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Esigenze cautelari: la Cassazione sul rischio di recidiva

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato per truffa aggravata. La Corte conferma la misura cautelare, sottolineando che le esigenze cautelari e il rischio di recidiva si possono desumere dalla gravità della condotta, dal ruolo nell’organizzazione criminale e dai precedenti specifici, anche senza nuovi fatti.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze cautelari e Rischio di Recidiva: Analisi di una Sentenza della Cassazione

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta uno dei punti più delicati del procedimento penale, poiché bilancia la presunzione di non colpevolezza con la necessità di proteggere la collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12659 del 2024, offre importanti chiarimenti su come il pericolo di reiterazione del reato debba essere valutato, anche in assenza di fatti nuovi, basandosi sulla condotta passata e sui precedenti dell’indagato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

Il Caso: Dalla Truffa al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un individuo indagato per concorso in truffa aggravata. Secondo l’accusa, egli avrebbe svolto un ruolo decisivo in una complessa macchinazione criminale: metteva a disposizione il proprio conto corrente postale per ricevere i vaglia emessi dalla vittima della truffa, prelevava il denaro in contanti e lo consegnava ai complici. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva rigettato la richiesta di misura cautelare avanzata dal Pubblico Ministero, ritenendo insussistenti le esigenze cautelari.

Il PM ha impugnato questa decisione e il Tribunale della Libertà, in accoglimento dell’appello, ha imposto all’indagato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Contro quest’ultima ordinanza, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che l’appello del PM fosse generico e che il Tribunale avesse motivato in modo ‘sconcertante’ la sussistenza del pericolo di recidiva.

L’Appello del PM e le Esigenze Cautelari

Uno dei punti centrali del ricorso era la presunta inammissibilità dell’appello del Pubblico Ministero. La difesa sosteneva che l’atto si fosse limitato a un generico richiamo alla richiesta originaria, senza criticare specificamente la decisione del GIP.

La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa tesi. I giudici hanno chiarito che l’appello del PM era, al contrario, sufficientemente specifico. Esso non si limitava a una critica generica, ma motivava la sussistenza delle esigenze cautelari evidenziando la gravità della condotta, il disvalore del comportamento dell’indagato e, soprattutto, un suo precedente penale specifico per un reato della stessa natura (truffa). Questi elementi, secondo l’accusa, rendevano altamente probabile che l’indagato, senza un presidio cautelare, tornasse a delinquere.

La Decisione della Cassazione: Quando le esigenze cautelari sono attuali?

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità della misura cautelare disposta dal Tribunale. La sentenza si sofferma in modo approfondito sulla valutazione del periculum di reiterazione, offrendo principi di diritto di grande rilevanza pratica.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il ruolo dell’indagato non era affatto marginale o occasionale, ma fondamentale per la riuscita del piano criminoso. La sua condotta si inseriva in un’organizzazione complessa e ben strutturata. Questo, unito alla precedente condanna per truffa, non permetteva di considerare il suo comportamento come un episodio isolato. Al contrario, questi elementi delineavano una vera e propria ‘inclinazione truffaldina’ della sua personalità, rendendo necessario un controllo per prevenire futuri reati.

La Corte ha inoltre precisato un punto fondamentale riguardo all’attualità del pericolo. La legge (art. 274 c.p.p., come modificato nel 2015) impedisce di basare le misure cautelari solo sulla gravità del reato contestato. Tuttavia, non esclude affatto che la valutazione prognostica sulla probabilità di recidiva si fondi sulle concrete modalità della condotta e sulle circostanze del fatto. La Corte distingue tra l’attualità della condotta criminale e l’attualità delle esigenze cautelari: queste ultime possono essere considerate attuali e concrete anche se desunte da fatti non recentissimi, qualora tali fatti rivelino una tendenza a delinquere persistente e non occasionale.

Le Conclusioni

La sentenza n. 12659/2024 ribadisce che per giustificare una misura cautelare è necessario un giudizio prognostico basato su elementi concreti. Le modalità dell’azione, il contesto organizzato in cui si è inserita e i precedenti penali specifici sono tutti indicatori validi per affermare l’esistenza di un attuale e concreto pericolo di reiterazione del reato. Non è necessario attendere la commissione di nuovi illeciti per intervenire; la personalità criminale che emerge dai fatti contestati è di per sé sufficiente a fondare le esigenze cautelari e a giustificare una misura di controllo, anche non detentiva, come l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Quando un appello del Pubblico Ministero contro il rigetto di una misura cautelare è considerato specifico?
Secondo la sentenza, l’appello è specifico quando non si limita a un richiamo generico all’originaria richiesta, ma motiva puntualmente l’esistenza delle esigenze cautelari criticando la decisione impugnata sulla base di elementi concreti, come la gravità della condotta, il ruolo dell’indagato e i suoi precedenti penali.

Come si valuta il pericolo di reiterazione del reato per applicare una misura cautelare?
Il pericolo si valuta sulla base di elementi concreti e specifici. La decisione chiarisce che le modalità della condotta, l’inserimento in un contesto criminale organizzato e la presenza di precedenti penali specifici sono fattori decisivi per formulare una prognosi di probabile ricaduta nel reato.

La lontananza nel tempo dei fatti contestati esclude l’attualità delle esigenze cautelari?
No. La Corte precisa che l’attualità delle esigenze cautelari non va confusa con la recentezza dei fatti. Il pericolo di reiterazione può essere considerato attuale e concreto anche se desunto da condotte passate, qualora queste rivelino una stabile inclinazione a delinquere e non un comportamento meramente occasionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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