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Esigenze cautelari: la Cassazione conferma la misura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’indagata agli arresti domiciliari per traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso. La ricorrente contestava i gravi indizi e la sussistenza delle esigenze cautelari. La Corte ha ribadito che non può riesaminare i fatti e che la valutazione del Tribunale del riesame sul persistente pericolo di recidiva, nonostante il tempo trascorso, era logica e ben motivata, confermando la misura.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari e Reati di Mafia: La Cassazione Sottolinea i Limiti del Ricorso

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la valutazione delle esigenze cautelari, specialmente in contesti di criminalità organizzata. Il caso riguardava una donna sottoposta agli arresti domiciliari per traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, la quale aveva impugnato l’ordinanza del Tribunale del riesame. La decisione offre spunti fondamentali sui limiti del sindacato di legittimità e sulla persistenza del pericolo di recidiva anche a distanza di tempo dai fatti contestati.

I Fatti del Caso

L’indagata era stata inizialmente destinataria di una misura di custodia cautelare in carcere per reati legati al traffico di droga (art. 73 e 74 d.P.R. 309/90), aggravati dalla connessione con un’associazione di stampo mafioso (art. 416-bis.1 c.p.). Successivamente, la misura era stata mitigata con quella degli arresti domiciliari.

Contro la decisione del Tribunale del riesame di Napoli, che aveva confermato l’impianto accusatorio, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione sui gravi indizi di colpevolezza: Secondo la ricorrente, le prove a suo carico, in particolare un’intercettazione in cui si affermava che ‘la mamma di Biagio sta vendendo pure lei’, erano frutto di una mera deduzione dell’interlocutore e non di un fatto accertato. Mancava inoltre una motivazione rafforzata sul suo contributo causale all’associazione.
2. Carenza delle esigenze cautelari: La difesa ha sottolineato il tempo trascorso dai fatti e le condizioni di salute dell’indagata come elementi che avrebbero dovuto far venir meno il pericolo di recidiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. La Corte ha stabilito che le censure sollevate dalla ricorrente erano di natura fattuale e rivalutativa, esulando quindi dai poteri del giudice di legittimità.

Le motivazioni: i limiti del ricorso e le esigenze cautelari

La sentenza si articola su due pilastri argomentativi principali che hanno condotto alla declaratoria di inammissibilità.

La Valutazione degli Indizi è Riservata al Giudice di Merito

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il controllo di legittimità non può trasformarsi in una revisione degli elementi materiali e fattuali del caso, compreso lo spessore degli indizi. L’interpretazione delle intercettazioni telefoniche è una questione di fatto, il cui esame è riservato ai giudici di merito (G.I.P. e Tribunale del riesame). La Cassazione può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria, cosa che nel caso di specie non è stata ravvisata. Il Tribunale del riesame aveva infatti logicamente ricostruito il ruolo dell’indagata come spacciatrice stabile per un clan egemone, basandosi non solo sulle conversazioni, ma anche su ulteriori elementi come l’acquisto settimanale di ingenti quantità di cocaina e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

La Persistenza delle Esigenze Cautelari nel Tempo

Il secondo punto, di grande rilevanza pratica, riguarda la valutazione delle esigenze cautelari. La Corte ha aderito all’orientamento giurisprudenziale prevalente secondo cui il requisito della concretezza e attualità del pericolo di recidiva non equivale a un’imminente opportunità di ricadere nel delitto. Richiede, invece, una valutazione prognostica basata sulla personalità del soggetto, le modalità della condotta e il contesto socio-ambientale.

Per i reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 c.p., vige una presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari. Sebbene il tempo trascorso dai fatti debba essere considerato, da solo non è sufficiente a superare tale presunzione. Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente ritenuto irrilevante il decorso del tempo in ragione dell’elevato ‘calibro criminale’ dimostrato dall’indagata, del suo ruolo di ‘gerente della piazza di spaccio’ e di un precedente specifico. La concessione degli arresti domiciliari era già una valutazione mitigatrice legata alle condizioni di salute.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rafforza due importanti principi. In primo luogo, definisce nettamente i confini del ricorso per Cassazione in materia cautelare: non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Le doglianze che mirano a una diversa lettura del materiale probatorio sono destinate all’inammissibilità.

In secondo luogo, fornisce una chiara indicazione su come valutare le esigenze cautelari per reati di particolare gravità. Il pericolo di recidiva, in contesti di criminalità organizzata, assume una connotazione di persistenza che non viene erosa dal solo passare del tempo. Per superare la presunzione di pericolosità, la difesa deve fornire elementi concreti e specifici che dimostrino un reale affievolimento di tale rischio, non potendosi limitare a invocare il tempo trascorso o generiche problematiche di salute, già considerate dal giudice nella scelta della misura più appropriata.

È possibile contestare l’interpretazione di un’intercettazione davanti alla Corte di Cassazione?
No, l’interpretazione delle intercettazioni è una questione di fatto riservata ai giudici di merito (G.I.P. e Tribunale del riesame). La Corte di Cassazione può intervenire solo se l’interpretazione fornita nella motivazione del provvedimento impugnato è manifestamente illogica o contraddittoria.

Il tempo trascorso dai fatti contestati annulla automaticamente le esigenze cautelari?
No, il mero decorso del tempo non è di per sé sufficiente a far venir meno le esigenze cautelari, in particolare il pericolo di recidiva. Il giudice deve effettuare una valutazione prognostica complessiva, considerando il ‘calibro criminale’ dell’indagato e il contesto del reato. Per i delitti con aggravante mafiosa, inoltre, opera una presunzione di pericolosità che deve essere superata con elementi specifici.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure mosse dalla difesa erano di natura ‘fattuale e rivalutativa’. In altre parole, la ricorrente chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare e reinterpretare gli elementi di prova (come le intercettazioni) e di valutare diversamente i fatti, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito e non al giudice di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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