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Espulsione e patteggiamento: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20364/2024, ha annullato l’ordine di espulsione emesso nell’ambito di un patteggiamento per traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la misura di sicurezza dell’espulsione richiede una motivazione specifica e concreta sulla pericolosità sociale dell’individuo, non essendo sufficiente un generico richiamo. La decisione chiarisce anche l’inammissibilità di una richiesta di sostituzione della pena non inclusa nell’accordo di espulsione e patteggiamento.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione e Patteggiamento: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20364/2024) interviene su un tema delicato che intreccia il diritto penale, la procedura e le norme sull’immigrazione: l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione e patteggiamento. La Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale: l’espulsione dello straniero condannato, anche a seguito di patteggiamento, non può essere automatica ma deve fondarsi su una motivazione concreta e specifica circa la sua pericolosità sociale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal G.i.p. del Tribunale di Macerata. L’imputato aveva concordato con il Pubblico Ministero una pena per il delitto di detenzione e trasporto di un’ingente quantità di hashish. Oltre all’applicazione della pena concordata, il giudice aveva disposto l’espulsione dell’imputato a pena espiata e rigettato la sua richiesta di sostituire la pena detentiva con la detenzione domiciliare.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando due vizi principali:
1. La totale assenza di motivazione riguardo alla disposta espulsione, basata su un generico riferimento alla sua pericolosità.
2. Il carattere solo apparente della motivazione con cui era stata respinta la richiesta di sostituzione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Motivazione dell’Espulsione

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali su entrambi i punti sollevati dalla difesa.

Il Primo Motivo: la Carenza di Motivazione sull’Espulsione

La Suprema Corte ha ritenuto fondata la doglianza relativa al difetto di motivazione per l’ordine di espulsione. Gli Ermellini hanno ribadito un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui l’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, prevista come misura di sicurezza dall’art. 86 del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), può essere applicata con la sentenza di patteggiamento solo a seguito di un accertamento concreto e motivato della pericolosità sociale dello straniero.

Un semplice e laconico richiamo alla pericolosità dell’imputato, come avvenuto nel caso di specie, è stato giudicato del tutto insufficiente. La Corte ha sottolineato che i parametri per valutare la pericolosità sociale ai fini di una misura di sicurezza non coincidono perfettamente con quelli per il pericolo di reiterazione del reato che giustificano una misura cautelare. Pertanto, il giudice non può limitarsi a rinviare a provvedimenti precedenti, ma deve condurre una valutazione autonoma e specifica.

Il Secondo Motivo: l’Inammissibilità della Sostituzione della Pena nel Patteggiamento

La Cassazione ha invece dichiarato manifestamente infondato il secondo motivo di ricorso. È stato chiarito che, nel rito del patteggiamento, la possibilità di sostituire la pena detentiva con una sanzione diversa deve essere parte integrante dell’accordo processuale tra l’imputato e il Pubblico Ministero.

La logica del patteggiamento è inversa a quella del giudizio ordinario: le parti conoscono già l’entità della pena e, se desiderano una sua sostituzione, devono includerla nel loro accordo. Una richiesta unilaterale, avanzata dall’imputato dopo la conclusione del patto, non può essere accolta dal giudice, il quale non ha altra alternativa che ratificare l’accordo o rigettarlo in toto. Pertanto, il ricorso su questo punto è stato ritenuto inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su una distinzione netta tra la natura dell’accordo di patteggiamento e l’esercizio del potere discrezionale del giudice. Per quanto riguarda l’espulsione, essa è una misura di sicurezza che incide profondamente sui diritti della persona. La sua applicazione richiede un vaglio giurisdizionale rigoroso, che si traduce in un obbligo di motivazione rafforzato. Non basta la gravità del reato per desumere automaticamente la pericolosità sociale; il giudice deve esaminare elementi concreti legati alla personalità del condannato e al suo contesto di vita.

Per la sostituzione della pena, invece, la logica è pattizia. Le recenti riforme (d.lgs. 150/2022) hanno rafforzato questa impostazione, prevedendo che le disposizioni sulla sostituzione della pena si applicano solo quando vi è un accordo tra le parti. Se l’accordo non prevede la sostituzione, il giudice non può intervenire d’ufficio né accogliere una richiesta tardiva e unilaterale, poiché ciò altererebbe l’equilibrio dell’accordo stesso.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla disposta espulsione, rinviando il caso al Tribunale di Macerata per un nuovo giudizio sul punto, che dovrà essere supportato da una congrua motivazione. Ha invece dichiarato inammissibile il resto del ricorso. Questa sentenza riafferma due principi cardine:
1. L’applicazione di una misura di sicurezza grave come l’espulsione esige sempre una motivazione specifica e non può essere una conseguenza automatica della condanna, nemmeno in caso di patteggiamento.
2. Il patteggiamento è un accordo tra le parti e le richieste che esulano da tale accordo, come la sostituzione della pena, non possono trovare ingresso se non sono state preventivamente concordate.

Può un giudice disporre l’espulsione di uno straniero con un patteggiamento senza una motivazione specifica?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’espulsione dello straniero a pena espiata, essendo una misura di sicurezza, deve essere supportata da un accertamento previo e motivato della concreta pericolosità sociale dello straniero, non essendo sufficiente un generico riferimento.

È possibile chiedere la sostituzione della pena detentiva dopo aver concluso un accordo di patteggiamento?
No. Secondo la sentenza, la sostituzione della pena può essere applicata dal giudice del patteggiamento solo se tale sostituzione è stata oggetto dell’accordo tra l’imputato e il pubblico ministero. Una richiesta unilaterale non inclusa nel patto processuale è inammissibile.

Qual è la differenza tra la pericolosità che giustifica una misura cautelare e quella per una misura di sicurezza come l’espulsione?
La sentenza chiarisce che i parametri non sono del tutto coincidenti. La pericolosità per una misura cautelare è legata al pericolo di reiterazione del reato, mentre quella per una misura di sicurezza come l’espulsione richiede una valutazione più ampia e concreta della probabilità che l’individuo commetta nuovi reati in futuro, basata su specifici elementi fattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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