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Esposizione a pubblica fede e videosorveglianza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18806/2024, ha respinto i ricorsi di due imputati condannati per furto aggravato. Gli imputati sostenevano che la presenza di videosorveglianza dovesse escludere l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede. La Corte ha stabilito che solo una sorveglianza capace di impedire attivamente e immediatamente il reato, e non solo di identificare i colpevoli a posteriori, può escludere tale aggravante. Inoltre, ha rigettato la richiesta di estinzione del reato per condotta riparatoria, poiché il risarcimento del danno era stato solo parziale e non integrale, come richiesto dalla legge.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Videosorveglianza: quando sussiste l’esposizione a pubblica fede?

La presenza di un sistema di videosorveglianza è sufficiente a escludere l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede in caso di furto? A questa domanda cruciale ha risposto la Corte di Cassazione con la recente sentenza n. 18806 del 2024, offrendo chiarimenti fondamentali sulla differenza tra sorveglianza passiva e attiva. Il caso analizzato riguarda il furto di bancali in un piazzale aziendale e mette in luce i limiti della tecnologia come deterrente e le condizioni per l’applicazione di istituti premiali come la riparazione del danno.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati per il furto di diciassette bancali in legno, sottratti nottetempo dal piazzale di un’azienda. Gli autori del reato si erano introdotti nell’area scavalcando una sbarra e avevano caricato la refurtiva su un furgone noleggiato per l’occasione. La Corte di Appello, in sede di rinvio dalle Sezioni Unite, aveva confermato la loro responsabilità, riconoscendo l’aggravante dell’esposizione dei beni alla pubblica fede, ma escludendo quella della minorata difesa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I difensori degli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi principalmente su due argomentazioni:
1. L’insussistenza dell’aggravante: Sostenevano che l’esposizione a pubblica fede dovesse essere esclusa. Il piazzale era infatti sottoposto a videosorveglianza continua e l’arresto era avvenuto in flagranza grazie all’intervento di una pattuglia della vigilanza privata. A loro dire, ciò dimostrava l’esistenza di una supervisione costante e non di un abbandono dei beni.
2. L’applicazione della condotta riparatoria: Uno degli imputati chiedeva l’applicazione dell’art. 162-ter del codice penale, ovvero l’estinzione del reato per avvenuta riparazione del danno. A sostegno della richiesta, evidenziava di aver risarcito il danno già nel 2015, prima dell’apertura del dibattimento di primo grado.

L’Esposizione a Pubblica Fede e l’Inefficacia della Sola Videosorveglianza

La Suprema Corte ha respinto con fermezza il primo motivo di ricorso. I giudici hanno chiarito un principio di diritto fondamentale: la mera presenza di un sistema di videosorveglianza non è, di per sé, sufficiente a escludere l’aggravante. La differenza risiede nell’efficacia del sistema:
* Un sistema passivo, che si limita a registrare le immagini per una successiva identificazione dei colpevoli, non elimina la condizione di affidamento dei beni alla fiducia pubblica.
* Solo un sistema di sorveglianza attivo e specificamente efficace, in grado di garantire un intervento immediato per impedire la sottrazione del bene, può far venir meno l’aggravante.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che non vi era prova di un collegamento funzionale tra le telecamere e un operatore in grado di allertare istantaneamente la pattuglia. L’intervento dei vigilantes è stato quindi ritenuto il frutto di una casualità e non di una sorveglianza organizzata e continua, lasciando i bancali di fatto esposti alla pubblica fede.

La Riparazione del Danno: Perché Parziale non Basta

Anche il secondo motivo, relativo all’estinzione del reato per condotta riparatoria, è stato giudicato infondato. L’art. 162-ter c.p. è chiaro nel richiedere che l’imputato abbia riparato interamente il danno cagionato. Dagli atti processuali emergeva che, a fronte di un danno quantificato in 75,00 euro, l’imputato aveva versato solo una somma parziale (20,00 euro).

La Corte ha sottolineato che la norma non ammette sconti: il presupposto per l’estinzione del reato è la riparazione integrale del pregiudizio economico. Un risarcimento parziale è inidoneo a soddisfare il requisito di legge e, pertanto, non può portare all’applicazione del beneficio.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha motivato il rigetto dei ricorsi ribadendo la propria giurisprudenza consolidata. Per quanto riguarda l’esposizione a pubblica fede, ha confermato che l’aggravante sussiste quando la custodia del bene è solo potenziale e non effettiva, condizione che non viene meno con una videosorveglianza meramente passiva. Sulla questione della riparazione del danno, la Corte ha applicato una lettura rigorosa dell’art. 162-ter c.p., escludendo che un risarcimento parziale possa integrare la causa di non punibilità. La norma, infatti, mira a una completa elisione delle conseguenze negative del reato, obiettivo che non può essere raggiunto con un adempimento incompleto.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, le aziende e i privati non possono fare affidamento su un semplice impianto di telecamere per ritenere i propri beni al sicuro dall’applicazione di norme penali più severe. Per escludere l’aggravante del furto, è necessario un sistema di vigilanza attiva che assicuri una concreta e immediata capacità di intervento. In secondo luogo, chi intende avvalersi dell’istituto della condotta riparatoria per estinguere il reato deve essere consapevole che la legge richiede un risarcimento totale e senza riserve. La parzialità, in questo contesto, equivale a un’inadempienza.

Una telecamera di sorveglianza esclude sempre l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede nel reato di furto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’aggravante è esclusa solo se il sistema di sorveglianza è specificamente efficace nell’impedire la sottrazione del bene, garantendo un intervento immediato. Un sistema che serve solo a registrare per la successiva identificazione dei colpevoli non è sufficiente.

Per ottenere l’estinzione del reato tramite la condotta riparatoria (art. 162-ter c.p.), è sufficiente risarcire una parte del danno?
No. La legge richiede espressamente che l’imputato abbia riparato interamente il danno causato dal reato. Un risarcimento parziale, come avvenuto nel caso di specie, non è idoneo a far scattare la causa di estinzione del reato.

L’intervento di una pattuglia di vigilanza privata dimostra l’esistenza di una sorveglianza costante e attiva?
Non necessariamente. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che non vi fosse prova di un collegamento diretto tra il sistema di videosorveglianza e la pattuglia. Di conseguenza, l’intervento è stato considerato casuale e non il risultato di un sistema di vigilanza continuativo e idoneo a prevenire il furto in tempo reale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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