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Espulsione sostitutiva: quando è legittima? Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di una espulsione sostitutiva di una pena pecuniaria nei confronti di un cittadino straniero. La decisione si fonda sulla valutazione della pericolosità e del concreto rischio di fuga dell’imputato, elementi desunti dai suoi precedenti penali e dalla pregressa inottemperanza a provvedimenti di allontanamento. Secondo la Corte, una motivazione anche sintetica è sufficiente, purché logica ed esauriente nel dimostrare tali presupposti.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Sostitutiva: Quando la Pericolosità Giustifica l’Allontanamento

L’espulsione sostitutiva rappresenta uno strumento cruciale nel diritto dell’immigrazione, consentendo al giudice di sostituire una pena pecuniaria o detentiva con l’allontanamento dello straniero dal territorio nazionale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una motivazione adeguata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 9224/2025) ha fornito importanti chiarimenti sui presupposti necessari, sottolineando il ruolo decisivo della pericolosità sociale e del rischio di fuga dell’individuo.

Il Caso: Dalla Condanna alla Controversia sulla Motivazione

Il caso analizzato riguardava un cittadino straniero condannato in primo grado a una multa di trentamila euro per la violazione dell’art. 14, comma 5-quater del Testo Unico sull’Immigrazione. Il Giudice di pace aveva disposto la sostituzione della pena pecuniaria con l’espulsione dal territorio nazionale per una durata di cinque anni. La decisione era stata confermata anche in appello.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente giustificato la decisione di applicare l’espulsione sostitutiva, omettendo di verificare l’assenza di ostacoli all’immediata esecuzione e di valutare concretamente il rischio di fuga, limitandosi a un generico riferimento ai precedenti penali.

La Questione Giuridica: I Limiti dell’Espulsione Sostitutiva

Il cuore della controversia risiede nei criteri che il giudice deve seguire per disporre l’espulsione in luogo della pena. La difesa ha sostenuto che tale misura è subordinata a una valutazione approfondita, che tenga conto anche della vita familiare dell’individuo e della proporzionalità della sanzione, in linea con la normativa europea.

La normativa nazionale ed europea, infatti, prevede che l’espulsione non possa essere una conseguenza automatica della condanna. Il giudice ha il dovere di motivare la sua scelta, spiegando perché ritiene che l’imputato rappresenti un pericolo e perché esista un concreto rischio che si sottragga alla procedura di rimpatrio. La semplice esistenza di precedenti penali, senza un’analisi specifica, potrebbe non essere sufficiente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: Validità della Motivazione Sintetica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Pur riconoscendo la necessità di una motivazione sui presupposti dell’espulsione, i giudici supremi hanno stabilito che la valutazione del giudice d’appello, sebbene sintetica, era completa e priva di illogicità.

Il giudice di merito aveva correttamente evidenziato che l’imputato, oltre ad essere stato identificato con certezza, non aveva ottemperato a precedenti provvedimenti di espulsione. La Corte ha sottolineato come la decisione si basasse su elementi concreti:

1. I precedenti penali e giudiziari: Il certificato penale dell’imputato riportava condanne per reati gravi, tra cui rapina ed evasione, oltre a violazioni specifiche delle norme sull’immigrazione.
2. Il rischio di fuga: La pregressa inottemperanza agli ordini di allontanamento e la natura dei reati commessi sono stati considerati indicatori affidabili della volontà dell’individuo di sottrarsi alla giustizia e alle procedure di rimpatrio.

La Corte ha concluso che la pericolosità del ricorrente e il concreto rischio di fuga erano stati adeguatamente valorizzati. Questi due elementi, valutati insieme, costituivano una base solida e sufficiente per giustificare la misura dell’espulsione sostitutiva, rendendo la motivazione del giudice d’appello, seppur concisa, pienamente legittima.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione dell’espulsione sostitutiva richiede una valutazione giudiziale non meramente formale. Tuttavia, chiarisce anche che la motivazione non deve essere prolissa per essere valida. Se il giudice ancora la sua decisione a elementi fattuali precisi, come la gravità dei precedenti penali e un comportamento pregresso che dimostri un concreto rischio di fuga, la sua valutazione è da considerarsi corretta, anche se espressa in modo sintetico. La decisione, quindi, assegna un peso determinante alla pericolosità sociale e alla propensione dell’individuo a sottrarsi alla legge come criteri guida per l’applicazione di questa severa misura.

Quando un giudice può sostituire una multa con l’espulsione per un cittadino straniero?
Il giudice può disporre l’espulsione sostitutiva quando ritiene che sussistano i presupposti di legge, in particolare quando valuta la pericolosità dell’individuo e un concreto rischio che questi si dia alla fuga per sottrarsi alla procedura di rimpatrio.

È sufficiente una motivazione sintetica per giustificare l’espulsione sostitutiva?
Sì, secondo la Corte di Cassazione una motivazione può essere anche sintetica, a condizione che sia esauriente, non manifestamente illogica e basata su elementi concreti, come i precedenti penali e il comportamento pregresso dell’imputato.

Quali elementi sono decisivi per valutare il ‘rischio di fuga’ che giustifica l’espulsione?
Elementi decisivi sono i precedenti penali e giudiziari (specialmente per reati come l’evasione), e soprattutto la circostanza che l’imputato non abbia già ottemperato in passato a precedenti provvedimenti di espulsione e allontanamento, dimostrando una tendenza a sottrarsi alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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