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Esigenze cautelari: attualità del pericolo di reato

La Cassazione conferma la custodia in carcere per traffico di droga, respingendo il ricorso. La Corte ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari basate sull’attualità del pericolo di reiterazione del reato, valutando la personalità dell’indagato, i suoi legami con la criminalità organizzata e le modalità del fatto, nonostante il tempo trascorso.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: Quando il Pericolo di Reato è Attuale? La Cassazione Chiarisce

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta un punto cruciale nel bilanciamento tra la libertà personale dell’indagato e la tutela della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sul requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione del reato, confermando la custodia in carcere per un soggetto accusato di un grave delitto di traffico di stupefacenti. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Traffico di Stupefacenti e Custodia in Carcere

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo. L’accusa era di aver illecitamente trasportato e ceduto, in concorso con altri, un ingente quantitativo di cocaina, circa 500 grammi. L’operazione criminale prevedeva una prima cessione di 466 grammi, che, non essendo stata gradita dagli acquirenti per la scarsa qualità, era stata seguita dalla sostituzione con una nuova partita di 500 grammi della stessa sostanza.

Contro questa decisione, la difesa dell’indagato ha proposto ricorso per cassazione, contestando la sussistenza stessa delle esigenze cautelari.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi della Difesa

La difesa ha basato il proprio ricorso su tre argomenti principali:

1. Risalenza nel tempo dei fatti: Secondo il ricorrente, il tempo trascorso dai fatti contestati (riferibili al 2022) avrebbe dovuto indebolire, se non escludere del tutto, l’attualità del pericolo di commettere nuovi reati.
2. Mancanza di concretezza ed attualità del pericolo: Si sosteneva che il pericolo non potesse essere desunto unicamente dalla gravità del reato, ma dovesse fondarsi su elementi concreti e attuali, che nel caso di specie mancavano.
3. Violazione del principio di proporzionalità: La difesa ha evidenziato come, in un altro procedimento per un reato simile ma più grave (relativo a sette chilogrammi di droga), allo stesso soggetto era stata applicata la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari, creando una situazione paradossale.

L’Analisi delle Esigenze Cautelari secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione del Tribunale del riesame immune da vizi logici e giuridici. La Corte ha ribadito che il requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione, introdotto dalla legge n. 47/2015, non richiede la previsione di una specifica e imminente occasione per delinquere. Esso consiste, piuttosto, in una valutazione prognostica basata su elementi concreti.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente individuato tali elementi in:
* L’ingente quantitativo di sostanza stupefacente gestita.
* Le concrete modalità del fatto, indicative di un solido inserimento in una vasta rete criminale.
* La personalità dell’indagato, caratterizzata da precedenti penali e dal suo ruolo di fiducia all’interno di un noto clan mafioso, dal quale riceveva ordini anche mentre il capo era detenuto.

Questi fattori, nel loro complesso, delineano un quadro di pericolosità sociale concreta e attuale, che va oltre la mera gravità del singolo episodio criminoso e non viene meno per il solo trascorrere del tempo.

La Valutazione sull’Adeguatezza della Misura

Anche riguardo alla proporzionalità della misura, la Cassazione ha avallato la decisione del Tribunale. I giudici di merito avevano ritenuto che né le misure non custodiali né gli arresti domiciliari (pur con braccialetto elettronico) sarebbero stati sufficienti a neutralizzare il pericolo. L’indagato, infatti, avrebbe potuto continuare a delinquere anche dalla propria abitazione, sfruttando i suoi consolidati legami con la criminalità organizzata. La scelta della custodia in carcere è stata quindi giudicata come l’unica misura idonea a contenere efficacemente le esigenze cautelari emerse.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha concluso che il provvedimento impugnato ha ancorato il periculum libertatis a elementi specifici e concreti, fornendo una motivazione esauriente e logica. È stato sottolineato il principio secondo cui il provvedimento del giudice e quello del Tribunale del riesame si integrano a vicenda, formando un unico corpo motivazionale. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o lo spessore degli indizi, ma di verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della decisione impugnata. In questo caso, il Tribunale del riesame ha correttamente valutato il modus operandi, le condanne subite e i recenti coinvolgimenti criminali dell’indagato, escludendo una prognosi di astensione volontaria dal crimine e giustificando così la misura più restrittiva.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di misure cautelari: la valutazione del pericolo di reiterazione del reato deve essere “attuale” e “concreta”, ma ciò non significa che debba essere imminente. L’attualità del pericolo si basa su un giudizio prognostico che prende in esame la personalità complessiva dell’indagato, il contesto in cui opera, le modalità del reato e i suoi precedenti. Il semplice decorso del tempo non è, di per sé, sufficiente a far venir meno un quadro di pericolosità sociale radicata e persistente, specialmente in contesti di criminalità organizzata.

Il semplice passare del tempo è sufficiente a escludere l’attualità del pericolo di reiterazione del reato?
No. La sentenza chiarisce che il solo decorso del tempo non è sufficiente a escludere l’attualità del pericolo, se questo è fondato su elementi concreti come la personalità dell’indagato, il suo inserimento in contesti di criminalità organizzata e le modalità operative del reato.

Come viene valutata l’adeguatezza della custodia cautelare in carcere rispetto a misure meno afflittive?
La scelta della misura viene effettuata sulla base di un giudizio di idoneità a contenere il pericolo di reiterazione. Nel caso di specie, gli arresti domiciliari sono stati ritenuti inadeguati perché l’indagato, grazie ai suoi consolidati legami con la criminalità organizzata, avrebbe potuto continuare a commettere reati anche dalla propria abitazione.

Il pericolo di reiterazione del reato può essere desunto solo dalla gravità del reato commesso?
No. La Corte ribadisce che le esigenze cautelari non possono essere desunte esclusivamente dalla gravità del reato. È necessaria una valutazione complessiva che tenga conto di specifici elementi concreti, come le modalità del fatto, la personalità del soggetto e il contesto socio-ambientale di riferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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