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Espulsione Straniero: omissione misura di sicurezza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza per non aver deciso sulla misura di sicurezza dell’espulsione straniero condannato per reati di droga. Anche se il giudice aveva riconosciuto la pericolosità dell’imputato per altri fini, non ha effettuato la valutazione specifica richiesta dalla legge per l’espulsione. La Corte ha ribadito che tale omissione deve essere contestata con ricorso per cassazione e non con appello, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione sul punto.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Straniero: Obbligo di Valutazione Specifica per il Giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8623 del 2024, torna su un tema cruciale: l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione straniero condannato per reati legati agli stupefacenti. La pronuncia chiarisce che il giudice di merito non può esimersi da una valutazione specifica e motivata sulla pericolosità sociale dell’imputato ai fini di tale misura, anche se ne ha già discusso per altri aspetti della sentenza. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino straniero condannato dal Tribunale di Bergamo, a seguito di giudizio abbreviato, per cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. La pena inflitta era di 9 mesi di reclusione e 1.600 euro di multa. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando che il Tribunale, pur avendo evidenziato in motivazione la concreta pericolosità dell’imputato (con precedenti specifici, una condanna irrevocabile recente e un nuovo arresto a breve distanza), aveva omesso di applicare la misura di sicurezza dell’espulsione dal territorio dello Stato, prevista dall’art. 86 del d.P.R. 309/90 (Testo Unico Stupefacenti).

La Questione Procedurale e di Merito sull’Espulsione Straniero

La difesa dell’imputato sosteneva che il ricorso fosse inammissibile, suggerendo che lo strumento corretto per contestare l’omissione fosse l’appello al tribunale di sorveglianza. La Cassazione ha respinto questa tesi, richiamando una precedente e fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 38810 del 2022). Questo precedente ha stabilito che la sentenza di condanna, anche emessa con rito abbreviato, che omette di pronunciarsi sulla misura di sicurezza dell’espulsione, è impugnabile direttamente con ricorso per cassazione.

Superato l’ostacolo procedurale, la Corte si è concentrata sul merito. Il problema centrale era che il giudice di primo grado, pur avendo descritto ampiamente gli elementi indicativi della pericolosità del soggetto (abitualità dell’attività di spaccio, precedenti, recidiva), lo aveva fatto solo per giustificare il diniego delle attenuanti generiche e per escludere la particolare tenuità del fatto. Mancava, tuttavia, una valutazione finalizzata specificamente a decidere se applicare o meno la misura dell’espulsione.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha ricordato che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 58 del 1995, l’espulsione straniero prevista dall’art. 86 non è più una conseguenza automatica della condanna. Il giudice ha l’obbligo di accertare in concreto la sussistenza della pericolosità sociale dell’imputato. Questa valutazione deve essere autonoma e specifica, basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale.

Nel caso in esame, le considerazioni sulla pericolosità, sebbene presenti in sentenza, erano state espresse per finalità diverse (valutazione della pena, attenuanti, etc.). Secondo la Suprema Corte, questo non è sufficiente. Il giudice deve condurre un’analisi esplicita e mirata a stabilire se, all’esito del percorso criminale e della personalità dell’imputato, sussista un concreto pericolo di reiterazione di reati che giustifichi l’applicazione della misura di sicurezza. L’omissione di questo specifico passaggio motivazionale costituisce un vizio della sentenza che ne impone l’annullamento.

Conclusioni: L’Obbligo di Valutazione Specifica

La decisione riafferma un principio fondamentale: la valutazione sulla pericolosità sociale ai fini dell’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione deve essere un capitolo autonomo e specifico della motivazione della sentenza. Non è possibile ‘prendere in prestito’ considerazioni fatte per altri fini, come la commisurazione della pena. Il giudice deve esplicitamente porsi la domanda sulla necessità della misura e fornire una risposta motivata. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto dell’omessa statuizione sulla misura di sicurezza, rinviando gli atti alla Corte di appello di Brescia per un nuovo giudizio su questo specifico aspetto.

Se un giudice omette di decidere sull’espulsione di uno straniero condannato per droga, qual è il rimedio corretto?
Secondo la sentenza, basandosi su un precedente delle Sezioni Unite, il rimedio corretto è il ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 608 del codice di procedura penale, e non l’appello al tribunale di sorveglianza.

L’espulsione dello straniero condannato per reati di droga è automatica?
No. A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale del 1995, l’espulsione non è più automatica. Il giudice deve sempre accertare in concreto la sussistenza della pericolosità sociale della persona condannata prima di poter applicare tale misura di sicurezza.

Il giudice può usare le stesse argomentazioni per negare le attenuanti e per omettere la decisione sull’espulsione?
No. La sentenza chiarisce che la valutazione sulla pericolosità sociale ai fini dell’espulsione deve essere specifica e autonoma. Le considerazioni fatte per altri scopi (come negare le attenuanti generiche o affermare la recidiva) non sono sufficienti a coprire l’obbligo di motivare esplicitamente sulla misura di sicurezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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