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Esigenze cautelari: annullata misura per fatti datati

Un socio di una cooperativa, indagato per frode in pubbliche forniture, si è visto annullare dalla Corte di Cassazione la misura cautelare del divieto di dimora. Pur riconoscendo la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, la Corte ha ritenuto assenti le attuali e concrete esigenze cautelari, dato il notevole tempo trascorso dai fatti (risalenti a oltre tre anni prima) e il mutamento delle circostanze, come il pensionamento di presunti complici. La decisione sottolinea l’importanza del requisito dell’attualità del pericolo per giustificare una restrizione della libertà personale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: Quando il Tempo Annulla una Misura Restrittiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul bilanciamento tra la necessità di prevenire i reati e la tutela della libertà personale. Il caso riguarda l’annullamento di una misura cautelare per l’assenza di esigenze cautelari attuali, nonostante la presenza di gravi indizi di colpevolezza. Questa decisione evidenzia come il trascorrere del tempo possa erodere la legittimità di provvedimenti restrittivi.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce da un’indagine per frode in pubbliche forniture. Un socio di una cooperativa, incaricata della sanificazione delle strade di un comune, era accusato di aver partecipato a un piano fraudolento. L’accusa sosteneva che la cooperativa utilizzasse macchinari modificati per erogare meno prodotto sanificante, composto prevalentemente da acqua e profumo, e lavorasse per un numero di ore inferiore a quelle pattuite, al fine di massimizzare i profitti.

Il GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) aveva inizialmente respinto la richiesta di misura cautelare del Pubblico Ministero, non ritenendo sufficientemente gravi gli indizi a carico dell’indagato. In seguito all’appello del PM, il Tribunale del riesame aveva ribaltato la decisione, imponendo all’indagato il divieto di dimora nel comune interessato.

Contro questa ordinanza, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la mancanza di attuali e concrete esigenze cautelari.

La Decisione della Cassazione: l’Importanza delle Esigenze Cautelari

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. Il punto cruciale della decisione non risiede nella valutazione degli indizi di colpevolezza, che la Corte ha ritenuto correttamente valutati come ‘gravi’ dal Tribunale del riesame. La Cassazione ha infatti confermato che la partecipazione consapevole dell’indagato alla predisposizione di un preventivo basato su presupposti fraudolenti costituiva un quadro indiziario solido.

Il fulcro della sentenza è, invece, la valutazione delle esigenze cautelari, ovvero il presupposto del pericolo concreto e attuale che l’indagato possa commettere altri reati. Su questo punto, la Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame del tutto carente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha evidenziato diversi fattori che rendevano la misura cautelare ingiustificata al momento della sua applicazione. In primo luogo, i fatti contestati risalivano al marzo 2021, ovvero oltre tre anni prima della decisione. Un lasso di tempo così lungo, in assenza di altri episodi illeciti, indebolisce la presunzione di un pericolo di recidiva.

In secondo luogo, le circostanze di fatto erano significativamente cambiate. Il padre dell’indagato, un ex funzionario comunale considerato figura chiave nel facilitare i rapporti tra la cooperativa e il Comune, era ormai in pensione. Questo, secondo la Corte, ha ‘depotenziato’ il ruolo dell’indagato, venendo a mancare il referente e l’informatore interno all’ente pubblico che avrebbe potuto agevolare nuove condotte illecite.

Di conseguenza, la misura del divieto di dimora, finalizzata a interrompere i rapporti con i presunti complici sul territorio, è stata giudicata ‘inutilmente afflittiva’. Il pericolo di reiterazione del reato non era più attuale né concreto, ma solo astratto e ipotetico.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: una misura restrittiva della libertà personale non può basarsi unicamente sulla gravità del fatto per cui si procede. È indispensabile che il giudice accerti, con una motivazione puntuale e aggiornata, la sussistenza di un pericolo attuale e concreto che giustifichi il sacrificio della libertà dell’individuo. Il semplice trascorrere del tempo, unito a un mutamento del contesto fattuale, può essere sufficiente a far venire meno le esigenze cautelari e, di conseguenza, a rendere illegittima l’applicazione di qualsiasi misura.

Perché la Cassazione ha annullato la misura cautelare pur confermando la gravità degli indizi?
La Corte ha annullato la misura perché mancava il requisito delle esigenze cautelari. Ha ritenuto che il pericolo di reiterazione del reato non fosse più attuale e concreto, a causa del notevole tempo trascorso dai fatti (marzo 2021) e del mutamento delle circostanze, come il pensionamento di figure chiave che avrebbero potuto agevolare nuove condotte illecite.

Cosa significa che le esigenze cautelari devono essere ‘attuali’?
Significa che il pericolo che la misura intende prevenire (ad esempio, il rischio che l’indagato commetta altri reati) deve esistere nel momento in cui la misura viene applicata, e non solo all’epoca del reato. La valutazione deve basarsi sulla situazione presente, considerando tutti i cambiamenti avvenuti nel tempo.

Una misura cautelare può essere considerata ‘inutilmente afflittiva’?
Sì. Secondo la Corte, quando una misura non è più in grado di raggiungere il suo scopo preventivo perché il pericolo è venuto meno, la sua applicazione diventa una sofferenza non necessaria per l’individuo e quindi ‘inutilmente afflittiva’. In questo caso, allontanare l’indagato dal territorio non avrebbe stroncato rapporti e cointeressenze che non erano più attuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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