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Esposizione alla pubblica fede e videosorveglianza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. La Corte ribadisce che la presenza di telecamere di videosorveglianza non esclude l’aggravante della esposizione alla pubblica fede, in quanto strumento utile all’identificazione postuma e non a impedire il reato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esposizione alla pubblica fede: le telecamere bastano a evitarla?

L’installazione di sistemi di videosorveglianza è sempre più diffusa in negozi e luoghi pubblici come deterrente contro i furti. Ma la loro sola presenza è sufficiente a escludere l’aggravante del furto commesso su cose esposte alla pubblica fede? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna sul tema, fornendo un chiarimento fondamentale e consolidando un orientamento giurisprudenziale preciso.

Il Caso in Esame: Furto e Identificazione tramite Video

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per furto aggravato, confermata sia in primo grado dal Tribunale sia in appello. L’imputato era stato condannato a due anni di reclusione e mille euro di multa per aver sottratto beni esposti in un esercizio commerciale. La sua identificazione era avvenuta grazie a una combinazione di elementi: le dichiarazioni dettagliate della persona offesa, la presenza di tatuaggi evidenti e, soprattutto, le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza del locale.

I Motivi del Ricorso: Identità e Aggravante contestate

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Incertezza sull’identità: Sosteneva una presunta violazione di legge dovuta a dubbi sulla sua effettiva identificazione come autore del reato.
2. Insussistenza dell’aggravante: Contestava l’applicazione dell’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede (art. 625, n. 7 c.p.), argomentando che la presenza di un sistema di videosorveglianza avrebbe dovuto escluderla.

La Videosorveglianza e l’Aggravante di Esposizione alla Pubblica Fede

Il punto centrale della decisione della Cassazione riguarda il secondo motivo di ricorso. La giurisprudenza di legittimità è costante nel ritenere che la circostanza aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede non è esclusa dalla mera esistenza di un sistema di videosorveglianza. Il ragionamento della Corte è lineare: le telecamere sono uno strumento di ausilio per la successiva individuazione degli autori del reato, ma non sono, di per sé, idonee a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminosa. Solo una sorveglianza ‘specificamente efficace’ nell’impedire la sottrazione del bene può portare all’esclusione dell’aggravante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi. Per quanto riguarda il primo motivo, relativo all’identità, i giudici lo hanno ritenuto generico e una semplice riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ricorda che un ricorso non può limitarsi a ripetere le stesse doglianze senza muovere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata. Nel caso specifico, l’identificazione era stata supportata da prove solide e convergenti.

Sul secondo e più rilevante motivo, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato. Ha spiegato che un sistema di videosorveglianza passiva, che si limita a registrare gli eventi, non costituisce una forma di custodia continua e impeditiva del reato. Affinché l’aggravante venga meno, sarebbe necessaria una sorveglianza attiva e in tempo reale, in grado di intervenire per bloccare il furto mentre si sta compiendo. Le telecamere, nella maggior parte dei casi, offrono una tutela solo successiva, facilitando le indagini, ma non prevenendo l’offesa al patrimonio.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un principio di notevole importanza pratica per commercianti e cittadini. Installare telecamere di sicurezza è un’utile misura per la repressione dei reati, ma non è sufficiente a far venir meno l’aggravante legata all’esposizione alla pubblica fede. Per ottenere l’esclusione dell’aggravante, il sistema di sorveglianza deve essere tale da configurare una custodia reale ed efficace del bene, capace di impedire concretamente la sua sottrazione. Questa ordinanza serve quindi come monito: la tecnologia è un ausilio, ma non sostituisce integralmente una vigilanza attiva e diretta sulla cosa.

La presenza di telecamere di videosorveglianza esclude automaticamente l’aggravante del furto per esposizione alla pubblica fede?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che la videosorveglianza, essendo un mero strumento per l’identificazione successiva degli autori del reato, non è di per sé idonea a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminosa e quindi non esclude l’aggravante.

Quando un ricorso per Cassazione viene considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è inammissibile quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata.

Quale tipo di sorveglianza potrebbe escludere l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede?
Secondo la sentenza, solo una sorveglianza specificamente efficace nell’impedire la sottrazione del bene, e quindi in grado di interrompere l’azione criminosa nel momento in cui si compie, potrebbe consentire di escludere l’aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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