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Espulsione sanzione sostitutiva: non per chi è ai domiciliari

Un cittadino straniero, già in detenzione domiciliare sostitutiva, si è visto negare la possibilità di accedere all’espulsione come sanzione sostitutiva. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38183/2024, ha confermato la decisione, precisando che tale misura ha lo scopo di ridurre il sovraffollamento carcerario e, pertanto, si applica unicamente ai soggetti detenuti in un istituto penitenziario, non a coloro che già beneficiano di misure alternative alla detenzione.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Sanzione Sostitutiva: Non Applicabile per Chi è Già ai Domiciliari

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 38183 del 2024, ha affrontato un’importante questione relativa all’applicazione dell’espulsione sanzione sostitutiva. Questa misura, pensata per i cittadini stranieri, non può essere concessa a chi sta già scontando la propria pena in detenzione domiciliare sostitutiva. La decisione ribadisce che il presupposto fondamentale per accedere a tale beneficio è lo stato di detenzione in un istituto penitenziario, poiché la ratio della norma è quella di alleggerire il sovraffollamento carcerario.

Il Caso in Esame

Un cittadino straniero, condannato a una pena detentiva, stava scontando la stessa in regime di detenzione domiciliare sostitutiva. Tramite il suo difensore, ha presentato ricorso avverso la decisione del Tribunale di Sorveglianza che aveva dichiarato inammissibile la sua richiesta di espulsione dal territorio nazionale come sanzione sostitutiva della pena.

La difesa sosteneva che la detenzione domiciliare sostitutiva dovesse essere considerata, a tutti gli effetti, equiparabile alla reclusione in carcere. Di conseguenza, secondo il ricorrente, sussistevano le condizioni per applicare l’espulsione, in quanto la pena sostitutiva avrebbe la stessa natura di quella sostituita.

L’Espulsione Sanzione Sostitutiva e i Suoi Limiti

Il Tribunale di Sorveglianza prima, e la Corte di Cassazione poi, hanno rigettato questa interpretazione. La Suprema Corte ha chiarito la natura e la finalità dell’istituto previsto dall’art. 16, comma 5, del d.lgs. 286/1998.

L’espulsione in questione è qualificata come una “misura alternativa alla detenzione atipica”, con una natura prevalentemente amministrativa. Il suo scopo principale non è quello di risocializzare il condannato, ma di attuare una politica di deflazione carceraria. In pratica, lo Stato rinuncia alla pretesa punitiva (sospesa per dieci anni) in cambio dell’immediato allontanamento dello straniero, evitando così di aggravare il problema del sovraffollamento nelle prigioni.

Condizione Essenziale: Lo Stato di Detenzione

La Cassazione ha sottolineato che il presupposto indispensabile per poter beneficiare di questa misura è che il soggetto si trovi in stato di detenzione “in carcere”. La norma è stata scritta proprio per offrire una via d’uscita dal circuito penitenziario a stranieri irregolari condannati a pene inferiori ai due anni per reati non particolarmente gravi.

Un soggetto che si trova già in detenzione domiciliare, anche se di tipo “sostitutivo”, non è più nel circuito carcerario. Pertanto, l’esigenza di deflazione che giustifica l’espulsione viene meno. In questi casi, prevale la finalità di reinserimento sociale, seppur attuata tramite una misura alternativa al carcere, rispetto all’obiettivo di svuotare le prigioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato il ricorso considerandolo infondato. I giudici hanno affermato che la richiesta di espulsione sanzione sostitutiva non può essere accolta quando il condannato è già in esecuzione di una pena al di fuori del carcere. Richiamando la propria giurisprudenza consolidata (tra cui le sentenze n. 43855/2019 e n. 518/2003), la Corte ha ribadito che l’esigenza di deflazione carceraria è recessiva rispetto alla finalità di reinserimento sociale per chi già beneficia di una misura alternativa.

Il condannato in detenzione domiciliare sostitutiva non è un soggetto “recluso” e, di conseguenza, è estraneo alla logica e alla finalità della norma sull’espulsione. La Corte ha inoltre giudicato inconferente il richiamo del ricorrente ad altre sentenze, poiché relative a contesti normativi e fattuali differenti, specificando che l’equiparazione tra pena sostitutiva e pena detentiva non può estendersi fino a ignorare il presupposto fattuale dello stato di detenzione in carcere richiesto dalla legge.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la sentenza conferma un principio chiaro e rigoroso: l’espulsione come sanzione sostitutiva è uno strumento eccezionale, strettamente legato alla necessità di gestire l’emergenza del sovraffollamento carcerario. Non può essere trasformata in un diritto generalizzato per tutti i condannati stranieri, ma rimane confinata a coloro che sono effettivamente detenuti in un istituto di pena. Chi è già stato ammesso a una misura alternativa, come la detenzione domiciliare, ha già lasciato il circuito penitenziario e non rientra più nel campo di applicazione di questa specifica norma.

Uno straniero che sconta la pena in detenzione domiciliare sostitutiva può chiedere l’espulsione come sanzione sostitutiva?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questa misura è destinata esclusivamente ai soggetti detenuti in carcere, poiché il suo scopo principale è ridurre il sovraffollamento penitenziario.

Qual è la finalità principale dell’espulsione come sanzione sostitutiva?
La finalità è quella di “deflazione carceraria”, ovvero diminuire la popolazione all’interno delle prigioni allontanando dal territorio nazionale gli stranieri (non appartenenti all’UE e irregolari) che devono scontare pene brevi.

La detenzione domiciliare sostitutiva è equiparabile alla detenzione in carcere ai fini dell’espulsione?
No. Ai fini dell’applicazione dell’espulsione come sanzione sostitutiva, la Corte ha chiarito che chi si trova in detenzione domiciliare non è considerato “recluso” e, pertanto, non rientra nelle condizioni previste dalla legge per beneficiare della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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