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Esigenze cautelari: fuga e pericolosità sociale

La Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di traffico di stupefacenti, ritenendo ancora valide le esigenze cautelari. La decisione si fonda sul persistente pericolo di fuga e di recidiva, aggravato dal fatto che l’indagato si era reso irreperibile all’estero, impedendo l’esecuzione della misura. Il tempo trascorso non è stato considerato un fattore attenuante in assenza di detenzione effettiva.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: La Fuga all’Estero Non Annulla il Pericolo

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta un punto cruciale nel bilanciamento tra la presunzione di innocenza e la necessità di tutelare la collettività e il corretto svolgimento del processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la fuga all’estero e il tempo trascorso non sono sufficienti a far decadere la necessità di una misura come la custodia in carcere, specialmente se questa non è mai stata eseguita. Analizziamo il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso: Traffico di Stupefacenti e Irreperibilità

Il caso riguarda un individuo accusato di gravi reati legati al traffico di stupefacenti, tra cui numerosi episodi di cessione di cocaina, la detenzione di quantitativi significativi e un accordo per l’acquisto di oltre mezzo chilo di droga dal mercato olandese. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva disposto la custodia cautelare in carcere.

Tuttavia, l’ordinanza non era mai stata eseguita, poiché l’indagato si era reso irreperibile, dichiarando di trovarsi in Albania. L’indagato, tramite i suoi legali, ha presentato un’istanza per la revoca della misura, sostenendo che le esigenze cautelari fossero venute meno a causa del tempo trascorso e del suo rientro in patria, che avrebbe determinato una “stasi della sua pericolosità sociale”. Sia il Tribunale del riesame che, successivamente, la Corte di Cassazione hanno respinto questa tesi.

La Decisione della Cassazione e le Esigenze Cautelari

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la validità della misura cautelare. La decisione si basa su una solida valutazione degli elementi che ancora oggi giustificano la detenzione in carcere, nonostante il tempo passato e la distanza geografica.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato che la gravità dei fatti contestati, la non occasionalità della condotta e i legami dell’indagato con ambienti dediti professionalmente al narcotraffico costituiscono un quadro indiziario solido che fonda un concreto pericolo di recidiva.

Il punto centrale della motivazione, però, riguarda due aspetti specifici:

1. L’irrilevanza del tempo trascorso: Secondo i giudici, il tempo passato non ha alcun valore attenuante, poiché l’indagato non ha mai subito la detenzione. Non è possibile, quindi, valutare l’effetto “rieducativo” o deterrente della pena (la cosiddetta “esperienza afflittiva”), perché di fatto non c’è mai stata. La pericolosità sociale, pertanto, si presume immutata.

2. La conferma del pericolo di fuga: Il fatto che l’indagato si sia reso irreperibile e si trovi in Albania, dove gode di “stabili collegamenti” a differenza del territorio italiano, non fa che rafforzare il pericolo di fuga. La sua condotta dimostra una chiara volontà di sottrarsi alla giustizia italiana, rendendo la custodia cautelare l’unica misura idonea a garantirne la presenza nel processo.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine in materia di misure cautelari: le esigenze cautelari, come il pericolo di fuga e la pericolosità sociale, devono essere valutate in concreto. La semplice assenza dal territorio nazionale o il decorso del tempo non sono elementi di per sé sufficienti a farle venire meno, specialmente quando l’indagato si è sottratto volontariamente all’esecuzione della misura. Questo provvedimento conferma che la giustizia non si ferma ai confini nazionali e che i tentativi di eludere le proprie responsabilità processuali possono, paradossalmente, rafforzare le ragioni che giustificano le misure più severe.

La fuga all’estero può far venir meno le esigenze cautelari per un grave reato?
No, secondo la Corte la condotta di chi si rende irreperibile all’estero, impedendo l’esecuzione di una misura cautelare, non attenua ma anzi rafforza il pericolo di fuga, una delle principali esigenze cautelari.

Il semplice passare del tempo è sufficiente a revocare la custodia cautelare in carcere?
No, il decorso del tempo non è considerato un fattore rilevante se l’indagato non ha mai subito la detenzione. In assenza di un’esperienza detentiva, non è possibile presumere una diminuzione della pericolosità sociale basata solo sul tempo trascorso.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e può essere tenuto a versare una somma di denaro, stabilita in via equitativa, in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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