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Esigenze cautelari: la Cassazione annulla con rinvio

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un indagato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Pur ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, la Corte ha giudicato insufficiente la motivazione sulle esigenze cautelari, sottolineando che il notevole tempo trascorso dai fatti (oltre cinque anni) impone al giudice una valutazione più approfondita e concreta sull’attuale pericolosità del soggetto.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: quando il tempo trascorso impone una motivazione rafforzata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14054/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la valutazione delle esigenze cautelari e, in particolare, il loro requisito di attualità. La decisione sottolinea come il semplice trascorrere del tempo dai fatti contestati, sebbene non estingua automaticamente la pericolosità sociale dell’indagato, imponga al giudice un onere motivazionale molto più stringente. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva indagato per la partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, inserita nel più ampio contesto di una nota organizzazione mafiosa locale. L’indagato era accusato di essere un addetto alla commercializzazione al dettaglio della cocaina. Sulla base di questi elementi, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, provvedimento confermato anche dal Tribunale del Riesame.

La difesa ricorreva in Cassazione, lamentando tre profili:
1. L’errata valutazione dei gravi indizi di colpevolezza per alcuni episodi di spaccio.
2. L’insussistenza dei gravi indizi per il reato associativo, data la presunta breve durata della partecipazione.
3. La mancanza di attualità delle esigenze cautelari, essendo trascorsi oltre cinque anni dai fatti e avendo l’indagato già scontato un lungo periodo di detenzione per altri reati.

La Decisione della Cassazione sulle Esigenze Cautelari

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i primi due motivi di ricorso, ritenendo la ricostruzione del Tribunale sui gravi indizi di colpevolezza logica e ben argomentata. La Corte ha ribadito che, per integrare il reato di partecipazione a un’associazione criminale, non è determinante la durata del contributo del singolo, quanto l’inserimento stabile in una struttura organizzata.

Il punto di svolta della sentenza risiede, invece, nell’accoglimento del terzo motivo, quello relativo alle esigenze cautelari. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale “gravemente deficitaria”, annullando l’ordinanza e rinviando gli atti per un nuovo esame.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione del reato, previsto dall’art. 274 c.p.p., non può essere presunto sulla base della sola gravità dei fatti contestati, soprattutto quando è trascorso un notevole lasso di tempo. In questo caso, erano passati più di cinque anni.

Secondo la Cassazione, il Tribunale ha errato perché:

* Non ha motivato adeguatamente: Non ha spiegato perché, nonostante il tempo trascorso, il pericolo fosse ancora attuale. La motivazione deve essere tanto più approfondita quanto maggiore è la distanza temporale dai fatti.
* Ha ignorato elementi rilevanti: La difesa aveva sottolineato come l’arresto dei capi e dei promotori dell’associazione, avvenuto nel 2018, avesse probabilmente “destrutturato” la consorteria. Il Tribunale non ha considerato questo elemento.
* Mancanza di condotte recenti: Non erano emersi elementi che indicassero una reiterazione delle condotte illecite da parte dell’indagato dopo i fatti del 2018.

In sostanza, la motivazione del provvedimento impugnato è stata giudicata apparente, basata su elementi generici e non su un’analisi concreta e individualizzata della posizione dell’indagato e dell’evoluzione del contesto criminale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale di garanzia: la libertà personale è un diritto inviolabile e ogni sua limitazione deve essere supportata da presupposti concreti e attuali. Non si può rimanere in carcere sulla base di fatti lontani nel tempo senza che un giudice spieghi, con argomenti solidi e specifici, perché si ritiene che il pericolo per la collettività persista “qui e ora”. La pronuncia rappresenta un importante monito contro gli automatismi nella valutazione delle esigenze cautelari, imponendo una verifica rigorosa e personalizzata, specialmente nei casi di criminalità organizzata dove la dinamica del gruppo può mutare nel tempo.

Il semplice passare del tempo è sufficiente per annullare una misura cautelare?
No, non è sufficiente di per sé. Tuttavia, la sentenza chiarisce che maggiore è la distanza temporale dai fatti, più approfondita e rigorosa deve essere la motivazione del giudice sulla persistenza e attualità del pericolo che giustifica la misura.

Perché la Cassazione ha annullato l’ordinanza pur confermando i gravi indizi di colpevolezza?
Perché i gravi indizi di colpevolezza sono solo uno dei presupposti per la misura cautelare. L’altro presupposto fondamentale sono le esigenze cautelari. La Corte ha ritenuto che la motivazione su quest’ultimo punto, ovvero l’attualità del pericolo, fosse gravemente carente e insufficiente.

Cosa significa che la motivazione sulle esigenze cautelari era “deficitaria”?
Significa che il Tribunale non ha adeguatamente spiegato perché, nonostante fossero passati oltre cinque anni dai fatti contestati, l’indagato fosse ancora considerato socialmente pericoloso. Ha omesso di valutare elementi importanti, come l’arresto dei vertici dell’associazione e l’assenza di nuove condotte illecite da parte del ricorrente, fornendo una motivazione solo apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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