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Esigenze cautelari: annullata custodia per contraddizione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Sebbene la Corte abbia ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, ha accolto il ricorso sul punto delle esigenze cautelari. La motivazione del provvedimento impugnato è stata giudicata intrinsecamente contraddittoria, poiché fondava il pericolo attuale di reiterazione del reato sulla partecipazione a un sodalizio criminale che la stessa ordinanza riconosceva come cessato da quasi tre anni. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione sul punto.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze Cautelari: La Cassazione Annulla la Custodia per Motivazione Contraddittoria

L’applicazione della custodia cautelare in carcere, la più grave delle misure restrittive della libertà personale prima di una condanna, deve poggiare su basi solide e coerenti. Le esigenze cautelari, ovvero le ragioni che giustificano tale misura, devono essere attuali e concretamente motivate. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12700/2024) offre un importante chiarimento su questo principio, annullando un’ordinanza proprio per una palese contraddizione nella valutazione del pericolo di reiterazione del reato.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, oltre che per due specifici episodi di acquisto di droga. Secondo l’accusa, l’indagato era il principale collaboratore del vertice di un’organizzazione criminale attiva nel 2020.

L’ordinanza veniva confermata dal Tribunale del riesame, spingendo la difesa a presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando vizi di motivazione su tre punti cruciali: l’effettiva esistenza dell’associazione, la sua eventuale qualificazione come ‘di lieve entità’ e, infine, la sussistenza delle esigenze cautelari.

I Motivi del Ricorso

La difesa sosteneva che i due episodi contestati fossero isolati e non inquadrabili in un patto associativo stabile. In subordine, chiedeva di riconoscere la lieve entità del fatto. Il punto focale del ricorso, tuttavia, era la critica alla valutazione della pericolosità dell’indagato. Si evidenziava una contraddizione di fondo: come poteva essere considerato attualmente pericoloso in virtù della sua appartenenza a un gruppo criminale, se la stessa ordinanza ammetteva che tale gruppo avesse cessato ogni attività nell’ottobre del 2020, quasi tre anni prima dell’applicazione della misura?

La Valutazione delle esigenze cautelari secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato i primi due motivi di ricorso. Ha ritenuto che gli elementi raccolti (intercettazioni, pianificazione di traffici internazionali, rapporti costanti tra i membri) fossero sufficienti a configurare, a livello di gravità indiziaria, l’esistenza di un’associazione stabile. Ha inoltre escluso la lieve entità, data l’entità degli affari discussi, che prevedevano investimenti per decine di migliaia di euro.

Il successo del ricorso si è invece fondato sul terzo motivo, quello relativo alla contraddittorietà della motivazione sulle esigenze cautelari.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rilevato un’evidente e insanabile contraddizione logica nel ragionamento del Tribunale del riesame. Il pericolo che l’indagato potesse commettere nuovi reati era stato dedotto esclusivamente dal suo inserimento in un contesto criminale organizzato. Tuttavia, la stessa ordinanza impugnata affermava che le attività di questo contesto si erano “protratti fino all’ottobre 2020”.

Questo passaggio è stato decisivo. I giudici hanno sottolineato come non si possa fondare un giudizio di pericolosità attuale su una situazione criminale risalente a quasi tre anni prima, che il giudice stesso ritiene non più esistente. Il notevole lasso di tempo trascorso, secondo la Corte, rappresenta un “elemento ulteriore” che può neutralizzare la presunzione di pericolosità prevista dalla legge per reati di questo tipo (art. 275, comma 3, c.p.p.).

In sostanza, il Tribunale avrebbe dovuto fornire una motivazione supplementare per spiegare perché, nonostante la cessazione del gruppo, l’indagato fosse ancora da ritenersi socialmente pericoloso. In assenza di tale spiegazione, la motivazione è risultata insufficiente e contraddittoria.

Le Conclusioni: L’Impatto della Sentenza

Per effetto di questa decisione, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso a un nuovo collegio per una rivalutazione, limitatamente al punto delle esigenze cautelari. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: la compressione della libertà personale deve essere sempre supportata da una motivazione attuale, concreta e priva di contraddizioni logiche. Non è sufficiente fare riferimento a un passato criminale, seppur grave, se non si dimostra con argomenti coerenti la sua attuale pericolosità.

Quando può essere annullata una misura di custodia cautelare in carcere?
Secondo questa sentenza, una misura di custodia cautelare può essere annullata quando la sua motivazione presenta un’evidente contraddizione logica. Nel caso specifico, il pericolo attuale di reiterazione del reato era basato sull’appartenenza a un gruppo criminale che la stessa ordinanza riconosceva come inattivo da quasi tre anni.

Il tempo trascorso dai fatti può influire sulla valutazione delle esigenze cautelari?
Sì. La Corte ha stabilito che un significativo periodo di tempo trascorso dalla cessazione dell’attività criminale (in questo caso, quasi tre anni) può rappresentare un elemento in grado di neutralizzare la presunzione legale di pericolosità, imponendo al giudice una motivazione più specifica e rafforzata per giustificare la misura cautelare.

Cosa significa “annullamento con rinvio” limitatamente a un punto specifico?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del giudice precedente solo per quanto riguarda un aspetto determinato (le esigenze cautelari), lasciando valide le altre parti della decisione (come la valutazione sulla gravità degli indizi). Il caso viene quindi rimandato a un giudice di merito affinché emetta una nuova decisione, corretta e motivata, esclusivamente su quel punto specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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