione ufficiale di un Paese come “sicuro” da parte del Ministero degli Affari Esteri è un elemento rilevante che rafforza la legittimità dell’espulsione. Rende corretta e giustificata l’esclusione di situazioni di rischio generalizzato che potrebbero ostare al rimpatrio, a meno che l’interessato non fornisca prove concrete di un pericolo specifico e personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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