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Esigenze cautelari: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare per traffico di droga. La Corte ha stabilito che i motivi relativi al tempo trascorso non potevano essere sollevati per la prima volta in Cassazione. Ha inoltre confermato la valutazione sulle esigenze cautelari basata sulla gravità dei fatti e la pericolosità del soggetto.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta uno dei punti più delicati del procedimento penale, bilanciando la libertà individuale con la necessità di proteggere la collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10469 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione in materia, sottolineando un principio processuale fondamentale: i motivi di ricorso devono essere proposti gradualmente nei diversi gradi di giudizio. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: La Custodia Cautelare per Traffico di Droga

Il caso ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di un individuo, indagato per gravi reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, tra cui l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio (art. 74 d.P.R. 309/1990). L’indagato, tramite il suo difensore, aveva presentato istanza di riesame al Tribunale della Libertà, che però aveva confermato la misura detentiva. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Esigenze Cautelari

Il ricorrente basava la sua impugnazione su tre argomenti principali:
1. Vizio di motivazione sulle esigenze cautelari: La difesa sosteneva che fosse trascorso un tempo eccessivo (da luglio 2021 a ottobre 2023) tra la conclusione delle indagini e l’emissione dell’ordinanza di custodia, indebolendo la necessità della misura.
2. Omessa valutazione del tempo: Correlato al primo punto, si lamentava che il giudice non avesse adeguatamente considerato il decorso del tempo dalla commissione dei reati.
3. Violazione di legge: Si contestava la mancata verifica sull’attualità e concretezza delle esigenze cautelari, in presunta violazione dei principi stabiliti dalla Corte Costituzionale.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti, uno di natura processuale e uno di merito.

Il Principio dei Motivi Nuovi in Cassazione

Per quanto riguarda i primi due motivi, relativi al tempo trascorso, la Corte ha rilevato un vizio procedurale insuperabile: queste censure non erano state sollevate in precedenza davanti al Tribunale del riesame. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: non è possibile presentare per la prima volta in sede di legittimità motivi di ricorso che non siano stati oggetto del precedente grado di giudizio, a meno che non si tratti di questioni che il giudice può rilevare di sua iniziativa (rilevabili d’ufficio). Poiché la valutazione del tempo non rientra in questa categoria, i motivi sono stati dichiarati inammissibili.

La Presunzione Relativa delle Esigenze Cautelari

Sul terzo motivo, la Corte ha chiarito che, per reati di particolare gravità come l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, la legge prevede una doppia presunzione (relativa). Si presume cioè, fino a prova contraria, sia la sussistenza delle esigenze cautelari, sia l’adeguatezza della custodia in carcere. Spetta all’indagato fornire elementi specifici e concreti per vincere tale presunzione, dimostrando che le esigenze sono venute meno o che possono essere soddisfatte con una misura meno afflittiva. Nel caso di specie, il ricorso è stato giudicato generico, poiché non ha offerto alcun elemento concreto in tal senso.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto corretta la valutazione del Tribunale della Libertà, che aveva confermato l’attualità e la concretezza delle esigenze cautelari. Questa conclusione era basata sulla gravità dei fatti, inseriti in un contesto di criminalità mafiosa armata e radicata sul territorio. Inoltre, il Tribunale aveva considerato la capacità dell’organizzazione di sostituire immediatamente i sodali arrestati, a dimostrazione della sua piena operatività. Infine, sono stati decisivi i due precedenti arresti per spaccio subiti dall’indagato, che non lo avevano dissuaso dal continuare l’attività illecita, evidenziando una spiccata pericolosità sociale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza due importanti principi. In primo luogo, l’importanza di una strategia difensiva completa fin dal primo grado di impugnazione cautelare (il riesame), poiché le omissioni non potranno essere sanate in Cassazione. In secondo luogo, conferma la difficoltà di superare la presunzione di pericolosità per i reati associativi legati alla droga. Per ottenere una misura meno grave del carcere, non basta un’affermazione generica, ma è necessario fornire al giudice prove concrete e specifiche che dimostrino un reale affievolimento delle esigenze cautelari.

È possibile presentare nuovi motivi di ricorso per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione in materia di misure cautelari?
No, la sentenza chiarisce che, di regola, non è possibile prospettare in sede di legittimità motivi di censura non sollevati prima davanti al tribunale del riesame, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio dal giudice.

Come valuta il giudice le esigenze cautelari per reati gravi come il traffico di droga associativo (art. 74 d.P.R. 309/1990)?
Per questi reati esiste una presunzione legale (relativa) che le esigenze cautelari sussistano e che la custodia in carcere sia la misura adeguata. Spetta all’indagato fornire elementi specifici per dimostrare il contrario, cioè che le esigenze sono venute meno o possono essere soddisfatte con misure meno gravi.

Perché il tempo trascorso tra i fatti e la misura cautelare non è stato considerato decisivo in questo caso?
Innanzitutto, perché la questione non era stata sollevata davanti al Tribunale del riesame, rendendola inammissibile in Cassazione. Inoltre, il giudice ha comunque ritenuto attuali le esigenze cautelari basandosi sulla gravità dei fatti, il contesto di criminalità organizzata e i precedenti specifici dell’indagato, che dimostravano una persistente pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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