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Esimente art. 598 c.p.: non vale per denunce a ordini

Un cittadino, condannato per diffamazione per un esposto inviato a un ordine professionale, ha presentato ricorso in Cassazione invocando l’applicazione dell’esimente art. 598 c.p. (offese in scritti giudiziari). La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che tale esimente non si estende agli esposti o alle denunce che danno avvio a un procedimento disciplinare, in quanto l’autore non è ‘parte’ del giudizio stesso. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esposto a un Ordine Professionale: Quando è Diffamazione? L’Analisi della Cassazione sull’Esimente art. 598 c.p.

Presentare un esposto o una denuncia a un ordine professionale è un diritto del cittadino, ma occorre prestare attenzione ai contenuti per non incorrere nel reato di diffamazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di applicazione dell’esimente art. 598 c.p., che esclude la punibilità per le offese contenute negli scritti presentati in un procedimento giudiziario. La Corte ha chiarito che tale scudo protettivo non si estende automaticamente a chi dà inizio al procedimento con una denuncia.

Il Fatto: Dalla Condanna per Diffamazione al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per diffamazione (art. 595 c.p.) emessa dal Giudice di Pace nei confronti di un individuo per le affermazioni contenute in un esposto inviato a un ordine professionale. La sentenza era stata parzialmente riformata in appello dal Tribunale, che aveva ridotto sia la pena pecuniaria sia l’importo del risarcimento del danno in favore della parte civile.

Ritenendo la decisione ancora ingiusta, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali, tra cui la presunta erronea applicazione della legge penale per il mancato riconoscimento della causa di non punibilità prevista dall’articolo 598 del codice penale.

I Motivi del Ricorso e l’Applicabilità dell’Esimente art. 598 c.p.

Il ricorrente sosteneva che le espressioni offensive contenute nel suo esposto all’ordine professionale dovessero rientrare nella speciale causa di non punibilità prevista per gli scritti presentati o i discorsi pronunciati dalle parti o dai loro difensori in un procedimento dinanzi all’Autorità Giudiziaria.

Il secondo motivo di ricorso, invece, contestava la quantificazione del danno liquidato dal giudice d’appello, ritenendola non adeguatamente motivata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la condanna dell’imputato, obbligandolo non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni: Perché l’Esimente art. 598 c.p. non si Applica agli Esposti

La Corte ha fornito una motivazione chiara e netta sul rigetto del primo motivo, definendolo generico e infondato. I giudici hanno spiegato che l’esimente art. 598 c.p. ha un ambito di applicazione ben definito e rigoroso. Essa protegge le affermazioni potenzialmente offensive solo se contenute in ‘scritti difensivi in senso stretto’ e solo se provenienti da un soggetto che è già ‘parte’ di un procedimento.

L’autore di un esposto o di una denuncia, invece, non può essere considerato ‘parte’ nel successivo giudizio disciplinare che ne scaturisce. Egli è colui che dà l’impulso al procedimento, ma non vi partecipa come parte processuale. Pertanto, le sue dichiarazioni non godono della speciale protezione accordata dalla norma, la quale è finalizzata a garantire la pienezza del diritto di difesa all’interno di un contraddittorio già instaurato. La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (Sez. 5, n. 39486 del 06/07/2018) per rafforzare questa interpretazione.

Per quanto riguarda il secondo motivo, i giudici hanno ribadito che il ricorso in Cassazione avverso le sentenze del Giudice di Pace è consentito solo per violazioni di legge e non per riesaminare il merito della decisione, come la valutazione equitativa del danno, che nel caso di specie era stata, peraltro, adeguatamente motivata dal giudice d’appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito: il diritto di critica e di segnalazione di illeciti a un ordine professionale non è illimitato. Chi redige un esposto deve attenersi ai fatti e utilizzare un linguaggio continente, evitando espressioni gratuitamente offensive o non pertinenti all’oggetto della segnalazione. La convinzione di essere protetti dall’esimente prevista per gli atti giudiziari è errata e può portare a una condanna per diffamazione. È fondamentale, quindi, esercitare il proprio diritto di denuncia con responsabilità, consapevolezza e nel rispetto della reputazione altrui, per non trasformare una legittima segnalazione in un illecito penale.

Quando un esposto inviato a un ordine professionale può essere considerato diffamatorio?
Un esposto può essere ritenuto diffamatorio se il suo contenuto lede la reputazione di una persona e non rientra in una specifica causa di non punibilità, come il diritto di critica esercitato in modo continente. La presente ordinanza chiarisce che l’esimente per gli scritti giudiziari non si applica automaticamente a tali denunce.

L’esimente per offese in scritti giudiziari (art. 598 c.p.) si applica a chi presenta un esposto a un ordine professionale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esimente dell’art. 598 c.p. si applica esclusivamente agli scritti difensivi presentati da chi è già ‘parte’ in un procedimento giudiziario o disciplinare, e non all’atto iniziale (esposto o denuncia) che dà avvio a tale procedimento.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo sanzionatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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