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Espulsione sanzione alternativa: inammissibile ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro l’ordinanza di espulsione sanzione alternativa. I giudici hanno stabilito che i timori di ritorsione nel paese d’origine, basati su una conversione religiosa, erano ipotetici e astratti, e quindi insufficienti a bloccare il provvedimento. L’appello è stato ritenuto un tentativo di riesaminare il merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione Sanzione Alternativa: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’espulsione sanzione alternativa è uno strumento giuridico che consente di sostituire la parte finale di una pena detentiva con l’allontanamento di un cittadino straniero dal territorio italiano. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i limiti dell’impugnazione di tale provvedimento, stabilendo che un ricorso basato su timori generici e non provati è destinato all’inammissibilità. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, condannato e detenuto, si vedeva applicare dal Magistrato di Sorveglianza la misura dell’espulsione come sanzione alternativa alla pena residua. L’uomo si opponeva a questa decisione davanti al Tribunale di Sorveglianza, il quale però rigettava la sua opposizione.

Contro quest’ultima decisione, il condannato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge. Sosteneva che i giudici non avessero adeguatamente considerato i suoi progressi nel percorso di rieducazione e, soprattutto, un aspetto molto delicato: l’avvio di un percorso di conversione alla religione cattolica. A suo dire, questo fatto lo avrebbe esposto a un grave rischio per la sua incolumità e per i suoi diritti fondamentali una volta rientrato nel suo Paese d’origine, il Marocco.

La Decisione della Corte sull’Espulsione Sanzione Alternativa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici supremi hanno osservato che il Tribunale di Sorveglianza aveva, in realtà, esaminato attentamente tutti gli elementi portati dalla difesa. La decisione impugnata aveva dato conto delle ragioni per cui l’opposizione era stata respinta, ribadendo la correttezza dell’applicazione dell’istituto dell’espulsione.

Il punto cruciale è che il ricorso, nella sua sostanza, non denunciava un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, un’operazione che non è permessa in sede di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione delle leggi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni pilastri argomentativi molto chiari:

1. Valutazione dei Timori come Ipotetici e Astratti: Il ricorrente aveva segnalato ‘timori’ di ritorsioni nel suo paese. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che questi timori erano stati correttamente valutati dal Tribunale di Sorveglianza come ‘ipotetici ed astratti’. Non era stato fornito alcun riscontro concreto o elemento di prova che potesse trasformare una mera supposizione in un rischio reale e attuale. La sola affermazione di una conversione religiosa, senza ulteriori dettagli, non è sufficiente.

2. Presenza di Legami Familiari: Al contrario dei timori astratti, un dato concreto valorizzato dai giudici di merito era la presenza di legami familiari del condannato nel suo paese d’origine. Questo elemento è stato considerato rilevante nel bilanciamento complessivo degli interessi.

3. Limiti del Giudizio di Cassazione: La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale. Il ricorso per Cassazione non può essere utilizzato per sollecitare una ‘diversa e alternativa lettura’ delle prove e dei fatti già esaminati dai giudici di merito. Se il giudice di grado inferiore ha fornito una motivazione logica e coerente con la legge, la Corte Suprema non può sostituire la propria valutazione a quella precedente.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio cruciale in materia di espulsione sanzione alternativa: per contestare efficacemente tale misura, non basta addurre paure generiche o situazioni personali non supportate da prove concrete. I timori di persecuzione o di rischio per la propria incolumità devono essere fondati su elementi oggettivi e riscontrabili. In assenza di tali prove, e qualora la decisione del giudice di merito sia adeguatamente motivata, il ricorso in Cassazione si scontra con il muro dell’inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sufficiente dichiarare di temere per la propria sicurezza per bloccare un’espulsione come sanzione alternativa?
No, secondo questa ordinanza, i timori di ritorsione o pericolo devono essere supportati da elementi concreti e riscontrabili. Timori definiti ‘ipotetici ed astratti’, senza alcuna prova a sostegno, non sono sufficienti per impedire l’espulsione.

Il ricorso in Cassazione può servire a far riesaminare i fatti del caso?
No, la Corte di Cassazione non è un giudice di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei tribunali di grado inferiore. Un ricorso che chiede semplicemente una nuova e diversa valutazione delle prove già esaminate è considerato inammissibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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