L’Espulsione Amministrativa di fronte ai Reati Familiari: La Decisione della Cassazione
Il delicato equilibrio tra la tutela dei legami familiari e la necessità di garantire la sicurezza pubblica è al centro di una recente pronuncia della Corte di Cassazione. La sentenza in esame affronta il tema dell’espulsione amministrativa come misura alternativa alla detenzione per un cittadino straniero condannato per un grave reato: i maltrattamenti in famiglia. La decisione chiarisce quando la gravità della condotta criminale può superare le tutele previste per chi ha legami familiari nel nostro Paese.
I Fatti del Caso: Condanna per Maltrattamenti e Ordine di Allontanamento
Il caso riguarda un cittadino straniero condannato in via definitiva a una pena di quattro anni e tre mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia. Le vittime del suo comportamento erano l’ex compagna e il figlio minore. A seguito della condanna, il Tribunale di Sorveglianza ha disposto nei suoi confronti l’espulsione dal territorio nazionale come misura alternativa alla detenzione in carcere. Contro questa decisione, l’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, presumibilmente facendo leva sulla presenza del figlio in Italia come ostacolo all’espulsione.
I Limiti Generali all’Espulsione
La normativa italiana, in particolare il Testo Unico sull’Immigrazione (d.lgs. 286/1998), prevede specifici limiti all’espulsione. L’articolo 19 vieta, di norma, l’allontanamento di stranieri che hanno stretti legami familiari in Italia, come la convivenza con il coniuge o parenti entro il secondo grado di nazionalità italiana. La giurisprudenza ha esteso questa tutela anche alla convivenza stabile (more uxorio) con un cittadino italiano. Questi limiti si applicano anche quando l’espulsione è configurata come una misura alternativa alla detenzione.
La Valutazione del Tribunale e la legittimità dell’espulsione amministrativa
Il Tribunale, pur con una motivazione sintetica, ha ritenuto che nel caso specifico sussistessero le condizioni per derogare a tali limiti e procedere con l’espulsione amministrativa. La decisione si è basata su tre elementi cruciali:
1. La Gravità del Reato: La condanna riguardava un reato di particolare allarme sociale, i maltrattamenti, commesso proprio ai danni dei familiari che avrebbero dovuto costituire il legame protetto dalla legge (l’ex compagna e il figlio).
2. La Sospensione della Potestà Genitoriale: Al condannato era stata sospesa la potestà genitoriale, un fatto che indebolisce significativamente il legame giuridico e affettivo con il figlio, rilevante ai fini della valutazione.
3. La Mancanza di Prova sulla Presenza del Figlio: Non era stata fornita alcuna prova concreta che il figlio minore si trovasse ancora stabilmente in Italia.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità del ragionamento del Tribunale. I giudici supremi hanno sottolineato che la valutazione del Tribunale, sebbene concisa, era completa e logica. È stato evidenziato come la sussistenza di una condanna per un reato così grave, perpetrato all’interno del nucleo familiare, costituisca un elemento preponderante nella valutazione comparativa degli interessi in gioco. La tutela dell’ordine pubblico e la prevenzione di ulteriori reati possono, in circostanze come questa, prevalere sul diritto del singolo alla permanenza sul territorio nazionale basato su legami familiari ormai compromessi dalla sua stessa condotta criminale. La mancanza di prove sulla presenza del figlio in Italia ha rappresentato un ulteriore fattore decisivo, rendendo di fatto astratta l’argomentazione sulla tutela del legame genitoriale.
Le Conclusioni
Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la tutela contro l’espulsione per chi ha legami familiari in Italia non è assoluta. Di fronte a reati di particolare gravità, specialmente se commessi a danno degli stessi familiari, l’ordinamento può ritenere prevalente l’interesse della collettività alla sicurezza. La decisione di disporre una espulsione amministrativa deve essere sempre frutto di un’attenta ponderazione di tutti gli elementi del caso concreto, ma la condotta del singolo e le sue conseguenze giuridiche, come la sospensione della potestà genitoriale, possono legittimamente portare all’allontanamento dal territorio dello Stato.
È possibile disporre l’espulsione di un cittadino straniero che ha parenti stretti in Italia?
Sì, è possibile in determinate circostanze. Sebbene la legge tuteli i legami familiari, questa protezione non è assoluta. Come stabilito dalla sentenza, una condanna per reati gravi, in particolare se commessi contro i familiari stessi, può giustificare l’espulsione come misura alternativa alla detenzione.
Una condanna per maltrattamenti in famiglia può giustificare un’espulsione amministrativa?
Sì. La sentenza chiarisce che una condanna per un reato grave come i maltrattamenti in famiglia, commesso ai danni dell’ex compagna e del figlio minore, è una ragione sufficiente per ritenere legittima l’espulsione, in quanto la condotta criminale dimostra una pericolosità sociale che prevale sulla tutela del legame familiare.
Che ruolo gioca la sospensione della potestà genitoriale nella decisione di espulsione?
La sospensione della potestà genitoriale gioca un ruolo decisivo. Secondo la Corte, questo provvedimento indebolisce il legame giuridico e fattuale tra il genitore e il figlio, riducendo il peso del vincolo familiare nella valutazione comparativa tra il diritto dello straniero a rimanere in Italia e l’interesse pubblico alla sicurezza.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 29933 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 29933 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 30/05/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME CASA
COGNOME NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente
Sul ricorso proposto da:
– Relatore –
RITENUTO IN FATTO
Sent. n. sez. 1938/2025
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il regime dell’espulsione amministrativa contempla una serie di limiti all’adozione della misura, previsti dall’art. 19, commi 1 e 2, d.lgs. 25 luglio 1998, n 286, e pacificamente applicabili anche all’espulsione quale misura alternativa alla detenzione. Tra le situazioni che impediscono l’adozione del provvedimento espulsivo Ł compresa la convivenza con parenti entro il secondo grado o con il coniuge di nazionalità italiana, cui in via interpretativa si equipara la convivenza more uxorio con un cittadino italiano, e del convivente di fatto al coniuge, ai fini dell’esercizio delle facoltà previste dall’ordinamento penitenziario, operata dall’art. 1, comma 38, della citata legge (Sez. 1, n. 16385 del 15/03/2019, Chigri, Rv. 276184; Sez. 1, n. 44182 del 27/06/2016, Zagoudi, Rv. 268038).
3.Nel caso di specie, il Tribunale, seppure con motivazione sintetica, ha dato sufficiente conto delle ragioni per le quali ha ritenuto la sussistenza delle condizioni di cui all’art. 16, comma 5, d. lgs. n. 286 del 1998; si Ł, in particolare, sottolineato come il XXXXXX sia stato condannato alla pena di quattro anni e tre mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia commesso ai danni dell’ex compagna e del figlio minore;il Tribunale ha anche evidenziato come al XXXXXX fosse stata sospesa la potestà genitoriale e come, in ogni caso, non fosse stata fornita alcuna prova della permanenza in Italia del figlio minore.
Alla luce delle considerazioni che precedono, l’impugnazione deve essere rigettata. Il rigetto del ricorso postula la condanna al pagamento delle spese.
IN CASO DI DIFFUSIONE DEL PRESENTE PROVVEDIMENTO OMETTERE LE GENERALITA’ E GLI ALTRI DATI IDENTIFICATIVI A NORMA DELL’ART. 52 D.LGS. 196/03 E SS.MM.
Il Consigliere estensore NOME COGNOME