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Esercizio pubblico abusivo: la Cassazione è inflessibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del titolare di un esercizio pubblico abusivo, condannato per aver organizzato un evento con oltre 700 persone in violazione delle norme di sicurezza e sanitarie (anti-COVID). La Corte ha confermato che la violazione di prescrizioni a tutela dell’incolumità pubblica integra il reato più grave previsto dall’art. 681 c.p. e che la serietà della condotta esclude la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esercizio Pubblico Abusivo: La Cassazione Conferma la Linea Dura

L’organizzazione di eventi pubblici richiede un’attenzione scrupolosa alle normative di sicurezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le gravi conseguenze per chi gestisce un esercizio pubblico abusivo, specialmente quando vengono violate le prescrizioni a tutela della salute e dell’incolumità pubblica. Il caso analizzato riguarda il titolare di un locale condannato per aver organizzato una serata danzante per oltre settecento persone, ignorando le autorizzazioni necessarie e le misure di contenimento della pandemia.

I Fatti del Caso: Una Serata Danzante Oltre i Limiti

Il Tribunale di merito aveva dichiarato un soggetto colpevole della contravvenzione prevista dall’art. 681 del codice penale. L’imputato aveva tenuto aperto un esercizio pubblico organizzando abusivamente una serata danzante a cui avevano partecipato più di settecento persone. L’evento si era svolto senza osservare le prescrizioni dell’Autorità a tutela dell’incolumità pubblica, in particolare quelle emesse per il contenimento dell’epidemia da COVID-19, e in assenza delle autorizzazioni di pubblica sicurezza.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa su Tre Fronti

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata qualificazione giuridica del fatto: Secondo la difesa, la condotta doveva essere inquadrata nella fattispecie meno grave dell’art. 666 c.p. (spettacoli o trattenimenti pubblici senza licenza), che prevede una sanzione amministrativa, e non nel più grave reato di cui all’art. 681 c.p. (apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento).
2. Illogicità della motivazione: Il ricorrente contestava il modo in cui il giudice di merito aveva valutato le prove, ritenendolo illogico.
3. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: La difesa sosteneva che si sarebbero dovuti applicare i presupposti della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p., data la presunta lieve entità del danno.

La Decisione sull’Esercizio Pubblico Abusivo

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione conferma un orientamento rigoroso nei confronti di chi mette a rischio la sicurezza pubblica per profitto. Il ricorrente è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive con una motivazione chiara e netta.

In primo luogo, ha stabilito che la condotta rientra a pieno titolo nell’art. 681 c.p. e non nel più mite art. 666 c.p. La differenza fondamentale non risiede nella semplice mancanza di una licenza, ma nella violazione di specifiche prescrizioni dell’Autorità finalizzate a proteggere l’incolumità pubblica. Nel caso di specie, le norme anti-COVID rappresentavano proprio quelle prescrizioni di sicurezza la cui violazione rende la condotta penalmente rilevante e più grave.

In secondo luogo, riguardo alla presunta illogicità della motivazione, la Cassazione ha ribadito un principio cardine del suo ruolo: non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il controllo della Corte di legittimità si limita a verificare la coerenza e l’assenza di vizi logici manifesti nel ragionamento del giudice precedente, senza poter entrare nel merito della valutazione delle prove. Nel caso in esame, la motivazione del Tribunale è stata ritenuta logica e giuridicamente apprezzabile.

Le Conclusioni: Nessuna Tolleranza per chi Viola le Norme di Sicurezza

Infine, la Corte ha escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). I giudici hanno sottolineato che la gravità della condotta, la violazione delle norme di sicurezza e salute, e l’organizzazione di un evento così affollato in piena pandemia sono elementi che ostano all’applicazione di questo beneficio. La decisione del Tribunale di escluderlo è stata quindi considerata corretta e non sindacabile in sede di legittimità.

L’ordinanza rappresenta un monito importante per tutti gli operatori del settore dell’intrattenimento: la tutela della sicurezza e della salute pubblica è un bene primario che non ammette deroghe. La gestione di un esercizio pubblico abusivo in spregio a tali norme comporta conseguenze penali severe, senza possibilità di beneficiare di istituti premiali come la particolare tenuità del fatto.

Quando l’apertura di un locale è un reato e non un illecito amministrativo?
Secondo la Corte, si configura il reato più grave previsto dall’art. 681 c.p. quando, oltre alla mancanza di licenza, vengono violate specifiche prescrizioni dell’Autorità a tutela dell’incolumità pubblica. La semplice assenza di autorizzazione, senza violazione di norme di sicurezza, potrebbe invece rientrare nella fattispecie meno grave (art. 666 c.p.) sanzionata in via amministrativa.

È possibile invocare la “particolare tenuità del fatto” per un evento organizzato violando norme di sicurezza?
No. L’ordinanza chiarisce che la particolare gravità della condotta, come l’organizzazione di un evento con un grande numero di persone in violazione di norme sanitarie e di sicurezza, è incompatibile con la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o i fatti. Il suo compito è circoscritto al controllo della corretta applicazione della legge e alla verifica che la motivazione della sentenza impugnata non presenti vizi logici evidenti. Non è un terzo grado di giudizio nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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