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Esigenze cautelari: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico di stupefacenti. Il ricorso lamentava la mancanza di attualità delle esigenze cautelari, dato che i fatti risalivano al 2019. La Corte ha stabilito che le censure erano generiche e miravano a una rivalutazione del merito, compito non spettante al giudice di legittimità. È stato confermato che la gravità dei fatti, il ruolo verticistico dell’indagato e la sua pericolosità sociale giustificano la misura, superando il mero decorso del tempo.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: Quando il Tempo Non Basta a Revocare la Custodia in Carcere

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta un punto cruciale nel bilanciamento tra la libertà personale dell’indagato e la tutela della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 21531/2024) ha ribadito principi fondamentali in materia, chiarendo perché il semplice trascorrere del tempo dai fatti contestati non sia, di per sé, sufficiente a far venir meno la necessità di una misura come la custodia in carcere, specialmente di fronte a reati di grave allarme sociale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catania, che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per un soggetto indagato per reati legati al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, commessi nell’ambito di un’associazione criminale. I fatti contestati risalivano al 2019.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo principalmente su due motivi:

1. Erronea applicazione della legge e assenza di motivazione sull’attualità delle esigenze cautelari: Secondo il ricorrente, il lungo lasso di tempo intercorso dai fatti (risalenti al 2019) avrebbe dovuto far ritenere non più attuali le esigenze che giustificavano la detenzione.
2. Violazione di legge: Si lamentava la mancata applicazione di una misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari in comunità, già concessa a un altro co-indagato.

La Valutazione delle Esigenze Cautelari nel Ricorso

Il cuore del ricorso si concentrava sulla presunta mancanza di attualità delle esigenze cautelari. La difesa sosteneva che il giudice del riesame non avesse adeguatamente motivato le ragioni per cui, a distanza di anni, il pericolo di reiterazione del reato fosse ancora concreto e attuale, limitandosi a richiamare la gravità dei fatti storici.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte generiche e aspecifiche. I giudici hanno chiarito che il ricorso non mirava a evidenziare vizi logici o giuridici nella decisione impugnata, ma piuttosto a sollecitare una nuova e diversa valutazione del merito della situazione cautelare, un’attività preclusa in sede di legittimità.

La Corte ha ribadito che il suo compito non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione congrua e non illogica, basando la persistenza delle esigenze cautelari su una serie di elementi concreti:

* Gravità dei fatti: Il traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti.
* Ruolo dell’indagato: Una posizione verticistica all’interno del sodalizio criminale.
* Profilo criminale: La professionalità, la sistematicità dell’attività illecita, le precedenti condanne e l’assenza di un’occupazione lecita.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come nel caso in esame trovi applicazione la presunzione prevista dall’art. 275, comma 3, c.p.p. Per reati di particolare gravità, come quelli contestati, la legge presume sia la sussistenza delle esigenze cautelari sia l’adeguatezza della misura carceraria. Il Tribunale ha ritenuto che tale presunzione non fosse stata superata, data la rilevante capacità criminale del soggetto.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione sulla distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a contestare la valutazione del giudice, ma deve individuare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti. In materia di esigenze cautelari, il decorso del tempo è un fattore da considerare, ma non è decisivo se controbilanciato da elementi concreti che dimostrano una persistente e attuale pericolosità sociale dell’indagato. La decisione rafforza il principio secondo cui, di fronte a gravi indizi per reati di allarme sociale e a un profilo criminale consolidato, la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere richiede prove solide per essere superata.

È sufficiente che i fatti siano datati per escludere le esigenze cautelari?
No, la sentenza chiarisce che il mero decorso del tempo (in questo caso, fatti del 2019) non è di per sé sufficiente a far venir meno le esigenze cautelari, se queste sono supportate da elementi concreti come la gravità del reato, il ruolo dell’indagato e la sua complessiva pericolosità sociale.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure erano generiche e non specifiche, tendendo a una rivalutazione dei fatti e del merito della vicenda, attività che non compete alla Corte di Cassazione. Il ricorso non ha evidenziato vizi di legittimità o illogicità manifeste nella motivazione dell’ordinanza impugnata.

Quale importanza ha la presunzione dell’art. 275, comma 3, c.p.p. in questo caso?
Per i reati di particolare gravità contestati, la legge stabilisce una presunzione sia sulla sussistenza delle esigenze cautelari sia sull’adeguatezza della custodia in carcere. Il Tribunale ha ritenuto che l’indagato non avesse fornito elementi sufficienti per superare tale presunzione, data la sua elevata capacità criminale, giustificando così la misura più restrittiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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