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Esigenze cautelari: la valutazione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25450 del 2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico di ingenti quantità di stupefacenti. La Corte ha ribadito che la valutazione sulle esigenze cautelari, in particolare sull’attualità del pericolo di reiterazione del reato, deve basarsi sulla gravità dei fatti e sulla personalità negativa dell’indagato, desumibile da precedenti specifici, anche se è trascorso del tempo dai fatti contestati.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: Quando il Pericolo di Reato Giustifica il Carcere?

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta uno dei punti più delicati del procedimento penale, bilanciando la presunzione di non colpevolezza con la necessità di proteggere la collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 25450/2025) offre un’analisi chiara su come determinare l’attualità del pericolo di reiterazione del reato, specialmente in contesti di criminalità grave come il traffico internazionale di stupefacenti.

I Fatti del Caso: Traffico di Stupefacenti e la Misura Cautelare

Il caso riguarda un soggetto indagato per aver ceduto, in concorso con altri, ingenti quantitativi di cocaina (per un totale di oltre 120 kg) in diverse occasioni tra il 2020 e il 2021. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal Pubblico Ministero, ritenendo non attuale il pericolo di reiterazione del reato.

Il Pubblico Ministero ha impugnato tale decisione e il Tribunale del Riesame, in accoglimento dell’appello, ha disposto la misura della custodia in carcere. Contro questa ordinanza, l’indagato ha proposto ricorso per cassazione.

Il Ricorso in Cassazione: i Motivi dell’Indagato

La difesa dell’indagato ha basato il proprio ricorso su diversi punti, tra cui:

* La genericità dell’appello del Pubblico Ministero.
* L’errata valutazione dell’attualità delle esigenze cautelari, sostenendo la mancanza di elementi concreti e recenti che giustificassero la misura.
* L’omessa valutazione della compatibilità della misura con lo stato di detenzione che l’indagato già soffriva per un’altra causa.
* Il difetto di motivazione autonoma da parte del Tribunale del Riesame.

Le Motivazioni della Corte: un’Analisi Approfondita delle Esigenze Cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sulla valutazione delle esigenze cautelari. Vediamo i punti salienti della motivazione.

In primo luogo, la Corte ha respinto l’eccezione sulla genericità dell’appello del PM. Poiché il GIP aveva basato il rigetto unicamente sulla mancanza di attualità del pericolo, era logico e corretto che l’appello del PM si concentrasse su tale aspetto, senza dover ripercorrere tutti gli indizi di colpevolezza.

Il cuore della decisione, però, risiede nell’analisi del concetto di ‘attualità’ del pericolo di reiterazione (art. 274 lett. c, cod. proc. pen.). La Corte ha specificato che il requisito dell’attualità non è sinonimo di ‘imminenza’ di una nuova occasione di reato. Piuttosto, richiede una valutazione prognostica sulla probabilità che l’indagato commetta altri delitti. Tale valutazione deve fondarsi su elementi concreti e reali, e non meramente ipotetici.

Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame aveva correttamente ritenuto attuale il pericolo sulla base di due elementi fondamentali:

1. La gravità oggettiva dei fatti: la cessione di quantitativi enormi di cocaina, l’utilizzo di strutture logistiche complesse e la ripetizione delle condotte in un breve lasso di tempo.
2. La personalità negativa dell’indagato: gravato da precedenti specifici, inclusa una condanna definitiva per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90) e coinvolto in altri gravi procedimenti.

Secondo la Cassazione, questi elementi delineano una ‘perseveranza’ nel commettere reati della stessa specie, tale da rendere concreto e attuale il rischio di recidiva. Il tempo trascorso dai fatti non è di per sé sufficiente a escludere tale pericolo, quando la personalità del soggetto e la gravità delle condotte indicano una stabile inclinazione al crimine.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del periculum libertatis è un giudizio complesso che non può essere limitato a una mera verifica della distanza temporale dai fatti contestati. I giudici devono condurre un’analisi approfondita che tenga conto della natura dei reati, delle modalità di esecuzione, del contesto criminale e, soprattutto, della storia personale e giudiziaria dell’indagato. Per i reati di particolare gravità e allarme sociale, come il narcotraffico su larga scala, la presenza di precedenti specifici e l’inserimento in strutture criminali organizzate sono indicatori potenti di un pericolo concreto e attuale che può giustificare la massima misura cautelare, anche a distanza di tempo dai fatti per cui si procede.

Quando il pericolo di commettere altri reati è considerato ‘attuale’ per giustificare la custodia in carcere?
Il pericolo è ‘attuale’ quando è possibile formulare una prognosi di continuità del rischio nel tempo, basata su elementi reali e concreti. Non è richiesta l’imminenza di una specifica opportunità di ricaduta nel delitto, ma una valutazione sulla probabilità di condotte future basata sulla personalità del soggetto e sulla gravità dei fatti commessi.

Quali elementi considera il giudice per valutare l’attualità delle esigenze cautelari?
Il giudice deve condurre un’analisi approfondita della fattispecie concreta, tenendo conto delle modalità realizzative della condotta, della personalità del soggetto (desunta anche da precedenti penali specifici) e del contesto socio-ambientale. Maggiore è la distanza temporale dai fatti, più approfondita deve essere questa analisi.

La detenzione per un’altra causa esclude automaticamente le esigenze cautelari per un nuovo reato?
No. La sentenza chiarisce che il giudice deve comunque valutare la possibilità di reiterazione criminosa anche in costanza di esecuzione di una pena. La detenzione attuale non annulla di per sé il pericolo che l’indagato possa commettere nuovi reati, che deve essere oggetto di una valutazione specifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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