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Esigenze Cautelari: quando il carcere è necessario

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro la custodia cautelare in carcere per traffico di droga. La decisione si fonda sulla valutazione delle esigenze cautelari, ritenendo concreto il pericolo di recidiva alla luce dei precedenti specifici, delle modalità del reato e dell’inaffidabilità del soggetto, rendendo inadeguata qualsiasi misura meno afflittiva del carcere.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari e Pericolo di Recidiva: La Cassazione Conferma il Carcere

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, la valutazione delle esigenze cautelari rappresenta uno dei momenti più delicati, in cui il giudice deve bilanciare il diritto alla libertà dell’individuo con la necessità di proteggere la collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 30002/2024) offre un chiaro esempio di come questi principi vengono applicati, confermando la custodia cautelare in carcere per un soggetto accusato di traffico di stupefacenti sulla base di un concreto pericolo di reiterazione del reato.

I Fatti del Caso: Un’Accusa di Traffico di Stupefacenti

Il caso riguarda un individuo che ha presentato ricorso contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame, la quale aveva confermato la misura della custodia cautelare in carcere. L’accusa era relativa a due episodi di acquisto di sostanza stupefacente da un’organizzazione criminale, avvenuti nel 2021, con la finalità di successiva vendita. La difesa contestava sia la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, sostenendo che si trattasse al più di un’ipotesi di spaccio di lieve entità, sia la necessità della misura carceraria.

I Motivi del Ricorso: Indizi Deboli e Pericolo di Recidiva Insussistente?

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali:
1. Vizio di motivazione sugli indizi di colpevolezza: Secondo il ricorrente, gli elementi a carico non erano sufficientemente solidi per escludere l’ipotesi di un’attività di spaccio di lieve entità. Le intercettazioni non contenevano riferimenti espliciti alla droga e la quantità maneggiata appariva modesta.
2. Vizio di motivazione sulle esigenze cautelari: Il ricorrente sosteneva che il pericolo di recidiva non fosse attuale. I precedenti penali, sebbene specifici (inclusa una condanna per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti), erano considerati datati e non indicativi di una propensione attuale a commettere reati.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile e le Esigenze Cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo integralmente le argomentazioni della difesa. Gli ermellini hanno fornito una motivazione dettagliata, soffermandosi in particolare sulla corretta valutazione delle esigenze cautelari.

Analisi degli Indizi di Colpevolezza

La Corte ha ritenuto logica la conclusione del Tribunale del Riesame. Gli importi pagati per la droga (1.500 euro e 1.150 euro) sono stati definiti “apprezzabili” e tali da escludere non solo l’uso personale, ma anche il piccolo spaccio. Tali cifre, infatti, evocano un circuito commerciale di una certa entità. Inoltre, il fatto che l’indagato si fosse rivolto a canali alternativi di approvvigionamento dimostrava l’esistenza di una rete di contatti strutturata, non di un’attività occasionale.

Valutazione delle Esigenze Cautelari e del Rischio di Recidiva

Questo è il punto cardine della sentenza. La Corte ha ribadito che il concreto pericolo di reiterazione del reato può essere desunto anche dalla molteplicità dei fatti contestati e dalle modalità della condotta, che possono rivelare una “personalità proclive al delitto”, indipendentemente dall’attualità della condotta stessa. Nel caso di specie, il rischio di recidiva è stato avvalorato da più elementi:
Precedenti penali specifici: La presenza di una condanna per il reato di cui all’art. 74 d.P.R. 309/1990 (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti).
Sottoposizione a misura di prevenzione: Un dato che, unito agli altri, delinea una personalità incline alla violazione della legge.
Modalità della condotta: I rapporti diretti e sistematici con il capo di un’organizzazione criminale e la disponibilità di canali alternativi di rifornimento.

Questi fattori, nel loro complesso, hanno convinto la Corte che il proposito di riprendere i traffici illeciti non fosse affatto “sopito”.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si sono concentrate sulla coerenza logica della decisione del Tribunale del Riesame. La Cassazione ha sottolineato che, per valutare la necessità di una misura cautelare, non si può considerare ogni elemento in modo isolato, ma è necessaria una visione d’insieme della personalità dell’indagato. I precedenti penali, anche se non recentissimi, mantengono la loro rilevanza quando si inseriscono in un quadro di condotte sistematiche e di collegamenti stabili con ambienti criminali. La Corte ha inoltre ritenuto corretta la valutazione di inaffidabilità del ricorrente, basata su due precedenti condanne per evasione. Questo elemento è stato decisivo per escludere la possibilità di concedere gli arresti domiciliari, poiché dimostrava una tendenza a non rispettare le prescrizioni e un elevato rischio che potesse continuare le attività illecite anche da casa, avvalendosi di terze persone o di strumenti di comunicazione a distanza.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del pericolo di recidiva deve essere concreta e basata su un’analisi complessiva della personalità dell’indagato, desunta non solo dai fatti per cui si procede, ma anche dai precedenti penali, dalle modalità della condotta e dai legami con il contesto criminale. La custodia cautelare in carcere si conferma come extrema ratio, ma necessaria quando elementi specifici, come una storia di evasioni, dimostrano l’inadeguatezza di qualsiasi altra misura a contenere la pericolosità sociale del soggetto e a soddisfare le esigenze cautelari.

Quando si possono applicare le esigenze cautelari come la custodia in carcere?
La custodia cautelare in carcere può essere applicata quando esistono gravi indizi di colpevolezza e un concreto e attuale pericolo che l’indagato possa commettere altri gravi delitti (pericolo di reiterazione), inquinare le prove o darsi alla fuga. Inoltre, deve essere dimostrato che nessuna altra misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari, sia adeguata a fronteggiare tali pericoli.

Un precedente penale datato è sufficiente a dimostrare l’attuale pericolo di reiterazione del reato?
Secondo la sentenza, un precedente penale, anche se non recente, può essere un elemento significativo per valutare l’attuale pericolo di recidiva. Non viene considerato isolatamente, ma nel contesto generale della personalità dell’indagato, delle modalità del reato per cui si procede e dei suoi legami con ambienti criminali. Se questi elementi, nel loro insieme, delineano una personalità proclive al delitto, il pericolo è ritenuto concreto.

Perché la Corte ha ritenuto inadeguati gli arresti domiciliari in questo caso?
La Corte ha ritenuto gli arresti domiciliari inadeguati principalmente a causa dell’inaffidabilità del ricorrente, dimostrata da due precedenti condanne per evasione. Questo, unito al pericolo che potesse mantenere i contatti con l’ambiente criminale e proseguire i traffici illeciti anche da casa (tramite terze persone o strumenti di comunicazione a distanza), ha reso la custodia in carcere l’unica misura idonea a soddisfare le esigenze cautelari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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