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Espulsione dello straniero: quando la motivazione è nulla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7344/2024, ha annullato la misura di sicurezza dell’espulsione dello straniero poiché la Corte d’Appello aveva completamente omesso di motivare sulla sua effettiva pericolosità sociale. Sono stati invece dichiarati inammissibili gli altri motivi di ricorso relativi alla configurabilità del reato di estorsione e al calcolo della pena.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione dello Straniero: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 7344 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure di sicurezza: l’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, prevista dall’art. 235 c.p., non è una conseguenza automatica della condanna, ma richiede una valutazione specifica e motivata sulla pericolosità sociale del soggetto. Nel caso di specie, la totale assenza di motivazione da parte del giudice d’appello su questo punto ha portato all’annullamento della misura con rinvio per un nuovo esame.

I fatti del processo

L’imputato era stato condannato in primo e in secondo grado per una serie di reati, tra cui tentata rapina, lesioni e, in particolare, estorsione. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’uomo aveva tenuto condotte minatorie e violente nei confronti del gestore di un supermercato, culminate nel danneggiamento della sua autovettura e nella successiva sottrazione di merce dal negozio per un valore di 20 euro, senza pagare, approfittando dello stato di intimidazione della vittima. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, concedendo un’attenuante e rideterminando la pena, ma confermando la misura di sicurezza dell’espulsione.

L’analisi della Corte di Cassazione e la decisione

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali: un presunto errore nella valutazione delle prove per il reato di estorsione, un’errata quantificazione dell’aumento di pena per la continuazione tra i reati e, infine, la mancanza di motivazione sulla misura di sicurezza dell’espulsione.

Il rigetto dei motivi su estorsione e calcolo della pena

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i primi due motivi. Riguardo all’estorsione, i giudici hanno chiarito che il ricorso mirava a una nuova valutazione dei fatti (come le immagini di videosorveglianza), operazione non consentita in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e coerente, avendo collegato il danneggiamento dell’auto e l’atteggiamento intimidatorio con la successiva sottrazione della merce.
Anche il motivo sul calcolo della pena è stato giudicato infondato, in quanto la Corte territoriale si era correttamente attenuta ai principi stabiliti dalle Sezioni Unite, secondo cui l’aumento di pena per i reati ‘satellite’ (meno gravi) può essere minimo e non richiede una motivazione analitica quando la pena base per il reato più grave è fissata al minimo edittale.

L’accoglimento del motivo sull’espulsione dello straniero

Di tutt’altro avviso è stata la Corte sul terzo motivo. I giudici hanno constatato che la Corte d’Appello, pur avendo dato atto del motivo di gravame presentato dalla difesa, aveva completamente omesso di fornire una qualsiasi motivazione sulla necessità di applicare la misura di sicurezza dell’espulsione dello straniero. Questo silenzio ha rappresentato una violazione di legge, determinando l’annullamento della sentenza su questo specifico punto.

Le motivazioni: l’obbligo di motivare sulla pericolosità

La decisione si fonda su un principio consolidato: l’espulsione prevista dall’art. 235 c.p., nel caso di condanna alla reclusione per un tempo superiore a due anni, è una misura di sicurezza personale di carattere facoltativo. Ciò significa che il giudice non può applicarla automaticamente, ma deve compiere una valutazione discrezionale. Questo giudizio deve basarsi sulla verifica, attraverso un’adeguata motivazione, della sussistenza della pericolosità sociale del condannato. Il giudice deve spiegare perché ritiene che la permanenza dello straniero nel territorio dello Stato costituisca un pericolo per la sicurezza pubblica. L’assenza totale di argomentazioni su questo aspetto cruciale rende la decisione illegittima. Se, al contrario, il giudice non applica la misura, si considera implicita una valutazione negativa sulla pericolosità.

Le conclusioni: le implicazioni della sentenza

La sentenza ribadisce che le misure che incidono sulla libertà personale e sul diritto di soggiorno, anche quando previste come conseguenza di una condanna, non possono mai essere svuotate del loro fondamento sostanziale. Il giudice ha il dovere di esplicitare le ragioni che lo portano a ritenere un individuo socialmente pericoloso, non potendo limitarsi a un’applicazione meccanica della norma. L’annullamento con rinvio impone ora a un’altra sezione della Corte d’Appello di riesaminare il punto, fornendo quella motivazione che era mancata e valutando in concreto se, nel caso specifico, l’imputato presenti ancora i requisiti di pericolosità sociale tali da giustificare il suo allontanamento dal territorio nazionale.

È possibile contestare in Cassazione la ricostruzione dei fatti del giudice di merito?
No, in sede di legittimità non è possibile richiedere una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. La Corte di Cassazione può sindacare solo la manifesta illogicità, contraddittorietà o totale assenza della motivazione, non la sua persuasività.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato l’aumento di pena per i reati ‘satellite’ in continuazione?
No. Secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza ‘Pizzone’), se la pena base per il reato più grave è fissata nel minimo edittale e l’aumento per i reati satellite è di entità esigua, l’obbligo di motivazione si attenua, poiché si presume implicitamente una valutazione complessiva degli elementi del reato.

L’espulsione dello straniero come misura di sicurezza è automatica in caso di condanna?
No. La sentenza chiarisce che l’espulsione dello straniero condannato a più di due anni di reclusione è una misura di sicurezza facoltativa. Il giudice deve applicarla solo dopo aver verificato, con adeguata e specifica motivazione, la concreta pericolosità sociale del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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