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Esigenze cautelari: la motivazione del Riesame

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che applicava misure cautelari per riciclaggio. La Corte ha ritenuto valida e completa la motivazione del Tribunale del riesame sulle esigenze cautelari, che aveva adeguatamente valutato il pericolo di fuga e di reiterazione del reato, confermando il ruolo non secondario dell’indagato e la solidità degli indizi a suo carico.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze cautelari e Riesame: quando la motivazione è sufficiente

L’applicazione di una misura cautelare personale, come gli arresti domiciliari o la custodia in carcere, richiede una motivazione solida e specifica da parte del giudice. Al centro di questa valutazione vi sono le esigenze cautelari: il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22307/2024, offre importanti chiarimenti sul ruolo del Tribunale del riesame nel motivare tali esigenze, anche integrando la decisione del primo giudice.

I fatti del caso: un sistema di riciclaggio internazionale

Il caso riguarda un soggetto accusato di aver partecipato a un’articolata rete criminale dedita a due gravi reati. Il primo era l’abusiva prestazione di servizi di pagamento attraverso il sistema “hawala”, un metodo informale di trasferimento di denaro che garantisce l’anonimato. Il secondo, e più grave, era il riciclaggio di ingenti somme di denaro, per oltre 26 milioni di euro, provenienti da delitti legati al traffico di stupefacenti e trasferite dall’Italia alla Spagna.

Il Tribunale di Milano, su richiesta del GIP, aveva disposto per l’indagato gli arresti domiciliari per un capo d’imputazione e la custodia cautelare in carcere per l’altro. La difesa aveva impugnato tale decisione davanti al Tribunale del riesame, contestando la validità della motivazione.

I motivi del ricorso: una motivazione ritenuta apparente

Secondo il ricorrente, l’ordinanza del Tribunale del riesame era viziata da una motivazione insufficiente, se non del tutto apparente, in merito alla sussistenza delle specifiche esigenze cautelari. In particolare, la difesa lamentava che:

* La motivazione fosse generica e non personalizzata sulla posizione dell’indagato.
* Il Tribunale si fosse limitato a confermare l'”inaffidabilità” del soggetto senza indicare elementi concreti.
* Non fosse stato valorizzato il suo ruolo, ritenuto meramente accessorio e contabile, all’interno dell’organizzazione.
* La decisione di negare gli arresti domiciliari fosse basata su argomenti deboli, come il rinvenimento di denaro e di una macchina contasoldi presso la sua abitazione, beni che secondo la difesa provenivano da attività lecite e di uso comune.

Le esigenze cautelari secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo inammissibile e confermando la correttezza dell’operato del Tribunale del riesame. I giudici supremi hanno chiarito alcuni principi fondamentali in materia.

Il potere integrativo del Tribunale del Riesame

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il Tribunale del riesame ha il potere-dovere di integrare le eventuali insufficienze motivazionali del provvedimento del GIP. Purché esista una motivazione di base, anche sintetica, il giudice del riesame può svilupparla e articolarla, fornendo così un quadro completo che giustifichi la misura cautelare. Nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione ampia e dettagliata, con la quale il ricorrente non si era adeguatamente confrontato.

La valutazione del pericolo di fuga e di reiterazione

La Cassazione ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse correttamente valutato le esigenze cautelari. Il pericolo di fuga era concreto, data la facilità con cui l’indagato poteva trovare contatti e supporto nel suo paese d’origine. Il pericolo di reiterazione del reato era desumibile dalla professionalità delle condotte, inserite in un sistema stabile e redditizio, e dai rapporti con soggetti di elevata caratura criminale, che dimostravano la sua piena integrazione nel mondo criminale. Anche il rinvenimento di circa 10.000 euro e di una macchina contasoldi è stato considerato un elemento rilevante, idoneo a “neutralizzare” l’argomento difensivo del tempo trascorso dai fatti.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda sul principio che la valutazione delle esigenze cautelari deve essere concreta e basata su un’analisi complessiva della personalità dell’indagato e del contesto in cui ha operato. Il Tribunale del riesame non ha fornito una motivazione apparente, ma ha articolato un ragionamento logico e coerente, valorizzando elementi specifici come la stabilità del sistema criminale, i contatti internazionali, la spregiudicatezza dimostrata e gli elementi materiali rinvenuti durante la perquisizione. La Corte ha sottolineato come il ruolo dell’indagato fosse tutt’altro che secondario, essendo egli un gestore di un’attività illecita sistematica. La negazione degli arresti domiciliari è stata giustificata non solo dall’inaffidabilità del soggetto, ma anche dalla logica considerazione che il domicilio proposto era lo stesso luogo utilizzato per custodire i proventi dell’attività illecita.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza di una motivazione completa e non meramente formale per l’applicazione delle misure cautelari. Tuttavia, chiarisce anche che il Tribunale del riesame svolge un ruolo cruciale nel definire e, se necessario, rafforzare le ragioni a sostegno della misura. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente contestare genericamente la motivazione, ma è necessario confrontarsi punto per punto con le argomentazioni del giudice del riesame. La pronuncia conferma inoltre che elementi come la professionalità nel commettere il reato e i contatti con altri criminali sono fattori determinanti per stabilire la sussistenza di concrete e attuali esigenze cautelari, in particolare il pericolo di reiterazione del reato.

Il Tribunale del riesame può integrare la motivazione del GIP su una misura cautelare?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è un potere-dovere del Tribunale del riesame integrare le insufficienze motivazionali del provvedimento del GIP, a condizione che esista una motivazione di base su cui sviluppare il contraddittorio tra le parti.

Quali elementi sono stati considerati sufficienti per dimostrare le esigenze cautelari di pericolo di fuga e di reiterazione del reato?
Per il pericolo di fuga, sono stati rilevanti i contatti e i riferimenti familiari dell’indagato nel suo paese d’origine. Per il pericolo di reiterazione, sono stati decisivi la professionalità delle condotte, l’inserimento in un sistema criminale stabile, i rapporti con altri soggetti di elevata caratura criminale, e il rinvenimento di denaro e di una macchina contasoldi.

Perché è stata negata la misura degli arresti domiciliari?
La misura degli arresti domiciliari è stata negata a causa della ritenuta inaffidabilità del ricorrente e perché il domicilio indicato era lo stesso luogo in cui egli custodiva i contanti e la macchina contasoldi, strumenti legati all’attività illecita contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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