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Esigenze cautelari: concretezza e attualità del pericolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia in carcere per detenzione di stupefacenti. La Corte ha confermato la validità della misura, sottolineando che la valutazione delle esigenze cautelari si fonda su elementi concreti come la personalità dell’indagato, i precedenti specifici, la mancanza di una dimora stabile e lo status di irregolarità sul territorio, che rendono il pericolo di recidiva e di fuga sia concreto che attuale.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: La Cassazione sui Criteri di Concretezza e Attualità del Pericolo

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta uno dei punti più delicati del procedimento penale, poiché bilancia la presunzione di non colpevolezza con la necessità di tutelare la collettività e il corretto svolgimento del processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20213 del 2024, offre importanti chiarimenti su come i giudici debbano valutare la sussistenza di tali esigenze, in particolare distinguendo tra i concetti di “concretezza” e “attualità” del pericolo di recidiva e di fuga. Il caso analizzato riguarda una misura di custodia in carcere disposta per un reato legato agli stupefacenti.

Il Caso: Dalla Detenzione di Stupefacenti al Ricorso in Cassazione

I fatti traggono origine da un’ordinanza del Tribunale di Genova che, in funzione di giudice del riesame, applicava la misura della custodia in carcere a un soggetto indagato per detenzione a fini di spaccio di cocaina-crack. La sostanza era stata rinvenuta nell’abitazione che l’indagato condivideva con un connazionale, datosi alla fuga al momento della perquisizione.

Inizialmente, il giudice per le indagini preliminari aveva applicato una misura più lieve, il divieto di dimora nel comune di Genova. Tuttavia, su appello del pubblico ministero, il Tribunale del riesame ha inasprito la misura, valorizzando diversi elementi:

* La personalità dell’indagato: privo di permesso di soggiorno, irregolare sul territorio, con numerosi precedenti specifici e identificato con diversi alias.
* La mancanza di una dimora stabile: un fattore che impediva l’applicazione di misure meno afflittive come gli arresti domiciliari.
* Il pericolo di recidiva: desunto non solo dai precedenti, ma anche dalla quantità e qualità dello stupefacente sequestrato.
* Il pericolo di fuga: basato sulla mancanza di collegamenti stabili con il territorio italiano.

La difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una carenza di motivazione riguardo alla reale partecipazione dell’indagato al reato e una valutazione astratta e non aggiornata delle esigenze cautelari.

L’Analisi della Cassazione sulle Esigenze Cautelari

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. I giudici hanno ribadito che il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e l’assenza di vizi logici nella motivazione del provvedimento impugnato.

La distinzione tra concretezza e attualità del pericolo

Un punto centrale della sentenza riguarda la distinzione tra “concretezza” e “attualità” delle esigenze cautelari. La Corte chiarisce che si tratta di due concetti distinti:

* La concretezza attiene alla capacità a delinquere del soggetto, desumibile da elementi come le modalità del fatto, la sua personalità e i precedenti penali.
* L’attualità si riferisce alla presenza di occasioni prossime al reato. Tuttavia, il giudizio di attualità non richiede la previsione di una specifica e imminente occasione per delinquere, ma una valutazione prognostica sulla probabilità di una ricaduta nel crimine in un futuro prossimo.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente motivato sia sulla concretezza (gravità del fatto, contesto criminale, personalità dell’indagato) sia sull’attualità del pericolo di reiterazione del reato.

La valutazione del pericolo di fuga e l’adeguatezza della misura

Anche riguardo al pericolo di fuga, la Cassazione ha ritenuto logica la valutazione del giudice del riesame. Questo pericolo è stato desunto non in astratto, ma da elementi specifici: il curriculum giudiziario, la precarietà assoluta della presenza sul territorio nazionale e l’assenza di un domicilio stabile. Questi stessi elementi, secondo la Corte, giustificano l’inadeguatezza di qualsiasi misura meno afflittiva della custodia in carcere, poiché un presidio lasciato all’autocontrollo dell’indagato sarebbe stato insufficiente.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio che le censure del ricorrente miravano a una riconsiderazione dei fatti e a una diversa valutazione delle circostanze, attività preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale del riesame, secondo la Corte, aveva fornito una motivazione ampia, coerente e logicamente ineccepibile sulla sussistenza di rilevantissime esigenze cautelari. La decisione impugnata aveva correttamente analizzato tutti gli elementi a disposizione: la gravità del fatto (detenzione di cocaina e crack, strumenti per il confezionamento, denaro contante), i profili personali dell’indagato (precedenti, uso di alias, irregolarità amministrativa) e la totale assenza di legami stabili con il territorio. Di fronte a tale quadro, il ricorso è stato giudicato privo di fondamento, in quanto non si confrontava realmente con le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di misure cautelari. In primo luogo, il controllo della Cassazione è un controllo di legittimità e non di merito. In secondo luogo, la valutazione delle esigenze cautelari deve basarsi su un’analisi completa che tenga conto sia della gravità del reato contestato sia delle caratteristiche personali dell’indagato. Infine, la distinzione tra concretezza e attualità del pericolo aiuta a definire meglio i contorni del giudizio prognostico che il giudice è chiamato a compiere, confermando che l’attualità non significa imminenza, ma probabilità di ricaduta basata su elementi concreti. La decisione sottolinea come la mancanza di una stabile dimora e lo status di irregolarità sul territorio siano fattori decisivi nel giustificare la misura più grave della custodia in carcere, ritenendo altre misure inefficaci a contenere il pericolo di fuga e di recidiva.

Quando un ricorso per cassazione contro una misura cautelare è ammissibile?
Secondo la sentenza, il ricorso è ammissibile solo se denuncia la violazione di specifiche norme di legge o una manifesta illogicità della motivazione. Non è ammissibile quando propone censure che mirano a una ricostruzione dei fatti diversa da quella del giudice di merito.

Qual è la differenza tra ‘concretezza’ e ‘attualità’ delle esigenze cautelari?
La ‘concretezza’ è legata alla capacità a delinquere del reo, desumibile dalle modalità del fatto e dalla sua personalità. L”attualità’ si riferisce alla presenza di occasioni prossime per commettere il reato. Il pericolo di recidiva è considerato ‘attuale’ quando è possibile una prognosi di ricaduta nel delitto, anche se le occasioni non sono specificamente individuate o immediate.

Perché la mancanza di una dimora stabile è così rilevante per decidere la custodia in carcere?
La mancanza di una dimora stabile rende inapplicabili o inefficaci misure meno afflittive come gli arresti domiciliari. Inoltre, unita ad altri fattori come lo status di irregolarità sul territorio e l’assenza di legami, rafforza in modo significativo la valutazione del pericolo di fuga, giustificando la scelta della misura cautelare più grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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