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Esigenze cautelari: annullata misura per giovane donna

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di arresti domiciliari nei confronti di una giovane donna, incensurata e infraventunenne, accusata di detenzione illegale di armi. Sebbene la Corte abbia ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, ha censurato la decisione del Tribunale del Riesame sulle esigenze cautelari, giudicando la motivazione sul pericolo di recidiva generica, assertiva e non individualizzata. La Corte ha sottolineato la necessità di una valutazione concreta della personalità dell’indagata e del principio di proporzionalità, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze cautelari: annullata misura per giovane donna incensurata

L’applicazione di una misura cautelare rappresenta uno dei momenti più delicati del procedimento penale, in cui si scontrano la necessità di tutelare la collettività e il diritto fondamentale alla libertà personale dell’individuo, presunto innocente fino a condanna definitiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26248/2024) riafferma un principio cruciale: la valutazione delle esigenze cautelari non può basarsi su formule generiche o presunzioni, ma deve fondarsi su un’analisi concreta e individualizzata, specialmente quando si tratta di soggetti giovani e incensurati.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda una giovane donna, infraventunenne e senza precedenti penali, accusata di concorso in detenzione illegale di arma da fuoco e ricettazione. Durante una perquisizione a carico del padre, questi riusciva ad avvertire la moglie e la figlia di recarsi presso un casolare di campagna per prelevare e nascondere due borsoni. Le forze dell’ordine, già presenti sul posto, osservavano le due donne mentre recuperavano le borse e tentavano di occultarle. Fermate, si scopriva che uno dei borsoni conteneva un fucile con matricola abrasa e relativo munizionamento.
Sia il Giudice per le Indagini Preliminari che, in seguito, il Tribunale del Riesame, disponevano per la giovane la misura degli arresti domiciliari, ritenendo sussistenti sia i gravi indizi di colpevolezza sia un concreto pericolo di recidiva, desunto da presunti collegamenti con ambienti criminali.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Esigenze Cautelari

La difesa della ragazza ha presentato ricorso in Cassazione, contestando sia la sussistenza dei gravi indizi sia, soprattutto, la motivazione relativa alle esigenze cautelari. La Suprema Corte ha operato una netta distinzione tra i due aspetti:

1. Gravi indizi di colpevolezza: La Corte ha ritenuto infondato il ricorso su questo punto. La condotta della giovane (recarsi sul posto su indicazione del padre per occultare l’arma) e le sue stesse ammissioni in sede di interrogatorio sono state considerate elementi sufficienti a configurare un quadro di gravità indiziaria, adeguato per la fase cautelare.
2. Esigenze cautelari: Su questo punto, invece, la Corte ha accolto pienamente le doglianze della difesa. L’ordinanza del Tribunale del Riesame è stata annullata con rinvio, poiché la motivazione sul pericolo di recidiva è stata giudicata ‘carente e meramente assertiva’.

Le Motivazioni della Sentenza

La sentenza si sofferma in modo approfondito sui principi che devono guidare il giudice nella valutazione delle misure cautelari.

Gravi Indizi: Una Valutazione Confermata

Per la Cassazione, nella fase delle indagini preliminari, non è richiesta la prova certa della colpevolezza, ma una qualificata probabilità basata sugli elementi raccolti. Nel caso di specie, la dinamica dei fatti e la consapevolezza dimostrata dalla ragazza di dover nascondere un’arma su ordine del padre erano sufficienti a integrare i ‘gravi indizi di colpevolezza’ richiesti dall’articolo 273 del codice di procedura penale.

Esigenze Cautelari: La Necessità di un’Analisi Individualizzata e Concreta

Il cuore della decisione risiede nella critica alla valutazione del pericolo di reiterazione del reato. La Corte ha stabilito che la motivazione del Tribunale era viziata perché:

* Generica: Faceva riferimento a presunti collegamenti con la criminalità organizzata in modo astratto, senza fornire alcun supporto probatorio specifico relativo alla posizione della giovane indagata.
* Assertiva: Si limitava ad affermare l’esistenza di un pericolo senza spiegarne le ragioni concrete.
* Mancante di Proporzionalità: Non teneva in debita considerazione elementi soggettivi cruciali come la giovane età dell’indagata (infraventunenne all’epoca dei fatti) e la sua condizione di incensurata. Questi fattori avrebbero imposto una valutazione più rigorosa sulla reale adeguatezza e necessità della misura custodiale domiciliare, esplorando la possibilità di misure meno afflittive.
* Violazione del Principio di ‘Extrema Ratio’: Le misure custodiali, anche nella forma attenuata degli arresti domiciliari, devono rappresentare l’ultima risorsa (‘extrema ratio’), da applicare solo quando ogni altra misura sia palesemente inadeguata. Nel caso specifico, il Tribunale ha omesso di effettuare questa analisi individualizzata.

Le Conclusioni

La sentenza 26248/2024 della Corte di Cassazione è un importante monito per i giudici di merito. Ribadisce che la compressione della libertà personale prima di una condanna non può mai essere un automatismo derivante dalla gravità del reato contestato. Le esigenze cautelari devono essere accertate attraverso un giudizio prognostico ancorato a fatti specifici e concreti, che riguardino la personalità e la storia dell’indagato. L’età, l’assenza di precedenti e il contesto familiare e sociale sono parametri che non possono essere ignorati. La motivazione di un’ordinanza cautelare deve essere reale, non apparente, e deve dimostrare perché, nel caso specifico, solo una misura detentiva può scongiurare i pericoli per la collettività. In assenza di tale rigorosa analisi, il provvedimento è illegittimo e deve essere annullato.

È sufficiente agire su ordine di un genitore per escludere la propria responsabilità penale?
No. Secondo la sentenza, il fatto di aver agito su indicazione di un familiare non esclude i gravi indizi di colpevolezza, specialmente se l’indagato è consapevole della natura illecita dell’azione, come nel caso di occultamento di un’arma.

Un giudice può disporre una misura cautelare basandosi solo su un generico pericolo di recidiva?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il pericolo di reiterazione del reato, come tutte le esigenze cautelari, deve essere fondato su elementi specifici e concreti relativi alla personalità dell’indagato. Motivazioni generiche, assertive o basate su ‘clausole di stile’ non sono sufficienti a giustificare una misura restrittiva della libertà personale.

La giovane età e l’assenza di precedenti penali sono rilevanti nella scelta della misura cautelare?
Sì, sono elementi fondamentali. La Corte ha annullato l’ordinanza proprio perché il giudice di merito non aveva adeguatamente considerato la giovane età dell’indagata e il fatto che fosse incensurata. Questi fattori impongono un’analisi più rigorosa dei principi di adeguatezza e proporzionalità, per verificare se misure meno invasive possano essere sufficienti a soddisfare le esigenze cautelari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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