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Espulsione dello straniero: la valutazione del giudice

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione dello straniero, anche a fronte di una condanna significativa, non costituisce un errore se il giudice di merito ha implicitamente valutato l’assenza di una specifica pericolosità sociale. Il ricorso del Procuratore Generale, che lamentava l’omessa applicazione della misura nonostante la gravità dei fatti, è stato rigettato, confermando la natura facoltativa e discrezionale della decisione del giudice.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Espulsione dello Straniero: Quando la Mancata Applicazione è Legittima

L’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione dello straniero dal territorio nazionale a seguito di una condanna penale è un tema complesso, che bilancia esigenze di sicurezza pubblica e discrezionalità del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su questo punto, stabilendo che la mancata applicazione di tale misura non è automaticamente un errore, anche in presenza di elementi che suggerirebbero una certa pericolosità sociale del condannato. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Condanna e il Ricorso del Procuratore

Il caso trae origine dalla condanna di un cittadino straniero da parte del Tribunale di Firenze, pronunciata in sede di giudizio abbreviato. A seguito della condanna, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Il cuore della doglianza risiedeva nel fatto che il giudice di primo grado, pur riconoscendo la gravità della condotta dell’imputato e negandogli le attenuanti generiche, aveva omesso di applicare la misura di sicurezza dell’espulsione dal territorio dello Stato, prevista dall’art. 235 del codice penale.

La Posizione della Procura: Espulsione dello Straniero e Pericolosità Sociale

Secondo il Procuratore ricorrente, la decisione del Tribunale era illogica. Da un lato, il giudice aveva evidenziato elementi indicativi della pericolosità sociale del soggetto, come lo stato di irregolarità sul territorio nazionale, precedenti per reati contro il patrimonio e l’assenza di qualsiasi legame stabile (lavorativo o sociale) con lo Stato. Dall’altro lato, però, non aveva tratto la conseguenza logica di disporre l’allontanamento dal Paese come misura di sicurezza. In sostanza, si contestava una contraddizione tra la valutazione negativa sulla persona del condannato e la mancata adozione di una misura volta a neutralizzarne la futura pericolosità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, ritenendolo infondato. La decisione si basa su un consolidato orientamento giurisprudenziale che interpreta la natura e le condizioni di applicabilità della misura di sicurezza in questione.

Le Motivazioni: La Valutazione Implicita del Giudice

Il punto centrale della motivazione della Cassazione risiede nella natura facoltativa dell’espulsione dello straniero come misura di sicurezza. La legge, in particolare l’art. 235 c.p., stabilisce che, nel caso di condanna alla reclusione per un tempo superiore a due anni, il giudice può ordinare l’espulsione.

L’uso del verbo “può” indica che non si tratta di un automatismo, ma di una scelta discrezionale del giudice. Tale scelta deve essere fondata su un presupposto fondamentale: l’accertamento, tramite adeguata motivazione, della concreta pericolosità sociale del condannato. La Corte ha chiarito un aspetto fondamentale: se il giudice applica la misura, deve spiegare perché ritiene il soggetto socialmente pericoloso. Al contrario, se non la applica, si deve presumere che abbia compiuto una valutazione negativa su tale pericolosità. In altre parole, la mancata applicazione dell’espulsione contiene in sé una valutazione implicita di non sussistenza dei presupposti per adottarla. Non è quindi necessario che il giudice scriva esplicitamente “non applico la misura perché non ritengo il soggetto pericoloso”; la sua omissione è di per sé sufficiente a manifestare questa valutazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce il potere discrezionale del giudice di merito nella valutazione della pericolosità sociale ai fini dell’applicazione di misure di sicurezza facoltative. Le conclusioni che possiamo trarre sono principalmente due:

1. Nessun Automatismo: La condanna di uno straniero, anche a una pena superiore a due anni di reclusione, non comporta automaticamente la sua espulsione. È sempre necessario un giudizio sulla sua attuale pericolosità sociale.
2. Valore della Valutazione Implicita: La mancata adozione della misura di espulsione equivale a una decisione motivata, seppur implicitamente. Il silenzio del giudice sul punto viene interpretato come una scelta consapevole di non ritenere sussistente la pericolosità richiesta dalla norma, chiudendo la porta a ricorsi basati sulla mera omissione di tale misura.

L’espulsione dello straniero è una misura automatica dopo una condanna penale?
No, la sentenza chiarisce che l’espulsione prevista dall’art. 235 c.p. è una misura di sicurezza personale di carattere facoltativo, la cui applicazione è lasciata alla valutazione discrezionale del giudice.

Cosa significa se il giudice non applica la misura di sicurezza dell’espulsione?
Significa che, secondo la Corte, il giudice ha implicitamente ritenuto non sussistente la specifica pericolosità sociale del condannato, che è il presupposto necessario per poter applicare tale misura. La mancata applicazione è considerata una valutazione negativa implicita.

È necessario che il giudice motivi esplicitamente perché non applica l’espulsione?
No, secondo questa sentenza non è necessario. Mentre l’applicazione della misura richiede una motivazione esplicita sulla pericolosità sociale, la sua mancata applicazione è considerata una scelta legittima che non necessita di una specifica giustificazione scritta, in quanto la valutazione negativa è ritenuta implicita nella decisione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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